Undici ragazzi, quattro educatori, una route (così si chiama il campo degli scout più grandi 16-19 anni) tante emozioni ma un unico scopo: scoprire i meccanismi mafiosi e fare qualcosa di concreto per contrastarla partecipando a E!State Liberi! Campi di impegno e formazione sui beni confiscati alla mafia organizzati da Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti.

Il 9 settembre il Clan (il gruppo dei ragazzi più grandi) “Xacobeo”, del gruppo scout AGESCI Capezzano 1, è atterrato sul suolo palermitano per rimanervi fino al 15 settembre. I ragazzi hanno alloggiato per una settimana nella base scout “Volpe Astuta”: una struttura costruita sul primo bene che fu confiscato da Giovanni Falcone alla mafia nel lontano 1980 e che poi, grazie alle “camicie azzurre”, con tanta fatica e sotto la costante minaccia della mafia è stato convertito in un luogo aperto a scout e non solo.

Durante questi giorni i rover e le scolte (così si chiamano gli scout tra i 16 e 19 anni) sotto il sole e la scarsa brezza di Palermo, si sono sporcati le mani in un lavoro che li ha messi a dura prova. Dopo tanti colpi di rastrello, accetta e piccone e mille goccioline di sudore, i ragazzi sono riusciti nel loro intento, cioè quello di rafforzare una parte della recinzione che separa la base scout da un altro terreno confiscato alla mafia ma ancora inutilizzato.

Nei pomeriggi il Clan è stato accompagnato da membri di “Libera Palermo” in diverse attività che avevano come filo conduttore e scopo la conoscenza e la lotta alla mafia. I rover/scolte hanno visitato beni che una volta appartenevano a famiglie mafiose e che ora sono stati impiegati per attività legali come il Fablab Palermo, incontrato la comunità Emmaus (fondata dall’Abbè Pierre in Francia) che grazie al mercatino solidale dell’usato, realizzato grazie a quello che le persone donano gratuitamente, raccoglie migliaia di euro ogni mese che reimpiega per le necessità della comunità e per opere di solidarietà. Non è mancata la visita a Via D’Amelio né all’Albero di Falcone.

Una delle esperienze più emozionanti e coinvolgenti è stato l’incontro con Giovanni Busetta, il cui padre Pietro, imprenditore e vittima innocente di mafia, è stato ucciso per la sola colpa di essere cognato del primo pentito di mafia, Tommaso Buscetta. Un evento che ha costretto Giovanni a vivere oltre dieci anni sotto scorta, a vedere allontanarsi amici e operai che avevano paura di stare vicino a lui, a vedersi negato il credito per l’impresa del padre. Dieci anni di dolore vissuti assieme alla moglie e ai figli con il coraggio di sapere di essere dalla parte della ragione. Una frase di Giovanni, che è diventata poi un murales nella base, è stata particolarmente significativa per i ragazzi: “chi deve scappare è chi non ha il coraggio guardarmi degli occhi”.

Ora può sorgere una domanda… Perché i ragazzi si sono spinti a tanto? Perché sentivano il bisogno di sapere cosa significhi oggi mafia, che cosa sia e che cosa sia stata in passato, in che cosa consista la lotta alla mafia, combattuta da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa e molti altri.

Con questo campo a Palermo, cuore della criminalità organizzata, i ragazzi hanno voluto concludere un cammino di scoperta del fenomeno mafioso e su come combatterla, cammino iniziato con la scoperta di ”Libera associazioni, nomi e numeri contro le mafie” grazie al presidio “Rossella Casini” di Viareggio.

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ultimo aggiornamento: 20-09-2018


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