MASSAROSA. “Il governo Monti non ha avuto il coraggio di intervenire sugli sprechi, sulle rendite di posizione, sui privilegi a carico dei contribuenti, sulle spese militari, e ha infierito, ancora una volta e in continuità col precedente governo, sui servizi essenziali”.

Lo scrive Leonardo Gilardetti, Sinistra Comune, dopo l’ordine del giorno votato all’unanimità in consiglio comunale a Massarosa, contro la chiusura degli uffici postali.

“Il governo – aggiunge Gilardetti – ci sta raccontando da mesi che l’uovo di cui ci siamo nutriti in passato non aveva ancora trovato l’uscita dalla gallina, visto poi che si trattava sicuramente di uno modesto UOVO POLITICO adesso ci tocca il “sacrificio necessario” di sorbirci l’efficientissimo UOVO TECNICO che ci stanno cucinando i vari Monti-Fornero-Passera-Grilli-ecc ai quali si aggiungono quelli di Poste Italiane con la riduzione dei servizi e dei posti di lavoro”.

“Tra le regioni interessate dalla “ristrutturazione aziendale” di Poste Italiane la Toscana sarà la più colpita, con la chiusura di ben 174 sportelli, 22 dei quali in provincia di Lucca, 5 in Versilia”.

“Un quinto dei postini della provincia di Lucca, 46 su poco più di 200, verranno tagliati con la riorganizzazione delle zone di recapito che di conseguenza diverranno più grandi e più difficili da coprire con un servizio di qualità quando già adesso sono frequenti le lamentele dell’utenza e i Sindaci scrivono lettere su lettere senza ottenere da Poste risposte adeguate”.

“Dal 2013 in poi – scrive ancora l’esponente di Sinistra Comune a Massarosa – la “razionalizzazione delle zone di recapito” dovrebbe investire tutta Italia e portare, questi i calcoli della CGIL, a 12mila esuberi che non potranno contare sugli ammortizzatori sociali”.

“Il piano aziendale di Poste italiane, presente sul libero mercato ma di totale proprietà dello Stato, non ha niente a che vedere con la spending review ma, astutamente e in piena estate come da costume italico, si inserisce nel contesto della razionalizzazione della spesa e nasce da una decisione unilaterale sul modello di quelle a firma FIAT/Marchionne senza tener in nessuna considerazione la natura di servizio pubblico essenziale del servizio postale, le rappresentative sindacali, l’impatto sugli equilibri sociali, i rapporti con gli enti locali, scaricando di fatto il costo della riorganizzazione sui lavoratori in esubero, sulla chiusura degli uffici e, non dimentichiamolo, sui redditi individuali e familiari di chi dopo la chiusura degli uffici dovrà rivolgersi altrove, affrontando viaggi e scontando i disagi dovuti ai tagli al trasporto pubblico locale, senza contare che le situazioni più critiche dei piccoli centri abitati, dove gli anziani non saranno più in grado di riscuotere la pensione, richiederanno un impegno degli enti locali anch’esso a carico dei cittadini”.

“Il piano aziendale di Poste italiane – conclude Gilardetti – compare quindi dentro quell’uovo tecnico  che contiene un insieme di sorprese annunciate e mette in fila una serie terrificante di tagli alla spesa sociale con un evidente carattere depressivo che provocherà la riduzione dei servizi, degli investimenti, dell’occupazione e tagliai diritti universali, conferma la vecchia logica dei tagli alla spesa pubblica che tanto male ha già fatto al Paese, rovescia i principi di giustizia, di eguaglianza, solidarietà e benessere sociale incardinati nella nostra Costituzione, sottolinea drammaticamente quell’assenza di soluzioni adeguate alla crisi che sta distruggendo i diritti di cittadinanza e i diritti al lavoro e nel lavoro.

“A pagare il prezzo salatissimo chiesto dal governo sono i lavoratori, i precari, i pensionati, i giovani e le donne, la scuola, l’università e la ricerca, la sanità, la giustizia, di sicuro l’UOVO TECNICO del governo Monti starà a lungo sulle tavole di quelli che finché sarà possibile vivranno del loro salario, degli esodati, compresi quelli delle Poste, e le loro famiglie dove i figli spesso un lavoro non ce l’hanno, dei precari che magari non ce la fanno a mettere su famiglia e se per caso ce l’hanno fatta devono chiedere aiuto a genitori e nonni, sempre che anch’essi a loro volta non debbano pagare un mutuo o un affitto, non abbiano perso il lavoro o non siano esodati, delle Poste e non.

“È sostenendo le manovre depressive, il saccheggio dei servizi pubblici essenziali, i tagli ai diritti universali che si alimenta l’antipolitica, perché così la politica appare sempre più lontana dai linguaggi, dalle esigenze e dalle angosce delle persone, alla Politica spetta ora il compito di ricucire lo strappo con la realtà, la Politica non può più sottrarsi alla responsabilità di stare al fianco delle persone perbene che chiedono disperatamente un’opportunità per tornare a fidarsi del loro Paese”.

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ultimo aggiornamento: 28-07-2012


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