Choc a Napoli, per i due casi di colera. La malattia, ricomparsa in Italia per la prima volta dopo 45 anni dall’ultima epidemia del 1973 in Campania e Puglia,  ha colpito una mamma e il suo bimbo di soli due anni,  residenti in provincia di Caserta, che erano appena rientrati da un viaggio nel Bangladesh. Attivati tutti i protocolli sanitari, ad occuparsene è il miglior infettologo d’Italia, il dottor Carlo Tascini, direttore del reparto di malattie infettive all’ospedale di Cotugno,  originario dell’Umbria e residente a Torre del Lago da oltre 20 anni.

Cosa è il colera?

Si tratta di una malattia infettiva causata da batteri della specie Vibrio Cholerae. I sintomi sono diarrea e vomito, e conseguente disidratazione, ma a volte è asintomatica.  E’ una gastroenterite febbrile. La trasmissione può avvenire tramite acqua o cibi contaminati dal batterio. E questo succede soprattutto in paesi poveri. L’incubazione è di 5 giorni.

Rischi per la comunità?

Nessun rischio di epidemia. Solo i due casi, dove abbiamo riscontrato sintomatologia da infezione da batterio del Vibrio Cholerae. Non c’è dubbio che la malattia sia stata contratta all’estero. Il contagio diretto avviene solo per trasmissione oro-fecale ed è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali.

Come sono stati trattati mamma e figlio?

Con terapia idrica e antibiotica

Consigli?

Quando si viaggia in certi paesi occorre porre la massima attenzione a cosa si beve e cosa si mangia. Anche al ghiaccio. Comunque esiste il vaccino contro il colera ed è consigliabile per viaggi con lunga permanenenza.

Come si trova a Napoli? Riesce a tornare a Torre del Lago?

Napoli è una città meravigliosa. A Torre del lago vivono mia moglie e le mie due figlie, la Versilia mi manca e ci torno spesso nel fine settimana.

Le sfide della infettivologia moderna

Riguardano i nuovi virus,  dovuti ai cambiamenti climatici, relativi a malattie che non erano più presenti in Italia, come ad esempio West Nile – la Febbre del Nilo – e il virus della Chikungunya. Oltre ai tanti batteri resistenti agli antibiotici, presenti anche nei reparti ospedalieri.

 

 

 

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