VIAREGGIO. “Ciao Elios. Hai deciso alla soglia dei tuoi novantatré anni di ultimare proprio l’ultima delle tue tele, quella che potevi anche lasciare incompiuta ancora per qualche annetto: mi riferisco proprio al quadro della tua vita, già!” Inizia così una lunga e accorata lettera in cui Andrea Vagli, ex presidente del Rione Vecchia Viareggio, ricorda il pittore Elios Lippi, scomparso ieri, una figura molto legata al rione stesso.
“E pensa a quanto colore vi era già sopra, per tutte quelle iniziative che ti hanno visto partecipe e protagonista in così tanti anni di vita e di attività, ma soprattutto di amore nei confronti di questa Nostra, tanto bella quanto strana e curiosa città. Hai deciso di dare quelle benedette, ultime pennellate, improvvise, che in tanti ci hanno sorpreso per la loro rapidità.
“Nelle ultime settimane però era come se tu lo sapessi già e cercavi il modo di lasciarci un tuo ricordo e alla nostra città una sorta di tuo piccolo testamento. Quante volte mi hai chiesto ‘l’ultima mostra’ e spesso a me e a Francesco, solevi dirci: ‘Oh mascalzoni, ma quando me la fate l’ultima mostra? Ho capito via, non la vedrò mai’ e questo anche dopo due settimane dall’ultima mostra proprio a San Antonio.
“Te lo aspettavi e così hai insistito anche per le ultime interviste proprio a ReteVersilia e in casa tua, dove i tuoi ricordi, i tuoi colori, i bozzetti, quei disegni che non trovavano mai pace, che subivano ritocchi su ritocchi, perché c’era sempre qualcosa che poteva essere migliorato, sono stati i proprio i protagonisti di quegli incontri.
“I ricordi dai tempi in cui tipografo lavoravi anche come grafico pubblicitario e quante storie sulla Bussola e l’amicizia con Bernardini, poi al Festival Pucciniano e all’amore per la musica, che ti ha portato alle grandi amicizie, cito per tutti l’amico Ghigo e il Vanni, quel lucchesaccio che però due volte a settimana arrivava a casa tua per farti fare il giro di Viareggio e della Cittadella del Carnevale.
“Il Carnevale, ecco un altro grande amore della tua vita, secondo solo all’amore per la famiglia, dai bozzetti per l’amico Davino agli oltre vent’anni dedicati alla Vecchia Viareggio, dove hai firmato ogni bozzetto dal 1980 ai primi anni del nuovo secolo, per diventarne presidente per più di dieci anni, proprio nel massimo splendore dei rioni degli anni ottanta, perché a quel tempo tutti si voleva essere ‘come un coriandolo’.
“Il mio ricordo lo voglio però concentrare nella mia immagine di bamboretto nato dietro il campanile dell’Annunziata, dove girando l’angolo su via delle Catene, un signore con i baffi, il ‘Pio’, mi chiamò: ‘Oh bimbo, la vuoi fare un po’ di cartapesta?’. Entrando in quello che era il vecchio hangar della ‘Vecchia’ si sentiva subito l’odore del legno, della carta bagnata di colla di farina, ma anche di quei colori da te tanto amati.
“Appena superato l’uscio, si percorreva il fianco della piccola costruzione rionale ed in fondo subito dopo la sega a nastro, accanto a quella pilozza che perdeva sempre la sua goccia d’acqua, si entrava in una stanza coperta solo da lamiere, dove il freddo era stemperato però dal quel forno in cemento armato, costruito dal Mameli e dal Meini e chissà da quanti altri.
“Lì mi ricordo quel gruppo di appassionati che tutti insieme lavoravano e scherzavano, l’amico Luciano Polloni che, seduto sulla sedia, ti guardava disegnare oppure modellare la creta e ogni volta che insistevi nelle rifiniture ti diceva di lasciarla stare perché l’avresti rovinata, e te, guardandolo: ‘Oh Luciano ma guarda che mano, ma che ci faresti con le mie mani?’. Poi, insieme girandovi verso di me, mi ammonivate di non andare nella stanza di fianco: ‘Oh bimbo, se non vuoi diventare bianco, non ci andare di là, perché c’è il Paladini che getta’.
“Poi il Paladini si fermava un attimo a fumarsi quella meritata sigaretta e avvicinandosi al tuo tavolo da lavoro ti diceva: ‘Ma non l’hai ancora finito? Non è mica un monumento! Speriamo che sia finito per il corso mascherato’.
“Il vecchio Hangar, che era diventato la tua seconda casa e dove al tuo fianco ho appreso l’amore e la passione per la cartapesta, per la creta e per i colori, e parlando di colori, per quel benedetto Serise che ogni anno ci faceva diventare matti. E quanti sfottò ti toccava subire. Ma poi erano anche graditi, perché una risata era sempre bene accetta ed in particolare dai tuoi amici maschietti sempre pronti a ricevere un tuo acquarello in regalo, perche in fin dei conti, di umidità ce n’è tanta a Viareggio.
“Sono certo che un posticino per colorare lo hai già trovato e quindi non ti disturbo oltre, anche perché sarai già a disegnare e non ti voglio distrarre dal regalare i nuovi disegni ai tuoi vecchi amici ritrovati.”