“Il nuovo Piano Urbanistico dell’Arenile (PUA) si presenta come uno strumento per riorganizzare il patrimonio edilizio esistente lungo la fascia costiera. Ma, dietro questa veste tecnica, nasconde un’impostazione sbilanciata e rischiosa: manca del tutto una visione chiara del futuro degli stabilimenti balneari, della loro funzione turistica e sociale. Il cosiddetto “piano delle funzioni”, che dovrebbe indicare come gestirli e valorizzarli, semplicemente non c’è”. Così intervengono il Gruppo consiliare Pd Pietrasanta e il Partito Democratico dell’Unione Comunale in merito al nuovo Piano Urbanistico dell’Arenile (PUA) elaborato dall’amministrazione dalla Giunta Giovannetti.
“Tutti gli edifici esistenti, dagli stabilimenti alle attività commerciali – afferma il Partito Democratico – vengono considerati privi di valore storico o architettonico, con l’unica eccezione della Bussola e di un edificio del Nimbus. Il messaggio è chiaro: si possono demolire e ricostruire. Una scelta che cancella la storia e l’identità del nostro litorale. Il PUA permette aumenti significativi delle volumetrie: dal 5 al 10% in caso di ampliamento, fino al 20% con demolizione e ricostruzione. Di fatto, si spinge verso la sostituzione degli edifici esistenti, aprendo le porte a una trasformazione profonda e potenzialmente irreversibile. A parole si parla di tutela e sostenibilità, ma nella pratica si lasciano ampi margini per nuove costruzioni, con pochi vincoli e scarsi criteri ambientali. Il rischio? Una progressiva cementificazione dell’arenile, in aperto contrasto con quanto previsto dal PIT”, ovvero il Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana.
“Il piano consente anche la realizzazione di piscine e cantine, ma senza fornire indicazioni precise su materiali, strutture leggere o facilità di rimozione. Anzi, manca qualsiasi tutela della storicità degli stabilimenti, che rappresentano un pezzo importante della nostra cultura balneare. E ci si spinge a ipotizzare interventi, come le piscine, che appaiono poco realistici, vista la natura dell’arenile e la presenza sempre più a rischio di salinizzazione della falda d’acqua dolce. In questo contesto, è evidente il rischio che le trasformazioni favoriscano grandi investitori a scapito delle gestioni familiari e tradizionali. Senza vincoli chiari, gli stabilimenti potrebbero diventare villaggi turistici standardizzati, perdendo quel legame con il territorio che ha reso la Versilia unica nel suo genere”.
Il Partito Democratico “denuncia con forza questa impostazione. Non è con più cemento e meno regole che si protegge la nostra costa. È necessario un approccio che tuteli l’identità storica degli stabilimenti balneari, che garantisca la sostenibilità ambientale e che punti a uno sviluppo che valorizzi il turismo balneare senza stravolgerne la natura”.