Non è ancora detta l’ultima parola sul licenziamento di Riccardo Antonini, il ferroviere alle soglie della pensione licenziato dalle Ferrovie dello Stato nel 2011 per aver aiutato i familiari delle vittime della strage di Viareggio, ci vorrà infatti qualche settimana per sapere se la Cassazione ha accolto o meno la richiesta della Procura della Suprema Corte che questa mattina si è espressa chiedendo la confermare del licenziamento.

A quanto si è appreso, ad avviso della Procura degli ‘ermellini’, rappresentata da Mario Fresa, nei ristretti margini di sindacabilità da parte della Cassazione dei due verdetti di merito che hanno ratificato la sussistenza dei giusti motivi per il licenziamento, non ci sono elementi per rimettere in discussione questa conclusione essendo emersa la violazione del rapporto di fiducia tra l’azienda e il ferroviere che a titolo gratuito, durante il suo rapporto di lavoro con le Fs, ha fatto da consulente a una famiglia delle vittime viareggine durante l’incidente probatorio.

La decisione dei supremi giudici potrebbe arrivare entro un mese e se venisse confermato quanto deciso dal Tribunale di Lucca nel 2013 e poi dalla Corte di Appello di Firenze nel 2014, il ferroviere Antonini sarebbe il primo ad essere ‘colpito’ dalla ‘condanna’ definitiva alla perdita del posto di lavoro mentre il processo di primo grado agli imputati della strage – tra i quali l’ex ad delle ferrovie Mauro Moretti per il quale è stata chiesta una condanna a 16 anni di reclusione – dovrebbe concludersi alla fine del mese, e poi ci sarà l’appello e poi la Cassazione e già si prospetta la prescrizione di alcuni reati.

Nella strage di Viareggio, avvenuta la notte del 29 giugno 2009, morirono 32 persone per l’esplosione del gas propano liquido trasportato da un treno deragliato che propagò un vasto incendio tra le abitazioni vicine alla stazione

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