Il progetto civico per le regionali alle prese con le difficoltà dei numeri dati dalla legge elettorale e gli ostacoli organizzativi. L’analisi di un’operazione politica complessa
Con l’obiettivo di rappresentare l’alternativa civica alle elezioni regionali toscane, un progetto politico ambizioso capace di offrire una proposta diversa rispetto alle logiche tradizionali dei partiti, “L’Altra Toscana”, promossa dal sindaco di Viareggio Giorgio del Ghingaro, si trova però a fare i conti con sfide organizzative significative e con le complessità di estendere il consenso locale su scala regionale oltre che con la realtà dei sondaggi.
Periodicamente sulla stampa viene rilanciato il tema della lista civica per le elezioni regionali rappresentata dall’attuale sindaco di Viareggio, anche se se ne sente parlare con minor frequenza man mano che la scadenza per la presentazione delle liste elettorali si avvicina. Le ragioni di questa progressiva riduzione del dibattito pubblico sono molteplici e vanno dalle questioni strutturali a quelle più pratiche e immediate.
I numeri che non tornano
Il sindaco di Viareggio ha tentato negli ultimi mesi di spingere una compagine puramente civica che gli consenta di continuare a “surfare l’onda” politica e che lo portasse addirittura alla presidenza della Regione. Un obiettivo che appare sempre più difficile, per non dire irrealistico.
Il progetto de “L’Altra Toscana” si trova oggi a confrontarsi con la sfida di raggiungere quel 5% (circa 100.000 voti) necessario per ottenere rappresentanza in consiglio regionale e non quello, come inizialmente prospettato da qualche entusiasta, di mandare il centrosinistra al ballottaggio.
Gli ultimi sondaggi mentre accreditano al presidente uscente i numeri per la riconferma, evidenziano la difficoltà da parte di questa compagine di trasferire il consenso locale su scala regionale, fenomeno comune a molte formazioni civiche che tentano il salto dimensionale.
Gli ultimi sondaggi infatti, la vedono lontanissima da quel 5% necessario per ottenere anche un solo seggio in consiglio regionale per cui le possibilità che questa lista abbia un posto sulla prossima scheda elettorale si assottigliano.
Quando il civismo incontra i suoi limiti
Ma perché il civismo puro non può funzionare in contesti più ampi e polarizzati come le elezioni regionali? Le ragioni sono molteplici e vanno analizzate sia dal punto di vista teorico che pratico.
La prima ragione è di carattere etimologico e politico. Il civismo puro ha una sua ragione d’essere quando è legato alla “civitas“, che indica la comunità dei cittadini e l’appartenenza alla città come spazio civico, giuridico e simbolico. Assume un significato profondo di responsabilità condivisa, partecipazione attiva e rispetto delle regole comuni in funzione del bene collettivo.
La civitas è il patto tra cittadini che riconoscono diritti e doveri reciproci all’interno di una comunità ristretta, caratterizzata da un senso d’appartenenza e di legami identitari con uno spazio vissuto, conosciuto, percepito come “proprio”. Il civismo fondato sulla civitas nasce da un legame diretto tra cittadino e comunità locale, dove le relazioni sono visibili, le conseguenze delle azioni sono tangibili e l’identità condivisa è forte.
Questo modello non può essere replicato se esteso a contesti più ampi, astratti o globalizzati perché fuori dalla comunità locale il senso di appartenenza si indebolisce. Per questo esistono i partiti, che hanno la funzione di mediare e sintetizzare istanze diverse su scala più ampia.
Nei contesti vasti, i cittadini diventano numeri. Il senso di responsabilità personale si disperde in una moltitudine indistinta, e la percezione di “influenza” del proprio comportamento sul benessere collettivo si riduce drasticamente.
La seconda questione che il progetto deve affrontare riguarda gli aspetti organizzativi. Costituire una formazione autonoma con liste di otto candidati in tutte le province toscane richiede tempo, coordinamento e risorse economiche considerevoli.
Eugenio Giani ne esce rafforzato
Per assurdo, il presidente Eugenio Giani, antagonista in molte partite politiche di Del Ghingaro, ne esce rafforzato da questo tentativo di creare un’alternativa alla sua riconferma.
La creazione della lista Giani ormai data per certa dagli addetti ai lavori, è stata per mesi oggetto di discussione all’interno del Centro sinistra, perchè poteva essere percepita da qualcuno come potenzialmente concorrenziale, ma il timore che parte dell’elettorato potesse essere intercettato da un’operazione terza e sulla carta antagonista, è stato un elemento in più per convincere le direzioni regionali dei partiti a benedire non solo la ricandidatura del presidente uscente, ma anche la creazione di una lista a suo nome che potesse evitare qualsiasi dispersione di voti.