Lucca, 5 novembre 2022 – Un impianto di pacemaker in una signora tra le più longeve d’Italia, un intervento eccezionale, effettuato con successo nella struttura di Cardiologia dell’ospedale “San Luca” di Lucca, diretta da Francesco Bovenzi, su una paziente di 104 anni ricoverata in pericolo di vita con blocco completo del battito del cuore.

L’intervento, senza alcuna complicanza, è stato eseguito dal responsabile del laboratorio di Cardiostimolazione Davide Giorgi:  “Negli ultimi venti anni – sottolinea il dottor Giorgi – abbiamo impiantato tre pacemaker in ultracentenari su circa 4mila trattamenti indispensabili nei processi degenerativi del sistema di conduzione dello stimolo elettrico. Operare su una paziente di quell’età non è solo un record personale, ma una condizione professionale straordinaria che pone interrogativi umani e scientifici in un contesto di frontiera, perché supera la medicina delle evidenze. È stato particolarmente emozionante affrontare qualcosa che faccio d’abitudine senza incertezze. Sembrava che lavorassi in una condizione inusuale, come avessi accanto una bambina fragile da aiutare. Momenti professionali singolari che ho superato anche grazie a lei, ascoltando i suoi fantastici racconti.

Una donna particolare, straordinaria, perché con gioia appena possibile raccontava piccole storie della sua lunga vita. Era come se volgesse d’improvviso lo sguardo indietro per far scorrere nella nostra mente le immagini più suggestive tra due secoli da evocare per noi. Toccanti i trascorsi da bambina nella città di New York, dove a quei tempi imperversava la mano nera del Bronx, così chiamavano alcuni delinquenti organizzati che cercavano di rapire bambini offrendo loro dalle auto bambole per attirare la curiosità, ma lei spavalda chiedeva aiuto anche da sola alla polizia, mentre il padre accorto ovunque la proteggeva. Era consapevole di aver attraversato due guerre mondiali, affrontato due drammatiche pandemie e vissuto tante altre bellissime storie”.

“La signora Olga  – evidenzia il direttore della Cardiologia Francesco Bovenzi – è una nonna che ha attraversato ben quattro generazioni, una ricchezza umana straordinaria, un esempio di vita e di sacrificio che merita tutto il nostro grande rispetto e la nostra ammirazione. Residente a Lucca, è stata dimessa dalla Cardiologia dopo tre giorni dall’intervento in ottime condizioni generali, sorridente, vivace, bella, carica di speranze e di ricordi bellissimi che ha raccontato quasi divertita e con uno spiccato senso dell’umorismo. Che mi fate? mi aveva chiesto poco dopo il ricovero quando ero andata a trovarla a letto in terapia intensiva cardiologica. Ho cercato subito di spiegare di stare tranquilla e di avere fiducia, perché presto avremmo risolto definitivamente il suo problema impiantando un pacemaker appunto definitivo prima di affidarla nuovamente  all’affetto delle sue figlie Marisa e Rita, dei nipoti Luciano, Simone e Jessica, dei pronipoti Rebecca e Giorgia e di tutti i suoi cari. Una promessa, quella di far ripartire il suo cuore con un battito regolare, che non potevamo disattendere. Tutto il personale della Cardiologia del San Luca, come sempre in modo encomiabile, ha risposto alle attese. Abbiamo cercato di esserle vicini prestando amorevoli cure e inesauribili attenzioni.

Il cuore è un organo fragile, in verità, solo perché nell’immaginario collettivo è sede di sentimenti ed emotività; ma dal punto di vista meccanico è una pompa, un muscolo resistente, duraturo e forte che, prima di arrendersi, si difende da leone come ci dimostra il cuore di Olga con le sue pareti, le valvole, le coronarie e i numerosi circuiti interni che dal primo battito nella città di New York, dove era nata nel lontano 24 ottobre 1918, ha già compiuto in 104 anni circa 400 milioni di battiti e pompato poco meno di 300 milioni di litri di sangue, sviluppando una smisurata energia e un gigantesco lavoro. Sono numeri che danno senso alla vita terrena, sostenuta da un organo che per potenza erogata supera ogni congegno meccanico.

