Teschi d’autore: artisti internazionali e del Carnevale firmano le opere. Tutte le foto

Il teschio, motivo ricorrente nell’iconografia classica di molte culture, è sicuramente uno dei simboli più controversi nella storie esoterica dell’uomo. Se ad una prima osservazione potrebbe esprimere un valore negativo di morte, una visione pessimistica e fatalista, nella tradizione popolare degli abitanti di Tibet, Laddak ed India, così come per la gente del Sud America (anche se in un contesto più complesso: basti infatti pensare alla Festa dei Morti in Messico), ed ancora per le razze del nord, come quella Celtica, è considerato molto positivo, simboleggiando soprattutto la ciclicità della vita che si esaurisce: i suoi connotati, quindi, non solo negativi Per gli orientali è visto come la rappresentazione della conoscenza, della saggezza degli antenati desiderosi della guarigione del e per il proprio popolo. In Tibet, dov’è particolarmente amato, viene ritenuto emblema della caducità della vita, immagine di ciò che è stato e di ciò che è, dell’esistenza che in esso è stata contenuta e che rappresenta.

Ed è proprio il “Dia de los muertos” che ha fatto venire l’idea, che ha acceso la fantasia degli ideatori del progetto che, a modo loro, hanno voluto utilizzare il simbolo del teschio come palinsesto narrativo, come elemento sul quale manifestare pensieri, stati d’animo o semplici racconti decorativi in grado di trasformarlo in uno strumento evocativo e comunicativo. Una festa, quella messicana, unica al mondo, fortemente sentita ed alla quale partecipa in massa la cittadinanza che ironizza e si fa gioco della morte, ed i teschi hanno la funzione di fare da tramite tra i vivi ed i cari defunti, tra finito e infinito, tra terra e cielo, tra acqua e fuoco (ogni famiglia all’interno della propria casa prepara un altare che accoglie le immagini dei defunti da celebrare e che allude ai quattro elementi): il passaggio è parte necessaria, imprescindibile e ineludibile dell’esistenza umana e questo rito vuole onorare la continuità e la persistenza della vita.

IL PROGETTO

Il progetto nasce da una partnership tra la Fondazione Carnevale di Viareggio, il Comune di Viareggio e il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art ed ha l’obiettivo di creare un confronto-incontro tra il mondo della creatività funzionale dei carristi e quella dei pittori professionisti che hanno, in qualche modo, collaborato con il museo. Dieci artigiani-artisti e dieci artisti internazionali che si sono confrontati con l’archetipo del teschio: un volume a tuttotondo di 165x120x180 cm, assolutamente bianco, pronto ad accogliere le sollecitazioni di ciascun creativo. Il curatore, inoltre, ha voluto suggerire una possibile interpretazione-sollecitazione evidenziando le simbologie e i riferimenti esoterici più utilizzati nel corso della storia dell’arte occidentale: la vanità e lo scorrere del tempo.

La massima libertà espressiva lasciata a ogni artista selezionato ha prodotto una mostra – “The Skull Parade” – trasversale, originale, curiosa, imprevedibile e sorprendente che ha messo a confronto pensiero e azione, idea e narrazione, progetto e racconto, concetto e simbolo. Ne sono scaturiti teschi-scultura decorati, istoriati, simbolici, alchemici, esoterici, surreali, metafisici e ironici. Nell’ottica del confronto-incontro, particolarmente interessanti sono le interpretazioni creative dei due artisti orientali invitati all’evento.

