Le imprese del marmo tornano a lavoro dopo due giorni di blocco

PIETRASANTA. Si è conclusa la prima protesta degli industriali del marmo. Dopo due giorni di blocco, di riunioni e di manifestazioni riprendono le attività nel comprensorio Apuo-Versiliese.

L’Italia e il mondo hanno visto migliaia di lavoratori solidali con gli imprenditori. Gli uni e gli altri uniti nella preoccupazione per il futuro e nella difesa del lavoro.

“L’80% di tutta l’occupazione del comparto marmifero si è astenuta dalle attività per inviare un messaggio univoco alla Regione Toscana e all’Assessore Marson”, è il pensiero di Coordinamento delle Imprese Lapidee Apuo-Versiliesi, Consorzio Cosmave, CAM, Assindustria Lucca, Assindustria Massa Carrara, Consorzio Marmi della Garfagnana, Legacoop Massa Carrara

In questi ultimi sei mesi il principale insulto subito dal territorio è stato quello di negare l’esistenza dei “cavatori”, come sprezzantemente chiamati dall’Assessore all’Urbanistica. Ma i cavatori ci sono, sono migliaia, fieri e orgogliosi di esserlo. E così, fieri e orgogliosi, hanno partecipato alle manifestazioni per dare fiducia alle imprese che rappresentano il loro solido quotidiano, l’assicurazione e la certezza di benessere e futuro per sé e per le loro famiglie, nel rispetto della memoria e dei sacrifici dei padri.

E’ a tutt’oggi incomprensibile come un Piano Paesaggistico nato male e concepito peggio sia diventato la bandiera dell’attuale amministrazione regionale. L’Assessore all’Urbanistica, Anna Marson, che è dichiaratamente schierata sul fronte di specifiche e faziose ideologie ambientaliste, non ha mai ritenuto di doversi confrontare con coloro che intendeva paralizzare ed è giunta a giudicare “fuori luogo” la protesta degli imprenditori e mai quelle degli ambientalisti, riconosciute, invece, come fuori luogo e spropositate, sia nei toni sia nei modi, da numerosi esponenti politici.

Dal Rapporto Economia della Camera di Commercio di Massa Carrara 2014 è emerso chiaramente “che i marmi sono commercializzati sempre meno allo stato grezzo e sale costantemente la quota dei lavorati”. Il comprensorio apuo-versiliese rappresenta, per quanto riguarda i lavorati in marmo, il 52% dell’export di tutto Paese Italia e realizza il miglior saldo commerciale rispetto a tutti gli altri distretti lapidei italiani. Questo processo di cambiamento originato dalla crisi dell’industria del granito ha portato le aziende di trasformazione ad un’impegnativa riconversione. Nel settore del marmo, oggi, è in corso un profondo cambiamento, una radicale riqualificazione: si scava di meno, si lavora di più, e si sta costruendo una nuova filiera basata sulle esigenze del mercato, del lavoro e dell’industria di oggi.

Mentre in Regione si discute del futuro del sistema marmo della Toscana è bene ricordare come le imprese regionali abbiano raggiunto posizioni internazionali di primo piano sia nell’attività estrattiva sia nelle attività ausiliarie: dalla costruzione di macchinari e di utensili per la lavorazione delle pietre ai servizi professionali di geologi e ingegneri minerari, dalle fiere di settore ai servizi di prevenzione e sicurezza, dal trading dei graniti prodotti nei quattro angoli del mondo alla partnership con i grandi studi di architettura nella realizzazione di progetti complessi.

Il marmo delle Apuane è uno dei driver del Made in Italy più noti e apprezzati nel mondo. Il settore lapideo regionale concorre per circa il 3% al totale dell’export toscano di tutte le merci e per il 35% di quello italiano di tutti i prodotti lapidei.

I settori che traggono più spinte dal lapideo, comparto che rispetta le regole, rispetta la sicurezza e rispetta l’ambiente, sono il commercio, le attività professionali e i trasporti. Nell’insieme, tutte le attività connesse alle cave, generano un’occupazione, diretta e indiretta, che supera le 22.000 unità.

In questi ultimi mesi le associazioni ambientaliste hanno accusato le cave delle Alpi Apuane di sfruttare i giacimenti marmiferi tanto cari a Michelangelo per ottenerne carbonati di calcio. Pur non volendo entrare in polemica con le associazioni, è utile ricordare come i sassi ed i loro derivati (polveri, granulati) costituiscono rigorosamente un sottoprodotto. Le cave Apuo-Versiliesi, infatti, sono autorizzate ad estrarre esclusivamente materiali ornamentali e nessuna impresa ha interesse a produrre deliberatamente sassi o sottoprodotti.

Le imprese conoscono un’unica via, quella della concretezza, dei dati certi e della dimostrazione del dover e del saper fare. Le imprese non hanno mai inteso accendere dibattiti che non fossero puramente focalizzati nella difesa di un’unica realtà: quella del diritto al lavoro. Alla Regione, unico interlocutore di questa vicenda che vede le imprese protagoniste, loro malgrado, di un conflitto indesiderato e dannoso, si chiedono ancora debite riflessioni sulla responsabilità che i gesti dell’oggi potrebbero, drammaticamente, recare con sé nel futuro”.

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