(juvemania.it)
(juvemania.it)

di Massimo Guidi

VIAREGGIO. Da Savoldi a Giovinco, passando per Maldini. Non è la prima volta che un fratello d’arte ben più famoso veste la maglia del Viareggio, ultimo in ordine di tempo Giuseppe Giovinco, fratello di Sebastian. Una famiglia quella dei Giovinco alla quale la nostra città porta bene visto che, seppure in anni diversi, hanno vinto la Coppa Carnevale, unici fratelli nella storia del torneo.

All’inizio degli anni novanta troviamo infatti Pier Cesare Maldini, fratello di Paolo capitano del Milan e della Nazionale. Pochi si ricordano di lui perché nelle tre stagioni in cui rimane a Viareggio – che ha in panchina prima Silvio Baldini poi Massimo Morgia – racimola una manciata di presenze.

Chi invece ha lasciato una traccia indelebile, seppure ballando e bene una sola estate in riva al Tirreno, è stato Gianluigi Savoldi, prematuramente scomparso quattro anni fa. Gianluigi o “Titti” come viene affettuosamente chiamato, è fratello del più noto Beppe, centravanti dal gol facile. Nell’estate del 1968 i due lasciano la natia Bergamo e l’Atalanta. Beppe che nella stagione precedente ha segnato 12 reti va al Bologna, “Titti” che gioca nella De Martino (la Primavera odierna) ed ha appena 19 anni viene mandato a Viareggio a “farsi le ossa” come si diceva a quel tempo. È il Viareggio allenato da Quinto Bertoloni fresco della ritrovata serie C – quella unica, vera, quella alla quale si dovrà prima o poi tornare – e che ha in squadra Bonzi, Veronesi, Rossini, Marchetti, Dossena e altri che hanno fatto la storia del Viareggio.

Titti” gioca da interno, trequartista si direbbe oggi, e veste la maglia numero dieci. Porta i calzettoni già, alla moda di Sivori, Hamrin e del povero Meroni. Non tarda a diventare l’idolo della torcida bianconera grazie alle magie con la palla al piede che mandano in ‘sollucchero’ gli sportivi i quali intonano un “olè” ogni volta che il ragazzo salta l’avversario magari con un tunnel. È vero, a volte indugia troppo con il pallone tra i piedi, ma cosa importa, quando il colpo gli riesce (spesso) lo stadio dei Pini viene giù per gli applausi. Segna subito all’esordio davanti al pubblico amico contro la Torres, poi a Rimini ed in casa con l’Olbia. Ma la rete più importante, quella della vittoria, la mette a segno nel dicembre del 1968 ad Ascoli contro la squadra allenata da un giovane Carletto Mazzone, che qualche volta va ancora in campo, una delle pretendenti al successo finale. Troppo bravo per rimanere in serie C. Se lo riprende l’Atalanta per poi girarlo alla Juventus nella quale deve vincere la concorrenza di gente come Haller e Capello ritagliandosi comunque un cospicuo spazio. Con la Juve vince anche uno scudetto prima di passare al cesena poi al Vicenza e quindi alla Sampdoria con la quale chiude la carriera ad alto livello.

(Visitato 224 volte, 1 visite oggi)

PIZZA: “FISICAMENTE STIAMO BENE, MA A BENEVENTO NON SARÀ FACILE”

ANDREA FERRARI, UN VIAREGGINO A MARANELLO PER TIRAR FUORI GLI ALONSO DEL DOMANI