Ogni lavoro rappresenta da una parte lo spirito rinnovato di un Carnevale che, nel rispetto dell’evoluzione antropologica mondiale, si mostra come “allegoria” di una maestria senza tempo che, tramandatasi da padre a figlio, da maestro ad apprendista, unisce tradizione e innovazione. Una festa popolare che impegna la Fondazione Carnevale anno per anno e che racconta la storia di un territorio, ma al tempo stesso lo perpetua e lo proietta nel futuro difendendone identità e storia. Dall’altra un museo di arte moderna e contemporanea che desidera dialogare con i pubblici generici, che cerca di entrare nella loro quotidianità e far parte del loro tempo libero, che vuole essere parte propulsiva di un progetto di marketing territoriale. Le persone saranno chiamate a muoversi per scoprire la magia di teschi colorati e narrativi. Il supporto della tecnologia permette di identificare, con il proprio smartphone, le informazioni e i significati dati da ogni autore e prendere parte a una proposta di “gamification” che stimolerà molte persone a interagire con il progetto. Durante l’evento saranno previsti eventi collaterali di approfondimento del tema.

IL SIMBOLO

Il teschio simboleggia la precarietà dell’esistenza, la vanità delle cose terrene e materiali, il tempo che passa e un monito a godersi la vita istante dopo istante in una concezione effimera e circolare del tempo. La percezione della realtà transitoria e molteplice induce nell’uomo dell’età barocca un interesse ossessivo per il tempo che regola e determina ogni processo di evoluzione. La sensibilità per la dimensione temporale si connette con il senso del precario e della morte (teschio), della fugacità e vanità delle cose terrene. Tutto si trasforma e trascorre veloce verso la morte che non può essere in alcun modo esorcizzata o sublimata. Questo spiega la predilezione per il macabro, la curiosità e la diffusione delle immagini anatomiche, la presenza del teschio e dello scheletro nell’iconografia del tempo.

Anche nell’immaginario collettivo del nostro paese, i teschi sono stati da sempre relazionati all’idea della morte e della caducità dell’esistenza, come espresso anche dal movimento artistico “Vanitas”, che si riferisce ad un genere visivo sviluppatosi nel 1600 e che tra i suoi elementi caratteristici aveva proprio il teschio a rappresentare la condizione effimera e mortale dell’essere umano. La percezione della realtà transitoria e molteplice induce nell’uomo dell’età barocca un interesse ossessivo per il tempo che regola e determina ogni processo di evoluzione.

Il rapporto tra il teschio e la vanità è portato alla sua massima espressione nel lavoro surrealista di Salvador Dalì In Voluptas Mors. Qui non è rappresentato un teschio qualunque: si tratta di un tableau vivant creato con i corpi di sette donne nude che posarono per l’artista catalano nel 1951 davanti alla fotocamera del fotografo Philippe Halsman.  I concetti di morte e sesso sono uniti, il simbolo della vanitas e del thanatos (morte) è fuso con l’eros in una sola immagine.

Più recentemente il teschio è entrato a pieno titolo tra gli elementi che caratterizzano l’arte contemporanea con For the love of God: un’opera d’arte dell’artista inglese Damien Hirst del 2007. Si tratta di un vero teschio umano al quale sono stati applicati ben oltre 8600 diamanti per un costo di 16 milioni di euro. L’opera, nonostante invitasse a riflettere sulla caducità del corpo, ha suscitato molto scalpore quando è stata presentata: la rappresentazione è provocante e ha dissacrato il tema della morte liberandola dall’alone di paura e dolore che porta con sé.

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THE SKULL PARADE- IL TEMPO DELLA VANITA’
Viareggio, dal 22 gennaio all’8 marzo 2020
A cura di Maurizio Vanni

Organizzazione e Coordinamento esecutivo
Fondazione Carnevale di Viareggio, Comune di Viareggio e Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Supporto tecnologico OMINA

Artisti-artigiani del Carnevale di Viareggio
Jacopo Allegrucci
Luca Bertozzi
Edoardo Ceragioli
Emilio Cinquini
Silvia Cirri
Marzia Etna
Vania Fornaciari e Roberto De Leo
Carlo Lombardi
Lorenzo Paoli
Marella Sampieri

Artisti
Christian Balzano
Roberto Baronti
Fabio Calvetti
Marcello Scarselli
Elio De Luca
Gustavo Maestre (Venezuela)
Kang Tae Hyun (Korea delSud)
Renato Missaglia
Wang Yutan (Cina)
Silvia Tuccimei

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