PIETRASANTA. Il gruppo consiliare del Pd di Pietrasanta interviene in merito alla volontà espressa dall’Amministrazione Comunale di consentire, in sede di riscrittura del Piano Strutturale e del Pano Operativo, la riattivazione della cava Ceragiola/Colloreta. Una questione sulla quale “ci siamo presi la briga di andare ad approfondire le precedenti valutazioni e pianificazioni a partire dal “Piano regionale delle attività estrattive, di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili” (PRAER) – scrivono i consiglieri Pd – Il PRAER, approvato dal Consiglio Regionale della Toscana nel 2007 (DCRT n. 27 del 27/02/2007), seppur non avendo avuto mai efficacia poiché la Provincia di Lucca non è stata mai in grado di approvare il proprio “Piano delle Attività Estrattive, di Recupero delle aree escavate e riutilizzo dei residui recuperabili” (PAERP), mantiene, infatti, una propria valenza per quanto riguarda le indicazioni che il Piano Regionale delle Attività Estrattive prescriveva. Ecco che possiamo così vedere che nel 2007 la cava di Ceragiola non era stata individuata né nella carta delle risorse, né in quella dei giacimenti e quindi, di fatto, era stata esclusa dalla Regione dalle risorse lapidee suscettibili di essere coltivate sia per materiali ornamentali sia per materiali di tipo industriale”.

Poi il Pd riprende le previsioni del piano strutturale del 2008, approvato dall’allora amministrazione Mallegni che definiva le aree in questione “quali invarianti strutturali costituenti il patrimonio collinare, da valorizzare“ stabilendo che ogni trasformazione dovesse essere “indirizzata a riportare l’uso del suolo dell’area interessata, ove possibile, allo stato precedente alla coltivazione di cava per il miglioramento dei caratteri dell’area anche mediante interventi che producano un assetto finale tale da consentire una corretta valorizzazione del sistema turistico-ambientale”.

“Allo stesso modo il Regolamento Urbanistico di Pietrasanta, approvato nel 2014 dall’Amministrazione Lombardi aveva classificato l’area tra quelle “estrattive storiche” -proseguono i consiglieri del Pd -, prevedendo per la Ceragiola esclusivamente la possibilità di realizzare, attraverso specifici piani di recupero, interventi per il superamento del degrado, la loro valorizzazione, il ripristino degli assetti preesistenti e la formazione di attrezzature sportive e per lo svago (parchi avventura, free climbing, mountain bike e downhill), con il recupero delle strutture e superfici preesistenti. La norma escludeva qualsiasi intervento comportante una modifica morfologica e geologica del fronte di cava. Venendo, finalmente, ai giorni nostri con il nuovo Piano Regionale Cave (PRC) approvato nel luglio 2020, il sito è stato reinserito nella carta delle risorse e in quella dei giacimenti come “giacimento potenziale”. Il PRC specifica, a questo proposito, che i giacimenti potenziali sono “porzioni di suolo o sottosuolo che, in relazione agli aspetti paesaggistici, naturalistico-ambientali, geologici, infrastrutturali, socio-economici, ai fini di una valutazione sulle effettive caratteristiche e potenzialità per essere individuate come giacimento, necessitano di un maggiore approfondimento da sviluppare al livello della pianificazione locale” e precisa che “qualora venga rilevata la presenza contestuale di due o più elementi con diversi gradi di criticità, il comune può individuare i giacimenti potenziali come giacimenti a condizione che non vengano alterati in maniera irreversibile o sostanziale i valori presenti che hanno concorso alla identificazione del grado di criticità stessa”.

“A questo proposito -aggiungono i consiglieri – è bene anche sapere che tra l’adozione e l’approvazione del PRC è stata presentata un’osservazione volta a far riconoscere l’area come un vero e proprio giacimento e non come “giacimento potenziale”. L’osservazione è stata rigettata dal Nucleo Unificato Regionale di Valutazione (NURV) che, tra l’altro, ha anche valutato la vicinanza della cava con parti del territorio con “usi del suolo in forte contrasto” e ciò con riferimento non solo all’abitato di Castello – molto vicino all’area estrattiva – ma anche al territorio di Seravezza ed in particolare agli abitati di Ceragiola, Corvaia, Seravezza e Ripa.
A fronte di tutta questa storia e dei problemi che la riattivazione di cava Ceragiola certamente potrebbe causare a decine e decine di famiglie, l’Amministrazione Giovannetti vorrebbe decidere un assurdo salto nel passato non solo riattivando le cave oramai dismesse da decenni, ma anche consentendo “l’attivazione delle strutture subordinate alla coltivazione (frantoio, laboratorio, segheria), dove lavorare parte della produzione”. In questo modo il nuovo Piano Strutturale e il nuovo Piano Operativo “prevedono e dimensionano una ripresa dell’attività estrattiva, includendo l’area di recupero in zona agricola e come zona di cava la parte adibita a estrazione in galleria”. Tutto ciò senza uno straccio di analisi che approfondisca le possibili (a noi evidenti) criticità, gli eventuali e indispensabili interventi di mitigazione degli impatti ambientali dell’attività, la valutazione del traffico pesante e delle infrastrutture interessate. Senza uno studio che possa giustificare e sostanziare l’illusoria aspettativa di condizionare l’avvio della nuova attività estrattiva al contestuale e progressivo ripristino ambientale dei fronti di cava non più oggetto di coltivazione”.

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cave partito democratico urbanistica

ultimo aggiornamento: 11-12-2020


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