29 giugno, la strage nelle parole del sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro:

Sono passati 11 anni dalla notte del 29 giugno 2009: una data che ha segnato per sempre la storia di Viareggio.

Un anniversario particolare questo, come particolari sono stati i mesi che l’hanno preceduto. Per la prima volta non c’è un corteo ad attraversare le nostre strade: e, devo dire, con grande responsabilità, si è scelto di attenersi scrupolosamente alle normative, preferendo non correre rischi, ed essere ancora una volta, una volta di più, emblema di sicurezza.

Sicurezza di cui ultimamente si è molto parlato: decreti e protocolli sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano.

Il coronavirus, presenza silenziosa, ha definito i confini delle nostre vite chiudendole per settimane in 200 metri dalla porta di casa.
Quella casa divenuta di colpo protagonista, tana e rifugio di esistenze tutte protese ad un futuro che abbiamo sperato privo di mascherine e distanziamento. Un futuro che ancora tarda ad arrivare, sospeso in quest’estate di mezzo, tra una primavera scandita dalle fasi del lockdown ed un ottobre incerto.

Ma Viareggio con l’estate ci sa fare. La sera si allunga, il respiro è più dolce.

A Viareggio, 11 anni fa, era una sera calda, come questa. Ci sarà stata un po’ di brezza, con il buio a rinfrescare. I rumori amplificati nella familiarità notturna delle finestre aperte, e le speranze di tante vite: i sogni, le confidenze, le carezze.

Ma 11 anni fa la casa, a Viareggio, non fu né tana né rifugio: 32 vite se ne sono andate lasciando un vuoto che non si colma con il tempo.

Improvvisamente l’Italia intera apprese che nessuno era al sicuro: che sulle rotaie viaggiavano merci pericolose, che in una manciata di minuti, senza sapere come, senza capire perché, un carico di gpl poteva incendiare una strada, cancellare esistenze.

11 anni dopo, la sicurezza del distanziamento post covid c’è, ma sulle rotaie ancora manca.

Ai familiari delle vittime, alle associazioni che si sono formate, va il merito di aver aperto un varco, di avere squarciato il muro di silenzio che avvolge le tante stragi impunite nella storia italiana.
A Viareggio questo non è accaduto: due gradi di giudizio hanno individuato nomi e precise responsabilità.

Eppure ancora non sappiamo quanti e quali carichi pericolosi attraversino la città, cosa trasportino con esattezza e, di conseguenza, come intervenire in caso di incidente.

Da stamani il fischio dei treni accompagna le nostre azioni. Il primo all’alba, l’ultimo poco prima di mezzanotte. 24 ore scandite dalla presenza tangibile, sensoriale, del ricordo.

Passeranno le stagioni, passerà anche questa strana estate post covid, ma il dolore purtroppo non è una cosa che passa. Viareggio sarà sempre la città di un disastro ferroviario come mai erano accaduti in Italia: siamo tutti insieme, vittime e sopravvissuti.

Ma siamo anche la città che non si è arresa, che ha lottato per la giustizia e dalla quale è partita con forza la richiesta di un cambiamento. Niente corteo quest’anno, ma dopo 11 anni, c’è ancora una città presente, attenta, che respira tutta insieme, distanziata e unita.

Oggi più che mai. Viareggio, non dimentica.

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