Coronavirus, chi è che risente di più dell’isolamento forzato, imposto dal decreto #iorestoacasa?
Lo abbiamo chiesto al professor Mario Di Fiorino, primario del reparto di Psichiatria dell’ospedale “Versilia”.
In questo periodo di lockdown c’è una miriade di adolescenti costretti a casa ma anche, e soprattutto, bimbi, sia piccolissimi che in età scolare, che non possono vedere nonni, zii, cuginetti e amici. Quali conseguenze potrebbero esserci sul piano emotivo e sociale?
“Quando i bambini si sono trovati esposti a condizioni estreme come le guerre, le epidemie, in genere hanno sempre dimostrato grandi capacità di adattamento. Le reazioni non sono uguali, dipendono dal temperamento e dalla personalità. Un evento può provocare reazioni abnormi. I l Disturbo Post Traumatico da Stress è stato descritto all’inizio in popolazioni (soldati o vittime civili ) durante episodi di guerra, ma anche di calamità naturali. Venendo alla attuale pandemia credo che siano i bambini in età scolare e soprattutto gli adolescenti a risentire del prolungarsi dell’isolamento. La chiusura delle scuole e l’impossibilità di stare con i pari ha rappresentato una cesura rilevante nella loro vita. L’adolescente si sente a volte capace di tutto, e può avere la tentazione di adottare comportamenti rischiosi, quindi è necessaria attenzione da parte dei genitori. Inoltre per i ragazzi è difficile accettare la convivenza forzata dei genitori, in una età in cui tendono a contrapporsi loro. E’ vero che possono chattare, usare Skype, ma viene meno lo sfogo dell’attività motoria, dello sport , con tutti poi i rischi della fascinazione della realtà virtuale in questa lunga vacanza che si trovano a vivere. Il neonato appare meno vulnerabile, sappiamo che intorno agli otto mesi compare l’angoscia per presenza di un estraneo. Il bambino piccolo risponde generalmente con il pianto, che a volte sembra inconsolabile , o anche con l’irrequietezza, quando si allontana la madre. Finché il bambino è piccolo, è sufficiente una figura materna, e non vi sono problemi rilevanti. Verso i 3-4 anni la quarantena diventa difficile da affrontare, perché i bambini hanno sviluppato delle abitudini, vogliono uscire, vedere gli altri bambini e non comprendono le limitazioni. Possono comparire difficoltà nel sonno, Negli adolescenti affiorano le reazioni, con ansia, paura intensa, sentimenti d’impotenza, rabbia, disperazione, ma anche negazione sottovalutazione del pericolo. Alcuni mostrano una eccessiva paura nei confronti della salute delle madri, dei padri e dei nonni. Nei bambini più che a livello delle emozioni si osservano manifestazioni di comportamento disorganizzato e agitato. L’insonnia si può presentare con sogni spiacevoli, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno regolarmente; in alcuni casi potrebbe anche ricomparire enuresi notturna. La famiglia dovrebbe filtrare le informazioni il susseguirsi delle notizie televisive sulla pandemia con il numero dei morti, le immagini delle bare. Possono alimentare reazioni di adattamento con emotività e condotte alterate”