SANT’ANNA DI STAZZEMA. In silenzio, per oltre due ore, i ragazzi delle scuole medie di Pontestazzemese e di Brugnato hanno ascoltato la testimonianza di Mauro Betti, presidente dell’Aned di Pisa e deportato nei campi di concentramento, presente lo scorso 31 gennaio a Sant’Anna di Stazzema insieme a Moreno Costa, partigiano e presidente dell’Anpi di Pietrasanta per l’iniziative del Giorno della Memoria 2012.

Gli alunni, accompagnati dai docenti, sono stati accolti dal sindaco di Stazzema, Michele Silicani.”Siete voi gli ambasciatori di pace”- ha detto Silicani ai ragazzi- “e dopo questa giornata capirete cosa intendo. Betti e Costa sono due colonne portanti dei valori della nostra Costituzione; ascoltare queste testimonianze è un’opportunità straordinaria”.

Betti ha raccontato ai ragazzi la sua tragica esperienza da deportato politico  nei  Flossenburg e Gross Rosen. “Arrivai a pesare 30 kg.” ha raccontato Betti a una novantina di ragazzi attenti a ogni parola. “Una volta arrivammo a mangiare persino le interiora di animali macellati, spremendone il contenuto, mentre le sentinelle naziste ridevano di noi”.

Una testimonianza dura, terrificante, che dà la misura dell’orrore dell’Olocausto e dei campi di concentramento. Betti l’ha portata fino a noi e trasmessa a migliaia di persone, per non dimenticare.

“Tornato in Italia, feci due giuramenti: di non tornare più in suolo tedesco e di non raccontare mai quello che avevo visto. Ho mantenuto il primo, ma dopo venti anni di silenzi ho infranto il secondo perché ho sentito il dovere di raccontare e far sapere a tutti, giovani in primis, l’orrore dei campi di concentramento. Ho scritto anche un libro di memorie, ma solo dopo la morte dei miei genitori”.

Betti trasmette ai ragazzi un messaggio importante. “Ho perdonato i tedeschi grazie alla fede. Con l’odio non si arriva da nessuna parte: bisogna sempre dialogare per costruire. L’odio e la vendetta  non portano da nessuna parte, il perdono genera felicità e giustizia”.

Dopo la liberazione alleata, Betti venne ricoverato in un ospedale e assistito anche da personale tedesco. “Mi hanno curato a dovere e in quel momento ho capito che i veri tedeschi erano queste persone, non i criminali che hanno massacrato milioni di innocenti”.

 

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