C’erano i balneari, i tassisti, gli ambulanti e i ristoratori. Il loro obiettivo è quello di creare un unico organismo, per portare avanti le istanze delle piccole e medie imprese, contro il ‘nemico’ comune: la legge Bolkestein. Nasce a Viareggio un movimento nazionale per dire ‘no alla politica che favorisce le multinazionali’.
“Se a Roma non hanno le antenne per sentire e capire le nostre richieste, questa protesta sfocerà in barricate, altro che manifestazioni. Rappresentiamo oltre 1 milione e mezzo di lavoratori”, così Nando Cardarelli, coordinatore Comitati Balneari Italiani. “Per balneari e ambulanti il problema è la Bolkestein, per i tassisti Uber, per i ristoratori il delivery. Viviamo continue aggressioni da parte delle multinazionali. Il tentativo è quello di globalizzare, ma farlo vuol dire distruggere l’esistente e mandare fallite imprese e al lastrico famiglie. Per ora – ha aggiunto Cardarelli – siamo quattro categorie, ma abbiamo già richieste di altre adesioni, nel settore degli ormeggiatori, dei porti, delle officine, dei cantieri nautici”.
I timori per chi lavora in area demaniale sono molte. “Oggi – ha detto Cardarelli – chi ha un’attività balneare ha messo a garanzia della propria impresa tutto ciò che aveva: in primis la casa. Quando saranno avviate le aste, e le concessioni balneari passeranno in mano alle multinazionali, alle banche chi restituirà i mutui? A queste famiglie saranno tolte attività, lavoro e casa. Sono a rischio milioni di persone. Parliamo di 4 milioni e mezzo di partite iva, e di altre 500 mila persone che le categorie oggi presenti rappresentano”.
Infuriati anche i tassisti. “Chiediamo la ripresa dei lavori previsti dalla riforma del settore del 2019. La riforma c’è stata, i decreti attuativi no”, ha detto Claudio Giudici, presidente nazionale Uritaxi. “Siamo pronti, assieme alle altre categorie, a fare le barricate e a bloccare il Paese se non ci ascoltano. L’ingresso di capitale straniero in un settore altamente regolamentato come il nostro – ha aggiunto – produce disgregazione. Noi non possiamo alzare le tariffe, abbiamo turni precisi: a tutela dell’utente. Il capitale arriverà da grandi gruppi, che deprederanno tutto, senza regole”.
Per gli ambulanti era presente Vittorio Pasqua, vicepresidente nazionale del sindacato ambulanti Ana-Ugl: “Nel 2020 eravamo 200 mila, ora siamo 187 mila. Nell’ultimo anno hanno chiuso 10 mila ambulanti, parliamo quindi di 30 mila posti lavoro spariti. Il Governo si muove per imprese da 300 dipendenti e non si mobilita per un milione di posti di lavoro?”. C’è anche la questione contributi da mettere sul piatto. “Senza Pmi tra qualche anno non ci sarà più chi versa i contributi per le generazioni future: di questo la politica deve rendersi conto”, ha aggiunto Pasqua. “Le multinazionali – ha detto inoltre – come ha deciso l’Europa pagheranno una tassazione al 15%, noi del 65%. E abbiamo visto con quale facilità riescono a delocalizzarsi”. In crisi anche la ristorazione. “Tutti noi abbiamo preso i finanziamenti previsti per la prima ondata di covid della pandemia. Ora dovremmo cominciare a restituirli. E come li restituiamo se il consiglio di stato, con una sentenza assurda, ha deciso che le nostre attività vanno all’asta?”, ha spiegato Maurizio Pasquinoni, vicepresidente dei gestori dei ristoranti su aree demaniali ‘Rete imprese Rimini’. “La sentenza del Consiglio di Stato – ha aggiunto – va contro il nostro Parlamento e contro quanto affermato dall’Europa. Se la strada che il Governo vuole intraprendere è questa, siamo pronti alle barricate”.
La pensa allo stesso modo Andrea Piccinini, della Tni Italia, sindacato ristoratori e strutture ricettive: “Ci dicono di restare aperti – afferma – ma di fatto siamo chiusi: i nostri locali sono vuoti. Serve riattivare da subito la cassa integrazione per i nostri dipendenti. E prevedere indennizzi a fondo perduto. Il delivery food ha ci ha portato via grandi quote di clienti in pandemia : non li recupereremo più. Senza contare le enormi difficoltà a reperire risorse umane”.
La sentenza del Consiglio di Stato ha annullato qualsiasi prospettiva di avere una proroga per i prossimi 15 anni. Non vogliamo avvocati, non vogliamo sindacati. Per noi balneari è essenziale l’alleanza che si sta creando con tassisti, ambulanti e ristoratori, che prende sempre più piede. Se riusciamo a muoverci assieme, allora il Governo dovrà ascoltarci”. Così Emiliano Favilla, rappresentante del comitato balneari ‘salvataggio imprese e turismo italiano’. “L’obiettivo – ha aggiunto Favilla – è di arrivare ad un movimento nazionale e traversale e di uscire dalla logica delle aste prevista della legge Bolkestein. Tutto il resto non serve a nulla. Con le aste – spiega ancora Favilla – siamo sottoposti ai poteri forti, in primis alle multinazionali e agli albergatori. Rischiano di sparire aziende che hanno anche oltre 100 anni di storia. E verrebbe meno quel rapporto umano che noi riusciamo a garantire grazie alla gestione familiare, e che ci rende un esempio virtuoso nel mondo. Queste quattro associazioni, oggi presenti, si sono già incontrate a Firenze lo scorso 7 dicembre. E non sarà l’ultimo incontro: se il Governo, che è il nostro unico interlocutore, non ci ascolta, siamo pronti ad una manifestazione nazionale”.
All’incontro era presente anche Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia membro della commissione Attività produttive, Turismo e Commercio che ha giudicato positivamente l'”unione di intenti tra diverse categorie. Hanno ragione ad affrontare la questione in modo complessivo. Il problema concessioni e aste -ha detto – non è solo del settore balneare. E non ci sono solo ambulanti e tassisti, ma chi ha concessioni nei porti turistici, o concessioni bioelettriche: potrebbero andare all’asta”. Fdi annuncia una propria proposta nei primi giorni di riapertura dei lavori del Parlamento