Il Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi ospita dal 27 maggio al 29 giugno 2018 la mostra “Achille Funi e Ugo Guidi – Ricordi di un’amicizia”.

La mostrache gode del patrocinio dell’Archivio Achille Funi di Milano, sarà inaugurata Domenica 27 maggio alle ore 18 al MUG con introduzione di Vittorio Guidi.

L’esposizione sarà visitabile fino al 29 giugno su appuntamento al 348-3020538  o museougoguidi@gmail.com  .

Achille Virgilio Socrate Funi nacque a Ferrara nel 1890. Studiò disegno e decorazione dai 12 ai 15 anni. Nel 1906 fu a Milano dove seguì i corsi dell’Accademia di Brera per pittura. Nel 1914 partecipò al movimento futurista con Boccioni, Carrà, Russolo e Sant’Elia. Fu tra i primi volontari del Battaglione Volontari Ciclisti poi tenente dei bersaglieri ciclisti combattendo sul Piave. Al ritorno dalla guerra si ritirò a studiare sul lago di Como. Fu tra i fondatori del Gruppo del Novecento e tra gli organizzatori delle Mostre Nazionali del Novecento.

Partecipò alle Esposizioni futuriste, alle Biennali di Venezia e Quadriennali di Roma e alle più importanti mostre italiane ed estere. Dal 1939 è stato titolare della Cattedra di Decorazione e Direttore dell’Accademia di Brera fino al 1960. Realizzò opere pubbliche e sue opere si trovano in Gallerie nazionali, a Parigi, Zurigo, Mosca, New York, Londra, Monaco di Baviera, Bruxelles, Amsterdam e numerose raccolte private. Morì il 26 luglio 1972.

 Estate a Forte dei Marmi

Fino dagli anni ’60 trascorse tutte le estati a Forte dei Marmi nella stessa villetta con giardino, effigiato in numerose tele, molte delle quali avevano la presenza di un bambino, mio fratello Fabrizio che con i capelli rossicci e gli occhi verdi-azzurri è stato ritratto da molti artisti che hanno frequentato il Forte, da Treccani a Vernizzi, a Cassinari.

Funi, con l’ inseparabile sorella Margherita e il cane Lilli divenne subito amico di Guidi con cui partecipò in numerose giurie d’arte in Toscana inoltre insieme fecero visita più volte a Umberto Vittorini a Barga, a Raffaele Carrieri a Camaiore e a numerosi altri amici artisti.

Mio padre aveva realizzato una scultura in terracotta, Dafne, appoggiata su un tronco d’albero e con la chioma ottenuta da una pianta grassa messa in un vaso inserito sulla testa che dava l’aspetto di capelli. Funi attratto dalla scultura che gli ricordava la mitologica dea greca dipinse “Daphne” nel giardino dell’attuale museo e mentre Funi dipingeva Guidi a sua volta ritraeva Funi intento all’opera. Mentre la scultura di Guidi è presente nel museo con una foto dell’epoca e i disegni che raffigurano il pittore, del dipinto di Funi è presente solo la foto riprodotta in un catalogo a me donato con dedica.

Ritorno dal Bagno Capri

Una gustosa vignetta di Guidi rappresenta Funi e famiglia di ritorno dal Bagno Capri, il bagno degli artisti, che con puntualità cronometrica prendeva l’aperitivo da Ernesto alle 12, vino bianco con uno spruzzo d’acqua, che poi era luogo di incontro e scambi di idee con tutti gli artisti e amici che si ritrovavano a formare una grande compagnia.

Funi frequentava quotidianamente l’atelier di mio padre e arrivato davanti al cancello, con voce stentorea, chiamava “Guidi…Guidi”, senza mai suonare il campanello posto all’ingresso. In quell’ingresso dipinse poi  mio padre nel suo piccolo giardino con la file delle sculture di più grande dimensione. Opera oggi in mostra.

Un grande ritratto di Ugo Guidi è pure presente, realizzato nei primi anni ‘60.

La sorella di Funi, Margherita, era una piccola signorina, tutta curata e agghindata, un bel soggetto da immortalare nella terracotta da Guidi, che realizzato il ritratto fu donato al fratello mentre nel Museo è rimasto il bronzo, in cui è espressa tutta la vivacità e arguzia del volto femminile.

In mostra anche un piccolo pastello del Bagno Capri, dove Funi aveva la prima tenda all’ingresso sulla spiaggia lato mare e dove incontrava tutti gli amici artisti che lo frequentavano. Infine alcune litografie di volti femminili, opere che Funi inviò alla famiglia Guidi come ricordo natalizio ripetuto negli anni.

Il tutto a testimonianza di un sodalizio umano ed artistico che ha contraddistinto la vita culturale di Forte dei Marmi del secondo Novecento.

 

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