Nuovo interrogatorio in carcere, a Sollicciano, per Gianluca Pantaleoni, il vice ispettore della Polstrada arrestato due settimane fa dalla Squadra Mobile di Pistoia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Luca Gaspari, su richiesta della Procura. Assistito dai suoi legali, avvocati Cristiano Baroni e Riccardo Carloni del Foro di Lucca, l’ex comdantante ad interim del distaccamento di Viareggio della Polizia Stradale ha reso dichiarazioni spontanee al pm pistoiese dottor Leonardo De Gaudio in merito alle accuse mosse dichiarandosi estraneo, come già sostenuto al precedente interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari, ma ammettendo alcune vicende.

Pantaleoni, 49 anni, che al momento dell’arresto era in servizio, distaccato dal comando di Lucca,  alla sottosezione della Polizia Stradale di Montecatini Terme, era stato ammanettato e portato in cella sulla base dei gravi indizi raccolti dagli investigatori della Squadra Mobile, ad esito di un’attività investigativa durata circa un anno, in ordine ai delitti di corruzione per asservimento della funzione, truffa aggravata, anche ai danni dello Stato, circonvenzione di incapace, traffico di influenze illecite, riciclaggio e autoriciclaggio. Un giro di soldi, in soli 3 anni, di circa 900mila euro, molti dei quali, secondo gli inquirenti, sarebbero stati utilizzati in ricariche per scommesse on line. Cifre da capogiro a fronte di uno stipendio di un ispettore di Polizia. E’ quanto emerge dal fascicolo di indagine a suo carico. Denaro – in bonifici e assegni – in cambio di favori, che, secondo l’accusa, sarebbero stati versati da imprenditori, tutti indagati, della Valdinievole e della lucchesia, alcuni legati alla malavita. Pantaleoni, si legge nelle carte, avrebbe fatto da “talpa”, fornendo ai suoi “amici” – alcuni legati alla criminalità organizzata – le targhe, il modello e il colore delle auto civetta della Questura di Pistoia, mettendo a rischio i colleghi, e fatto pressioni, in Questura a Lucca, per facilitare uno degli imprenditori finiti nell’inchiesta a ottenere il rinnovo del porto d’armi. Durante le indagini, durate circa un anno,  Pantaleoni è stato pedinato e intercettato, e ogni suo spostamento è stato monitorato grazie al gps che gli investigatori della Mobile di Pistoia gli avevano installato sull’auto. Tra le accuse mosse al poliziotto sindacalista ( segretario nazionale della Uil ) anche la truffa allo Stato, con finte malattie per cui era stato assente 60 giorni in tre mesi e la circonvezione di incapace ai danni di una donna ipovedente dalla quale, fingendosi innamorato, si sarebbe fatto dare circa 180mila euro

Trasferito dal carcere di Pistoia a quello di Firenze, per lui, la settimana scorsa, era stata respinta la richiesta dei domiciliari per pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Lunedi 23 dicembre gli avvocati Baroni e Carloni ripresentaranno domanda di attenuazione della misura cautelare, chiedendo di nuovo i domiciliari per il loro assistito.
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