La signora Olga ha attraversato due guerre mondiali. Nasceva il giorno dell’inizio della battaglia di Vittorio Veneto mentre il Piave mormorava e si consumava l’ultimo scontro armato tra l’Italia e l’impero austro-ungarico. Il 4 novembre 1918 aveva pochi giorni quando entrò in vigore l’armistizio di Villa Giusti che sancì la vittoria dell’Italia che pose fine alla prima guerra mondiale. Dopo aver parlato canticchia felice lo storico brano musicale della campana di San Giusto  l’ora suona non lontana che più schiava non sarà! Le ragazze di Trieste cantan tutte con ardore, o Italia, o Italia del mio cuore Tu ci vieni a liberar!  La madre le raccontava da bambina del suono delle sirene e delle campane a festa nella lontana New York che annunciavano agli italiani la fine della guerra. La mia testa è un’enciclopedia – dice –  se ci provo tutto mi ritorna in mente. Tornata a Lucca a solo 11 anni poco dopo la grande depressione della fine degli anni venti con il crollo di Wall Street e l’avvio della più grande crisi economica e finanziaria non è più tornata in America. Il padre aveva scelto di rimanere per sempre in Italia, una scelta non facile per un cinquantenne che aveva conosciuto il sacrificio e l’impegno a tutto campo. Ricorda che i tassi di interesse in quegli anni che le banche davano in Italia ai risparmiatori sfioravano il 10%, questo dava tranquillità alla famiglia. Poi avviata un’attività commerciale quando ormai era maggiorenne, ha gestito un negozio di generi alimentari in centro città, proprio sotto la torre Guinigi. Della seconda guerra mondiale ricorda di aver vissuto i bombardamenti della stazione di Lucca e il lancio spaventoso di una bomba dimostrativa proprio vicino al suo negozio.

Poi d’improvviso Olga diviene malinconica in volto quando parla del patriota Don Aldo Mei trivellato dalla barbarie nazista. Aveva visto poco prima all’alba del 5 agosto 1944, sotto gli spalti delle mura a porta Elisa, il suo corpo straziato dalla fucilazione della sera precedente. Era lì quella mattina che attraversava le mura con il Padre, tirando un carretto, poco prima dell’alba. Don Aldo che lei conosceva era stato appeso a testa in giù con il suo abito talare nero pietosamente scivolato sul corpo che ne copriva il volto. Nel ricordo di quell’orrendo sacrificio è commossa. Quella mattina accompagnava il Padre alla ricerca di una damigiana di olio d’oliva, un bene prezioso e introvabile per quei tempi. L’unico modo era muoversi in orari in cui si rischiava meno a farsi vedere in giro con alimenti. Quella scena, di quasi ottanta anni prima, è ancora vivida ai suoi occhi, segna ancora con dolore il profondo del suo cuore.

Da New York, sua città natale, ha attraversato ben quattro volte la rotta del sole navigando su e giù per l’oceano atlantico su piccoli piroscafi partiti da Genova. Viaggi a tratti paurosi che sembrava non finissero mai. Aveva due anni e la madre le raccontava che in un viaggio in mezzo all’oceano sembrava che il piroscafo si dovesse inabissare, inghiottito da onde alte oltre sette metri. Fu bravo il comandante che decise di spegnere i motori e aspettare la fine della tempesta che tra pianti, preghiere, vomito e mal di pancia finalmente arrivò, e così felici potettero riprendere la navigazione con la piccola Olga stretta tra le braccia dall’amata mamma. 

Una volta però ricorda con orgoglio che si ritrovò, sulla rotta New York-Genova, a bordo del mitico transatlantico Rex. Gli occhi questa volta le sorridono e le maestose parole fanno da cornice alla memoria descrittiva di un qualcosa di immensa bellezza. Una nave unica per grandiosità e somma eleganza. Era il 26 ottobre 1932, quando con la signora Olga a bordo, il Rex compì la sua prima traversata di ritorno dalla costa statunitense all’Europa in soli sei giorni e mezzo. Lei bambina dalla seconda classe saliva in prima per le scale mentre una nobile signora la aspettava per regalare doni e scatole bellissime di caramelle. Pochi anni prima, ancora in culla, la piccola eroina aveva anche vissuto la terribile pandemia di Spagnola che aveva colpito la madre, mentre ovunque nel mondo seminava paura, morte e dolore. Oggi, dopo oltre un secolo, ha affrontato anche la pandemia del Covid 19. Davvero incredibile”.

Alla sua festa dei 100 anni si sono congratulati con lei il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un telegramma, Papa Francesco con una targa, così come l’associazione Lucchesi nel mondo. 

Olga, tra una telefonata e un’altra, mentre con la semplicità dei ragazzi usa il cellulare, racconta di amare moltissimo l’opera. Ha assistito a spettacoli in giro per l’Europa nei teatri parigini, di Vienna, Praga e ha una delle più grandi collezioni di dischi del grande Caruso. Non lesina giudizi, Puccini musicale, armonico, dolce, Verdi più forte, ma li ama moltissimo entrambi.

A 100 anni ha tenuto una lezione alle scolaresche di Torre del Lago infondendo fiducia amore e passione alle future generazioni, curiose di conoscere la storia di una vita esemplare fondata e vissuta su valori e ideali universali di lavoro, di impegno, di rispetto per sé stessa e per gli altri, di pace e di amicizia tra popoli nella costante speranza delle difficoltà da superare. 

“La sua breve permanenza in reparto – conclude Bovenzi –  nel ricordo di un passato e di una esistenza per tanti dimenticata, occupa un posto privilegiato nei nostri cuori ed entra per sempre nella nostra storia umana e professionale non solo come testimonianza ammirevole di vita vissuta, ma anche come esempio edificante di valori, principi e ideali universali validi per tutti e in ogni tempo”.

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