LUCCA. È stato sottoscritto ieri giovedì 28 giugno tra l’Associazione Industriali di Lucca e le organizzazioni sindacali il verbale di accordo che sancisce anche per quest’anno il saldo 2011 del PDR (premio di risultato) per i lavoratori del marmo del Contratto Provinciale.

Questo contratto interessa tra i 1.200 e i 1.300 lavoratori in tutta la Provincia impiegati nelle cave di marmo della Garfagnana e dell’Alta Versilia fino ai laboratori della trasformazione che storicamente sorgono ai piedi delle stesse fino al mare. Il settore complessivamente in provincia secondo i dati di unioncamere nel terzo trimestre 2011 conta 389 imprese e 1.634 lavoratori, con una media addetti/impresa di 4,2 dipendenti. Questo dato comprende però anche parecchie aziende artigiane o commerciali.

Il risultato concreto dell’accordo è che i lavoratori del marmo industria avranno da riscuotere 666,50 euro. La metà – 333,25 – sarà messa subito nella busta paga di giugno 2011, l’altra metà in quella del prossimo mese di ottobre.

“Esprimo soddisfazione perché riuscire a portare, in questi tempi di crisi economica e sociale, un aumento nella retribuzione è un risultato positivo”, dice Leonardo Quadrelli, segretario generale di Fillea-Cgil della Provincia di Lucca. “Il valore aggiunto di questa contrattazione di secondo livello è che,  essendo territoriale, riguarda la totalità dei lavoratori. Quindi il premio è un diritto sia per i dipendenti delle aziende grandi, dove sarebbe possibile lo stesso fare una contrattazione aziendale, ma soprattutto di quelle piccolissime, dove sarebbe invece praticamente impossibile da praticare.”

Il PDR è determinato principalmente dal rapporto tra le esportazioni dei materiali lapidei delle provincie di LU e MS e i lavoratori iscritti al CPM (Comitato Paritetico Marmo) ente paritetico marmo industria di LU. Le esportazioni complessivamente sono calate  secondo i dati forniti dal centro studi della IMM (Internazionale Marmi e Macchine di Carrara).

L’export di blocchi e lastre rispetto al 2010 è calato in quantità (-9,62% Massa-Carrara  / -26,13% Lucca) ma è cresciuto in valore (+7,27% Massa-Carrara / +14,25% Lucca). “Questi dati rilevano, secondo me, che è uscito materiale di maggior qualità, mentre sono rallentate le uscite di blocchi informi di bassa qualità destinati in genere ai paesi del Maghreb, per le tensioni anche belliche che hanno interessato quei paesi e la Libia in particolare”, prosegue Quadrelli.

“Altra considerazione è che il granito continua la discesa costante ma aumentano in quantità e valore per il secondo anno consecutivo l’export dei marmi lavorati sia a Lucca che a Massa e Carrara. Questi numeri riportano per questa tipologia  di prodotto lapideo principalmente nostrano del distretto ai livelli del 2008.

“Questi numeri, però, non fanno purtroppo aumentare l’occupazione sul territorio di Lucca. I lavoratori censiti delle aziende industriali iscritte al Comitato Paritetico Marmo sono calati ancora di una trentina di addetti rispetto al 2010.”

L’ emorragia continua: si contano infatti in 1.020 unità  gli addetti dell’anno 2011, mentre nel 2010 erano 1.049. Solo nel 2000 si contavano invece 1.424 addetti  (– 404 nel periodo 2000-2011). Se a questi si aggiungono i dipendenti calati dal settore Artigiano arriviamo in una decade ad aver perso oltre 700 posti di lavoro.

“Come invertire la tendenza?”, si domanda Quadrelli. “Incrementando la trasformazione della filiera del marmo.

“A mio parere questa tipologia di mercato vede segni di ripresa, ma solo per le aziende che hanno investito e fanno lavori di qualità e che hanno un commerciale che vende nel mondo.

“Purtroppo sono poche, e quelle poche spesso fanno una scelta di esternalizzazione intra-moenia, come Henraux, per la ricerca del ribasso del prezzo di prodotto con scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro ed usando, nello stesso momento cassa integrazione e mobilità per far uscire lavoratori dipendenti (anche specializzati) dai costi della società e riempiendo poi l’azienda di partite iva ed aziende in appalto.

“Credo che il settore non debba aver bisogno di questo tipo di sviluppo incentrato sulla precarizzazione, sulla bassa qualità e senza stabilità. Per la Fillea CGIL la crescita e lo sviluppo non possono voler dire aumento delle disuguaglianze di reddito e di tutele tra lavoratori, spesso costretti a fare partita iva – dei 700 addetti persi tanti hanno fatto questa fine – oppure accettare contratti al ribasso pur di lavorare. Così il settore muore, anzi il paese Italia si impoverisce e muore.

“Molte altre aziende non riescono a reagire. Alcune, incredibilmente, lamentano un difficile accesso ai blocchi di marmo dalle cave del distretto, altre rimangono stritolate nel ribasso dei prezzi e dalle difficoltà finanziarie, costrette a prendere lavori senza margini di guadagno pur di fatturare qualcosa.

“Per tantissime aziende l’unica soluzione sarebbe fare sistema. Aggregarsi con forme consortili  o aziendali. Scegliendo management capaci cui affidare il loro saper fare e la loro maestria a chi conosce veramente e sa affrontare mercati ed economia internazionale per vendere dove c’è un mercato specifico e a prezzi decenti. Evitando la guerra fratricida sul territorio.

“Siamo preoccupati, come e più delle imprese, per il declino del settore. Invitiamo tutti a battere un colpo. Abbiamo fatte alcune proposte e siamo disponibili a parlare di  tutto e con tutti a meno che si pensi che la strada per risollevare il comparto passi da un taglio dei diritti dei lavoratori e del salario.

“La politica del territorio deve diventare volano del settore in stretta collaborazione con tutte le parti sociali e i cittadini del territorio.”

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