L’allontanamento dello straniero dal Territorio Nazionale era stato disposto nel maggio del 2015 dal Tribunale di Sorveglianza di Torino, che visto il suo variegato “curriculum” criminale lo aveva dichiarato pericoloso per la pubblica sicurezza, al punto da ordinare la sua immediata espulsione dal territorio dello Stato.

Proprio nella zona di Massa-Carrara l’albanese aveva cominciato ad inanellare un reato dopo l’altro già dal 2005, andando incontro anche a varie condanne e periodi di detenzione che si sono susseguite nel tempo fino all’estate del 2015, quando era stato forzatamente rimpatriato con un volo per Tirana partito da Bologna. A quel punto, come stabilito dalla Legge sull’Immigrazione, non sarebbe dovuto rientrare in Italia prima di 5 anni. Evidentemente, il 41enne albanese quel divieto imposto dalla legge italiana lo conosceva bene, infatti per “aggirare” la norma e passare indenne i controlli alla frontiera si è procurato nel suo Paese un nuovo passaporto, utilizzando il cognome della moglie, una procedura possibile in Albania una volta nella vita.

E così, grazie all’esibizione di quel documento con il nuovo cognome, ha fatto reingresso in Italia, ripresentandosi nella zona di Massa-Carrara dove probabilmente poteva contare su una buona rete di conoscenze. A scombussolare i suoi piani, però, ci hanno pensato i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Carrara, che mercoledì pomeriggio, nel corso di un servizio di pattuglia, lo hanno riconosciuto dentro un bar del centro città, tranquillamente seduto ad un tavolino a chiacchierare con altre persone.

Quando lo hanno visto, i militari dell’Arma non hanno avuto dubbi perché il volto del 41enne lo ricordavano bene, visto che lo avevano arrestato anni addietro a conclusione di una grossa indagine all’epoca denominata “TOTAL ARNO”. Infatti, l’albanese prima di essere espulso si era costruito una reputazione criminale di tutto rispetto in tutta la provincia di Massa-Carrara, ponendosi fra i capi di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, che con l’uso della violenza e la disponibilità di armi avevano assunto il controllo del territorio, mettendo in atti plurimi tentativi di estorsione, violenze private e aggressioni. Per questa lunga serie di gravi reati era stato poi arrestato e condannato a otto anni di carcere, con applicazione della misura di sicurezza dell’assegnazione ad una casa di lavoro e poi dell’espulsione dall’Italia per pericolosità sociale.

Scattato il controllo nel bar, l’uomo ha esibito un passaporto “fresco di stampa” che riportava il nome e la data di nascita esatta, però il proprio cognome era stato sostituito con quello della moglie, di conseguenza lo hanno portati in Caserma per sottoporlo ai rilievi foto-dattiloscopici. Dal responso del Casellario Centrale d’identità di Roma è arrivata la conferma che le impronte del 41enne già risultavano in Banca Dati con l’altro nome associato ad una sfilza di reati e di condanne che alla fine avevano portato il Tribunale di Sorveglianza di Torino a dare atto della sua “pericolosità elevatissima e della sua personalità inquietante”, nonché a disporre l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione dal Territorio Nazionale.

L’uomo ha spiegato ai Carabinieri di essere perfettamente consapevole del divieto di tornare in Italia, però dopo il suo matrimonio in Albania aveva rinnovato il passaporto utilizzando il cognome della moglie e così facendo era tornato a Massa Carrara da perfetto sconosciuto per le Forze dell’Ordine, che infatti lo avevano controllato più volte e poi lo avevano sempre lasciato andare, visto che con il “nuovo” nome la sua fedina penale risultava immacolata.

A quel punto per lui sono scattate le manette per “reingresso illegale nel territorio dello Stato” ed è stato subito informato dell’esito dell’operazione il Pubblico Ministero Alessandra Conforti. Venerdì mattina, il Giudice Valentina Prudente, del Tribunale di Massa ha convalidato l’arresto e rinviato il processo ad Aprile. Nel frattempo, il 41enne dovrà presentarsi più volte al giorno dai Carabinieri per l’obbligo di firma.

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