Nel cuore naturale di Viareggio, nella suggestiva Villa Borbone, il Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord ha presentato il primo studio scientifico sull’influenza della vegetazione che si trova all’interno dei corsi d’acqua, suI deflusso e quindi sulla sicurezza idraulica. Lo studio, commissionato dal Consorzio è stato condotto dal l’Università di Firenze (Dipartimento di Scienze e Tecnologie agrarie) che in tre anni di sperimentazione sul territorio è riuscita per la prima volta nel mondo accademico, a quantificare scientificamente l’incidenza della vegetazione spontanea che cresce nei canali di bonifica, corsi d’acqua artificiali e minori caratterizzati da bassissime pendenze. 

Scopo della ricerca, fortemente voluta dal Presidente del Consorzio, Ismaele Ridolfi, è quello di trovare una soluzione pratica, sul campo, allo spinoso problema del taglio della vegetazione nei nostri canali, con tecniche che riescano a favorire allo stesso tempo il mantenimento degli habitat naturali e il rispetto delle specie animali che ci vivono all’interno.

“Una ricerca utilissima che denota una grande sensibilità del Consorzio – ha dichiarato il presidente nazionale  ANBI Francesco Vincenzi – che da anni è seriamente impegnato sul territorio con sperimentazioni e ricerche capaci di rispondere non solo le esigenze di sicurezza idraulica, ma anche la tutela ambientale. Primo in Europa con la realizzazione dell’area di fitodepurazione per migliorare la qualità delle acque del Lago di Massaciuccoli.”

Che la vegetazione rappresentasse un ostacolo allo scorrere delle acque era un fenomeno già noto i tecnici del Consorzio, che da anni avevano già iniziato una classificazione dei corsi d’acqua presenti sul territorio versiliese, distinguendoli in base alla valenza ambientale e alla pericolosità idraulica. Una distinzione fondamentale per scegliere dove, quanto e come tagliare la vegetazione con metodi naturalistici di taglio selettivo. Solo una sponda, a macchia di leopardo oppure  lasciando crescere le piante ai piedi degli argini. Oggi il team di universitari che ha condotto lo studio, è riuscito a determinare con esattezza questi parametri che saranno la base di partenza per nuove sperimentazioni sul territorio. La capacità dell’acqua di scorrere viene inevitabilmente compromessa dalla presenza della vegetazione non solo sulle sponde, ma anche negli alvei dei canali. Soprattutto la vegetazione tipica delle nostre zone, come la cannuccia, che oppone resistenza all’acqua anche quando tagliata. Ecco perchè diventa importante eseguire la manutenzione regolarmente durante l’anno, anche con la pulizia dei fondali. Ma se questa regola vale specialmente nei canali con piccola sezione, si è scoperto che sono possibili tecniche di taglio “gentile” nei corsi d’acqua maggiori, dove le piene riescono a superare la presenza controllata delle piante.   

“I canali di bonifica benchè artificiali, costituiscono un habitat per una grande varietà di comunità viventi, pesci, uccelli, insetti, microorganismi che fanno tutti parte di una collegata e delicatissima catena. L’intervento umano impatta inevitabilmente su questo delicato sistema e l’importante è ricordare che viene compiuto per ragioni di sicurezza idraulica, in un territorio moderno e urbanizzato che è profondamente diverso da quello agricolo di cento anni fa – spiega il Presidente Ridolfi – Il nostro impegno è quello di far convivere questi due mondi: l’idraulica e l’ambiente e grazie a questo studio oggi sappiamo che è possibile ed è quello che faremo: realizzeremo una sorta di carta di identità per ogni singolo corso d’acqua che gestiamo. Perchè solo con una conoscenza approfondita di ogni corso d’acqua, che potremo personalizzare i nostri lavori eseguendo interventi mirati.”

Un plauso alla ricerca e all’impegno del Consorzio è stato espresso anche da Massimo Lucchesi, Segretario dell’autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale e dal Sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro che ha aperto il convegno moderato dal giornalista Fabrizio Stelluto.

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