Piscina di Viareggio ipotecata già nel 2014. L’assessore Laura Servetti risponde a Barbara Paci

«Gentile signora Paci, parlando della Piscina lei racconta la sua personale cronistoria, poco approfondita se mi permette, e facendo riferimenti, per altro dubbi, a non meglio precisati indirizzi politico-morali.

Forse è bene chiarirle alcuni punti: perché nessuno fece opposizione? Non credo che questa domanda sia riferita all’attuale Amministrazione. Anche solo per una mera questione di tempi: noi non c’eravamo. Siamo al 29 aprile del 2014 quando viene notificato alla Viareggio Patrimonio il decreto ingiuntivo dalla società sportiva Ninfea Torrelaghese per un importo di circa 50mila euro. Sempre del 2014 ma in ottobre è notificato l’atto esecutivo che segue il decreto, e un secondo precetto dopo un mese, di oltre 70 mila euro. Ad entrambi di nuovo nessuno fa opposizione. Stante il silenzio, i legali della Torrelaghese notificano un atto di pignoramento dal quale scaturisce la concessione di ipoteca sulla piscina. Siamo nel novembre 2014. Segue l’istanza di fallimento sempre ad opera dell’associazione Ninfea Torrelaghese datata giugno 2015.

Lei poi parla di procedura di sovra indebitamento (legge 3 del 2012): è una questione molto tecnica ma cercherò di essere chiara. La legge prevede tra i presupposti per l’ammissione a tale procedura il fatto di essere soggetti non fallibili. Come lei sa, le società partecipate in house providing sono state dichiarate fallibili con sentenze antecedenti a quella dichiarativa del fallimento della VP. Sentenza per altro confermato ampiamente anche in secondo grado. Il Comune, d’altro canto, non avrebbe potuto promuovere istanza di ammissione perché l’unico soggetto che poteva farlo era il vero sovraindebitato, e cioè la VP stessa.

Perché nessuno si costituì in giudizio per contrastare l’istanza di fallimento? Perché le condizioni dello stato passivo della Viareggio Patrimonio erano tali che non procedere all’istanza di fallimento avrebbe comportato responsabilità dirette del Liquidatore. In altre parole: la presentazione dell’istanza di fallimento era atto dovuto.

Un po’ di storia, per chi avesse bisogno di un ripasso: durante il periodo del commissariamento, con delibera del Commissario Prefettizio n. 41 del 30 marzo 2015, la società, in data 14 aprile 2015, ha deliberato lo scioglimento con messa in liquidazione con effetto dal 15 aprile 2015. Tale decisione si rendeva necessaria in quanto la situazione economico-finanziaria della società, per come rappresentata da ultimo nell’assemblea dei soci del 18 febbraio 2015, rendeva impossibile assicurare la continuità aziendale, risultando così integrata la fattispecie di cui all’art. 2484, primo comma, n. 2 del codice civile.

Cara signora Paci quelle che lei chiama ‘giustificazioni contabili’, termini al limite estremo tra la propaganda elettorale e la poca conoscenza dei fatti, sono atti pubblici: sono bilanci, tanti, approvati da questa Amministrazione, sotto la guida attenta e competente del sindaco Del Ghingaro. Quella stessa guida che in 4 anni ha portato Viareggio fuori dal dissesto.

Perché vede, non solo la società Patrimonio era fallita: il Comune era preda di un dissesto come pochi uguali in Italia.

Come le dicevo, la questione Piscina, come del resto le altre attinenti al dissesto e ai conti delle Partecipate, è molto tecnica e non di immediata comprensione. Per arrivare a fare ordine c’è voluta tutta la competenza e l’esperienza portata in campo da questa Amministrazione, che ha lavorato duro e in squadra. Ma ci siamo riusciti.

Viareggio ha già subito e sopportato fin troppe gestioni fantasiose: non bastano sorrisi e frasi fatte, bisogna essere preparati. I cittadini sono stanchi di sentir parlare a vanvera: dia retta. Si informi, studi, si basi sugli atti e non sui discorsi che sente dire in giro o sui social».

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ultimo aggiornamento: 23-07-2020


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