Rinviato a giudizio. Il processo per Gianluca Pantaleoni, l’ispettore della Polstrada arrestato a dicembre scorso dalla Squadra Mobile di Pistoia, inizierà il prossimo 17 novembre. Lo ha deciso, ieri, all’udienza preliminare, il gup del Tribunale pistoiese dottoressa Patrizia Martucci. Alla precedente udienza del giugno la difesa, affidata agli avvocati Antonio Olmi e Massimiliano Palena del Foro di Firenze, aveva sollevato l’ eccezione di incompetenza territoriale e chiesto che il processo al poliziotto, aggregato alla sezione di Montecatini Terme ma in forza al comando provinciale di Lucca, ed ex comandante ad interim del distaccamento di Viareggio, venisse celebrato a Lucca. Ma la richiesta del pool difensivo, basata sul fatto che il reato di riciclaggio ( il più grave tra quelli contestati a Pantaleoni) si sia consumata a Lucca, almeno il primo episodio, luogo dove Pantaleoni aveva – e ha tuttora – sia la residenza che il domicilio, è stata rigettata, dopo la replica del pm titolare del fascicolo di indagine, dottor Leonardo De Gaudio. “Il Gup pistoiese – spiega alla nostra redazione l’avvocato Antonio Olmi – ha emesso un decreto giustificando il rigetto della eccezione di incompetenza territoriale che facciamo davvero fatica a comprendere sotto un profilo strettamente giuridico”. “Ci riserviamo – aggiunge il legale fiorentino – di avanzare la questione nel momento processuale opportuno”. Gianluca Pantaleoni, intanto, resta ai domiciliari con tanto di braccialetto elettronico, per ora fino alla data dell’inizio del processo: la misura cautelare, applicata, dal 5 dicembre dello scorso anno, quando finì in carcere, prima a Pistoia e poi a Sollicciano, è infatti stata rinnovata: “Attendiamo che il tribunale del Riesame si pronunci in merito – fa sapere la difesa. Il conto corrente, dove dovrebbero essere versati gli stipendi, resta ancora “congelato” e sotto sequestro. Il rinvio a giudizio dell’ispettore della Polizia Stradale, e segretario nazionale del sindacato Uil Polizia, rigurada una serie di reati: circonvenzione di incapace, riciclaggio, truffa e certificazioni false, corruzione per asservimento della funzione, traffico di influenze illecite, riciclaggio e autoriciclaggio e peculato. Tra le accuse mosse a Pantaleoni c’è anche quella di aver “tradito” i sui colleghi, fornendo, in cambio di favori i numeri delle targhe, i modelli e il colore delle auto civetta della Questura di Pistoia. L’indagine, che conta oltre 3mila pagine tra intercettazioni telefoniche e ambientali, portata avanti dagli investigatori della Mobile diretta dal dottor Antonio Fusco, era iniziata a seguito di una segnalazione di anomali giri di denaro sui suoi conti correnti: circa 900.000 in tre anni. Il vizio del gioco, una ludopatia compulsiva – “la perizia, afferma l’avvocato Olmi, non è stata autorizzata” – sarebbe stata alla base della sua continua ricerca di denaro, avuto, secondo l’accusa, anche da malavitosi. Poi l’aver approfittato di una donna ipovedente, che si è costituita parte civile per il risarcimento dei danni, innamorata di Pantaleoni, che gli avrebbe dato 180mila euro. Convinto della sua innocenza, oltre che certo di poter dimostrare in aula la sua totale estraneità ai fatti contestati, Gianluca Pantaleoni, con i suoi legali Olmi e Palena, ha scelto il dibattimento, rinunciando a riti alternativi.


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ultimo aggiornamento: 17-07-2020


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