Aveva trovato il numero di telefono su un annuncio pubblicato su un sito di incontri on-line. La foto del profilo ritraeva una bella e giovane escort. Per questo un uomo, alla fine dello scorso aprile, aveva contattato il sito e fissato un appuntamento presso un appartamento di La Spezia con la ragazza.

Giunto sul posto ed entrato nell’appartamento in cui avrebbe dovuto attenderlo la escort desiderata, l’uomo si era accorto però del fatto che quanto visto sul sito di incontri non era quello che in realtà aveva davanti agli occhi: per questo motivo aveva lasciato 50 euro a quella che apparentemente sembrava una ragazza ed era andato via.

Dopo pochi minuti il “mancato cliente” aveva ricevuto sul suo cellulare un messaggio da un numero sconosciuto con il quale gli veniva intimato di ricaricare con 200 euro una Postepay affinchè non venisse pubblicato sulle rete il video in cui lo si vedeva accedere all’appartamento della escort.

Forte del fatto che il video non ritraesse niente di particolarmente compromettente poiché non era stato consumato alcun tipo di rapporto, l’uomo si rifiutava di ottemperare al pagamento. Per lui però aveva inizio un vero e proprio incubo, fatto di telefonate e messaggi a qualsiasi ora e da più numeri telefonici, aventi sempre lo stesso comune denominatore: la richiesta di versare 200 euro su una Postepay per evitare la “gogna” mediatica.

Disperato per il fatto che, nonostante bloccasse i numeri dal quale provenivano le telefonate, vi fossero sempre nuovi numeri che lo contattavano per richiedere la somma di denaro, l’uomo ha deciso il fatto ai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Massa.

Le indagini svolte dai militari dell’Arma hanno consentito di risalire a due transessuali italiani, classe ’89 e ’93 non nuovi a questo tipo di comportamento (erano già stati denunciati per fatti analoghi a questi in altre città italiane nelle quali andavano a prostituirsi) che avevano messo in atto questa vera e propria estorsione. Il modus operandi era sempre lo stesso: il cliente veniva adescato e loro lo filmavano per poi chiedergli una somma di denaro in cambio del “silenzio”.

Raccolto un quadro probatorio sufficiente a carico dei due soggetti, i Carabinieri hanno richiesto alla Procura della Repubblica di Massa le idonee misure cautelari nei loro confronti; su richiesta del PM Dott. Marco MANSI, il Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, Dott. Alessandro TRINCI, ha emesso a loro carico un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.

Nel frattempo i Carabinieri, continuando ad osservare i due, hanno appurato che si erano spostati a Verona e quindi, con la collaborazione dei colleghi del capoluogo veneto, nei giorni scorsi li hanno intercettati in una via di quel centro e li hanno arrestati.

I due si trovano ora presso la loro residenza in provincia di Pescara, dove rimarranno a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa del processo.

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