L’amministrazione comunale, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo, continua a mantenere alta l’attenzione sul tema delle mafie e della criminalità organizzata, sostenendo iniziative volte a diffondere la cultura della legalità soprattutto fra le nuove generazioni.Domani giovedì 23 maggio alle 11.00 presso la pineta Falcone e Borsellino, in occasione della 32esima ricorrenza della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Digillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, è prevista la cerimonia ufficiale con la deposizione dei fiori presso il cippo intitolato a Falcone e Borsellino, alla presenza delle autorità civili, religiose e delle associazioni.Dopo avere ospitato l’anno scorso Piera Aiello, prima donna testimone di Giustizia, ancora oggi sotto scorta, per avere avuto il coraggio, a soli 18 anni, di denunciare l’appartenenza alla mafia della famiglia di suo marito, Nicola Atria, figlio del boss mafioso Vito, in occasione della ricorrenza della strage di Capaci, Forte dei Marmi ha invitato Luisa Impastato, nipote di Peppino, icona nella lotta alla cultura mafiosa.Luisa, presidente di Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, a 46 anni dall’assassinio di Peppino, parteciperà lunedì 27 maggio alle 21.00 ad una serata pubblica a Villa Bertelli e martedì mattina incontrerà gli studenti dell’Istituto Comprensivo con cui inaugurerà anche la panchina della legalità collocata nel giardino delle scuole Guidi. Figlia di Giovanni, fratello di Peppino, l’opera quotidiana di Luisa è finalizzata a dare costante riconoscibilità alla figura dello zio, a partire proprio da Cinisi, teatro dell’omicidio. Peppino Impastato, giornalista e attivista politico fu ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, nello stesso giorno in cui venne ritrovato il corpo dell’onorevole Aldo Moro in quella che viene ricordata come la notte buia dello Stato italiano. Peppino proveniva da una famiglia affiliata al crimine organizzato, lo stesso papà Luigi era un amico di Gaetano Badalamenti, il capomafia della zona. Ma ebbe il coraggio di ribellarsi schierandosi dalla parte degli oppressi, organizzò proteste e manifestazioni, e fondò il circolo Musica e Cultura per dare voce ai giovani di Cinisi.Nel 1977 fondò anche un’emittente radiofonica, Radio Aut, dove lo stesso Peppino conduceva una trasmissione in cui denunciava i traffici loschi di Cosa Nostra. Una vera rivoluzione per quegli anni che gli costò la vita. Per questo venne ammazzato a soli 30 anni in un casolare lungo la ferrovia a Marina di Cinisi.Per anni il suo è stato un omicidio depistato e dimenticato. Solo grazie al coraggio e alla tenacia di mamma Felicia, che testimoniò al processo schierandosi parte civile, del fratello Giovanni, degli amici e compagni di lotte, si è raggiunta una prima verità giudiziaria dopo 23 anni dalla sua morte.
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