Sei cave che han visto estrazioni di marmo abusive superiori a mille metri cubi sono state temporaneamente chiuse nel territorio comunale di Carrara.

L’ha reso noto lo stesso Comune di Carrara, rispondendo (nota prot. n. 98344 del 28 dicembre 2018) all’istanza di accesso civico, informazione ambientale e adozione degli opportuni provvedimenti (12 novembre 2018) inoltrata dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus riguardo le attività che i Comuni devono porre in essere in riferimento alle estrazioni abusive di marmo superiori a 1.000 metri cubi rispetto a quanto autorizzato nei rispettivi siti estrattivi ai sensi dell’art. 58 bis della legge regionale Toscana n. 35/2015 e s.m.i., recentemente introdotto[1].

Si tratta delle seguenti cave:

* cava n. 21 – “Lorano II”, ordinanza di sospensione lavori n. 986/18 del 27 novembre 2018;

* cava n. 22 – “Lorano I”, ordinanza di sospensione lavori n. 883/18 del 9 novembre 2018;

* cava n. 64 – “La Madonna”, ordinanza di sospensione lavori n. 989/18 del 27 novembre 2018;

* cava n. 95 – “Canalgrande B”, ordinanza di sospensione lavori n. 985/18 del 27 novembre 2018;

* cava n. 150 – “Fossaficola A”, ordinanza di sospensione lavori n. 988/18 del 27 novembre 2018;

* cava n. 175 – “La Piana A”, ordinanza di sospensione lavori n. 987/18 del 27 novembre 2018.

Si tratta di cave dove è stata dichiarata e/o accertata “una difformità volumetrica superiore ai 1000 metri cubi rispetto al progetto di coltivazione autorizzato, ma comunque all’interno dell’area in disponibilità a destinazione estrattiva” e conseguentemente è stata ordinata “la cessazione immediata dell’attività nell’area oggetto della difformità e la presentazione di una perizia giurata attestante la ricorrenza del presupposto” della realizzazione dei lavori abusivi “sino alla data dell’entrata in vigore della legge regionale 2 ottobre, 2018, n. 54”, nonché sia stata ordinata la “presentazione e realizzazione di un progetto di messa in sicurezza e risistemazione ambientale dell’area che tenga conto degli impatti complessivi derivanti dalle lavorazioni difformi” e l’irrogazione delle sanzioni amministrative (art. 52, comma 4°, della legge regionale Toscana n. 35/2015 e s.m.i.).

La disposizione recentemente entrata in vigore prevede, di fatto, una possibilità di sanatoria condizionata per le estrazioni abusive di marmo mediante una perizia giurata e un “progetto di messa in sicurezza e risistemazione ambientale dell’area che tenga conto degli impatti complessivi derivanti dalle lavorazioni difformi”, ma, nei casi più gravi, sanzioni fino alla decadenza dalla concessione estrattiva oltre che agli aspetti penalmente rilevanti.

Certamente situazioni come queste possono creare allarme sociale per il sensibile numero di lavoratori coinvolti, ma non si può certamente tralasciare che si tratta di attività estrattive abusive, con tutte le intuitive conseguenze ambientali, di dissesto idrogeologico e, non ultime, della legalità violata.

Con l’istanza del novembre 2018, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha coinvolto i Ministeri dell’ambiente e per i beni e attività culturali, la Regione Toscana, la Soprintendenza per archeologia, belle arti e paesaggio di Lucca, il parco naturale regionale delle Alpi Apuane, i Carabinieri Forestale, i Comuni di Massa, Carrara, Minucciano, Careggine, Molazzana, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano, Pescaglia, Vagli Sotto, Stazzema, Seravezza e, per opportuna conoscenza, le Procure della Repubblica presso i Tribunali di Massa e di Lucca.

La Regione Toscana ha chiesto il nullaosta della magistratura per il rilascio delle informazioni ambientali richieste, in quanto interessano svariati procedimenti penali in corso.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ormai da anni conduce una vera e propria campagna permanente per il ripristino della legalità e la tutela dell’ambiente unico e irripetibile delle Alpi Apuane e c’è davvero bisogno del sostegno di tutti i cittadini sensibili.

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ultimo aggiornamento: 02-01-2019


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