Sviluppi nelle indagini sulla morte di Emanuele Scieri, il parà di leva siracusano trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, sede del centro di addestramento della Folgore, dopo tre giorni dalla scomparsa
A renderli noti, questa mattina durante una conferenza stampa in Procura a Pisa, il procuratore Alessandro Crini e gli investigatori della squadra mobile di Firenze e dei poliziotti della sezione di polizia giudiziaria di Pisa che hanno condotto le indagini.

A distanza di ben 19 anni, oggi, c’è un arresto per concorso in omicidio: si tratta di Alessandro Panella, caporale e capocamerata a cui era stato assegnato Scieri. Panella, che è anche cittadino americano, domani, 3 agosto, sarebbe tornato negli Stati Uniti con un biglietto di sola andata dopo aver saputo delle indagini che lo riguardavano. Di qui l’arresto, per evitare la fuga. L’ex commilitone è ristretto ai domiciliari. Altre due persone risultano indagate.

Scieri, 26 anni, una laurea in giurisprudenza e già praticante in uno studio legale, scomparve il 13 agosto 1999, lo stesso giorno del suo arrivo alla caserma Gamerra per il servizio militare di leva dopo aver svolto il Car a Firenze. Fu poi ritrovato morto tre giorni dopo, ai piedi di una torre dismessa per il prosciugamento dei paracadute.

Il nonnismo dietro alla tragedia. Ne sono certi gli inquirenti. Scieri sarebbe infatti stato costretto a salire sulla scala, dalla quale poi cadde.”L’indagine  ha consentito di perfezionare la conoscenza relativa al nonnismo. Questo dato emerge anche con modalità tali da ritenere che contro Scieri ci sia stata un’aggressione da parte dei ‘nonni’ anche mentre era a terra. Si tratta di ipotesi indiziarie che sono suffragate anche dalle consulenze tecniche allegate alle conclusioni della commissione parlamentare d’indagine”, ha spiegato il procuratore Crini. Scieri, una volta caduto, non fu soccorso.

Non fu un suicidio, quindi, come invece suggerì il comando della Folgore. Il parà siracusano Emanuele Scieri fu aggredito prima di salire sulla torretta della caserma Gamerra di Pisa, ai piedi della quale fu ritrovato cadavere il 16 agosto 1999. Così la relazione finale, a dicembre scorso, della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del militare che aveva concluso i lavori dopo 20 mesi. Da qui la Procura riaprì l’inchiesta. Alla Gamerra, si leggeva nell’atto, c’era “un’altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo” e ora “speriamo che il nostro lavoro posso restituire verità e giustizia alla memoria di Emanuele”. E’ stato fatto, aveva spiegato l’allora presidente della Commissione Sofia Amoddio (Pd), “un lavoro puntale ed approfondito – acquisite quasi seimila pagine di documenti e 45 audizioni – che ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso. Intrecciando quelli acquisiti nel 1999 dalla magistratura con nuovi elementi, la Commissione ha accertato che alla Gamerra avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”. “Gli elementi da noi riscontrati – aveva precisato Amoddio – consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri scalando la torretta, tesi che nel ’99 la catena di comando della Folgore suggerì alla magistratura. La consulenza cinematica di tecnici specializzati ha accertato che la presenza di una delle scarpe di Scieri ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro, sono del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostrano chiaramente che il giovane é stato aggredito prima di salire sulla scaletta”. La commissione ha fatto emergere “le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo ed ha rintracciato elementi di responsabilità depositandoli presso la Procura della Repubblica di Pisa”. La presidente parlò di “errori grossolani e responsabilità evidenti”, nonchè “numerose anomalie nell’effettuazione dei rilievi e dei sopralluoghi sulla scena del crimine: dalle audizioni degli stessi carabinieri che effettuarono i rilievi,  intervennero tre nuclei diversi dell’Arma dei Carabinieri e le operazioni di rilevamento presero avvio in assenza del Pm e senza la presenza dei Ris. Il cadavere di Scieri fu manipolato per estrarre dal marsupio il telefono cellulare del ragazzo e risalire al suo numero di telefono”.

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