Vietato l’accesso alla Pineta. Fu con questo divieto che Viareggio si dovette scontrare il 6 febbraio di 200 anni fa: Maria Luisa Infanta di Spagna e Duchessa di Lucca aveva infatti vietato l’ingresso in Pineta “con strumenti atti a danneggiare”, impedendo quindi la caccia che avrebbe spaventato i suoi cavalli, allevati nelle eleganti stalle sorrette da colonne in ghisa e arredate con mangiatoie in bianco marmo, tutt’oggi visitabili nel complesso della Villa Borbone.

“Il decreto Ducale n°18 del 6 febbraio 1821 – spiega il professor Pietro Paolo Angelini, referente della Fondazione Banca del Monte di Lucca per il progetto triennale dedicatoa Maria Luisa Di Borbone – affronta la gestione delle Macchie e della Pineta di Levante di Viareggio. Maria Luisa nomina una nuova commissione sopra le macchie di Viareggio, rivedendo la precedente designata con decreto n°120 il 22 maggio 1818. Questi territori, donati da Felice Baciocchi al Comune di Viareggio, erano stati acquisiti da Maria Luisa ‘con un atto ritenuto d’imperio’ e assegnati poi, per l’amministrazione, al Governatore della Città di Viareggio. In una parte di quell’ampio territorio, divenuto ora ducale, (Macchia, Pineta di Levante, Pascolo dei Frassinetti, e quant’altro posto in prossimità del medesimo alla distanza di braccia cento), era stata vietata la caccia in quanto destinato “all’uso della Reale Razza Favorita … considerato che l’uso delle armi da fuoco in un territorio destinato a contenere cavalle per razza può rendersi per le medesime dannoso per la fuga in cui si pongono alla esplosione delle armi sufferite”. I cavalli avrebbero potuto infatti spaventarsi per lo scoppio delle fucilate e fuggire”.

“Nello stesso decreto – prosegue Angelini – era stato inoltre proibito ai cittadini di raccogliere il concime prodotto dagli animali, che doveva restare per la riproduzione delle pasture. Il decreto prevedeva pene severe: ‘I contravventori … incorreranno nella penale di scudi 10 lucchesi, da commutarsi in un mese di carcere per coloro che fossero riconosciuti impotenti al pagamento’. Di fatto i viareggini perdevano l’accesso ad un ampio territorio ritenuto ancora di loro proprietà e in cui erano abituati a raccogliere anche il legname caduto a terra, attività ora proibita”.

Aldo Poli

1820-2020 – La città di Viareggio nel bicentenario della sua nascita. “Due anni prima, Maria Luisa aveva realizzato una delle azioni più benefiche e innovative per Viareggio (dal termine latino medievale o romano Via Regis – Vicus Regius che ci indica l’origine del borgo)che da paese di pescatori, grazie al suo governo, era divenuta città autonoma e centro marittimo. Con decreto n° 96 del 2 ottobre 1819 era infatti stata decisa la costruzione “di una nuova grandiosa Darsena … ed il prolungamento dei moli, lavori che non possono non recare un grande incremento nella Marina Mercantile…”: un vero porto indispensabile sia per accogliere le barche dei pescatori che per rendere sicuro il traffico delle merci.”

foto Aldo Poli

“Merita osservare – puntualizza Angelini – che nel corso del 1820, su un totale di 79 decreti ducali emanati, ben 14 riguardavano l’organizzazione della città autonoma di Viareggio. “Noi Maria Luisa di Borbone, … desiderando vivamente di procurare ai nostri amati sudditi con tutti i mezzi che sono a nostra disposizione i maggiori vantaggi che possono somministrare loro il commercio e l’industria, dopo aver elevato Viareggio al rango di Città, abbiamo creduto necessario di organizzare la sua Amministrazione nei modi che … sono più convenienti”. Con questa premessa inizia il decreto ducalen° 28 del 7 giugno 1820, esecutivo dal successivo 1 luglio, con cui Viareggio diviene una città autonoma, gestita da un Governatore della Città e da quattro anziani (Art. 4) nelle modalità che sono più convenienti al suo nuovo grado e alla sua località”.

“Ma il decreto più innovativo e moderno fra quelli emanati da Maria Luisa rimane il n° 23 del 30 maggio 1820 che, per procurare con ogni mezzo alla Nostra Città di Viareggio quei miglioramenti tanto d’industria e commercio, quanto di località,  accorda dei vantaggi a coloro che fabbricheranno nella città (Premessa), prevede che sarà  conceduto a chiunque si determini fabbricare nella nostra città di Viareggio  la necessaria porzione di terreno adatta alla grandezza del fabbricato ed inoltre una eguale quantità di terreno contiguo ad uso orto, il tutto gratuitamente, a carico dello Stato (Art.1)… I Proprietari dei Fabbricati…godranno per il periodo di anni venticinque della esenzione  delle imposizioni Fondiarie sopra i fabbricati medesimi ed Orti adiacenti (Art.2).Il fabbricato, come precisato nell’Art. 4, dovrà per lo meno essere a tre piani…e apparterrà allo stesso [regio] architetto destinare il luogo più adatto per la Fabbrica, avuto riguardo alla regolarità delle strade ed ornamento della Città…; l’atto di proprietà sarà registrato gratis (Art.5)Questo decreto favorirà la crescita urbanistica di Viareggio secondo un moderno Piano Regolatore elaborato proprio in quell’anno (nel 1819 Viareggio aveva solo 3411 abitanti)”.

“Viareggio città marittima, che sia stata ambizione o progetto oculato, fu certamente una buona scelta – conclude Angelini -, un progetto fortunato. I Viareggini l’accolsero con entusiasmo, collaborarono e Viareggio divenne la città del mare, la seconda nel Ducato dopo Lucca”.

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