Un “bollettino plastiche in mare”, due volte alla settimana, con le indicazioni delle aree di potenziale maggior accumulo o anche di dispersione di questa forma di inquinamento diffuso. Lo dirama il Consorzio LaMMA nell’ambito del progetto internazionale “Plastic Busters” che prevede il monitoraggio del Marine Litter nell’area di mare compresa fra il canale di Corsica, le Isole di Capraia e Gorgona, e la costa toscana tra Livorno e Piombino.

Grazie ai dati osservati dalle piattaforme satellitari, dalle boe e da nuovi e potenti strumenti quali i radar HF che sono stati installati nell’ambito dei progetti SICOMAR e SICOMARplus capofilati dalla Regione Toscana, il Consorzio LaMMA costruisce un modello numerico capace di ricostruire la circolazione marina e quindi le zone di concentrazione delle plastiche tra il mar Ligure e il Tirreno del Nord, partecipando in questo modo al progetto internazionale Plastic Busters MPA del programma Med, capofilato dell’Università di Siena, progetto di riferimento principale per la modellistica della distribuzione delle plastiche in questa parte del Mediterraneo.

Con i risultati dei modelli del LaMMA, gli enti coinvolti nelle attività di monitoraggio, quali Università, ISPRA, IFREMER e altri enti internazionali di ricerca, stanno programmando e svolgendo attività di campionamento per identificare le reali dimensioni del problema. Un problema di cui la Regione Toscana è consapevole da tempo e che da tempo sta studiando tramite i propri organi tecnici, quali ARPAT e appunto il Consorzio LaMMA. In particolare ARPAT già realizza un monitoraggio dei rifiuti in mare per la Marine Strategy, sulla base di tre diverse tipologie di rifiuti: rifiuti spiaggiati, rifiuti sul fondo marino e microplastiche.

“Il problema della plastica nel nostro mare – ha detto l’assessore all’ambiente Federica Fratoni – può essere affrontato solo tramite politiche congiunte fra tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo, per cui è importante supportare tutte le iniziative di cooperazione interregionale volte alla definizione delle best practices per ridurre le pressioni sull’ambiente legate alla produzione dei rifiuti. Si tratta di azioni che vanno dagli interventi per la riduzione del packaging e il sostegno al packaging sostenibile, all’incoraggiamento della riciclabilità dei prodotti e all’applicazione dei concetti dell’economia circolare. Ma anche migliori pratiche per la gestione dei rifiuti a bordo e nei porti, l’adozione di pratiche di “fishing for litter” da parte dei pescatori, la promozione del riciclo/riuso delle reti da pesca e la promozione della responsabilità ambientale dell’educazione de i cittadini, a cominciare dalle scuole”.

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ultimo aggiornamento: 04-06-2019


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