VIAREGGIO. Era un artista che definire poliedrico è puro eufemismo, Piero – per tutti Pierino – Ghilarducci. Nel mondo del Carnevale lo si ricorda soprattutto come un mascheratista dalle grandi intuizioni e come uno spensierato canzoniere (celebre il tormentone “Muovi la testa come fa Re Carnevale” con cui vinse la Canzonetta dei Rioni 1984). Eppure Pierino, morto il 15 novembre 2001, era anche un poeta.

Foto www.viareggiok.it
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E un componimento su Natale e Carnevale, scritto da lui prima di lasciarci e intitolato “Capanna o baraccone?”, è quello che pubblicò qualche anno fa un giornale locale e che oggi, per la vigilia di Natale, vi riproponiamo.

Questi versi, prima di tutto, ricordano proprio Pierino: la sua figura di cantautore rivive da qualche anno grazie al premio speciale a lui dedicato che viene consegnato al Festival di Burlamacco, la manifestazione canora organizzata da I Carnevalari. Ma sono anche versi che rievocano un mondo, quello degli hangar delle mascherate di gruppo al Tiro al Volo in Darsena, così lontano nel tempo.

A tutti gli appassionati di Carnevale l’augurio di buone feste e, soprattutto, l’auspicio che i prossimi corsi mascherati siano una sorta di liberazione dal clima di incertezza che tuttora regna sulla manifestazione.

M’è garbato sta’ da solo, la notte di Natale quaggiù al “Tiroavvolo”,
anco se il freddo… l’artrosi cervicale,
consiglino la stufa, o il dovere coniugale!
“Da po’ che ti conosco” mi dice la mi’ moglie
ed ha ragione “Mi scordo ogni stagione, mi passino le voglie!
Un c’è Pasqua, estate né Natale, per te è sempre Carnevale!”
E per un litià, visto che le’ s’è offesa,
son qui al mi’ baraccone, la sigaretta accesa
a sentì che dinno ’mmascheroni.
Evitatelo, magari, il moccoletto, stanotte deve nasce il Bamboretto.
Sarebbe bello nascesse vì, stasera.
Oltre alla miseria nera, un manca niente per avecci l’atmosfera:
c’e qualche potente della tera… in cartapesta
tanto per quel che ciano per la testa…
Al posto della cesta, c’è quella forma da pigià, sopra il caretto.
Il bue un c’è per riscaldà? Ni posso dà il beretto.
Se pò dicesse “Ho freddo, moio”, n’accenderemo un popò l’essiccatoio.
La pasta la tappamo, insinnò venghino ’ttopi
e doppo, che fegura ci facciamo?
Le teste sopra ’ccavalletti, ne li facciano passà per angioletti
po n’accendemo la radio e aspettamo…,
Basta che un canti Celentano!
Ci manchino… ah, sì… due o tre stelle filanti
e al posto della neve, coriandoli un so guanti.
Ci vole così pogo a esse boni
che ’ppo un vol dì miga esse coglioni….
Basterebbe somiglià a ’dde mascheroni
che raccattino la carta un po’ da tutti, notizie belle e brutte
che po’ impastate insieme, ti mettino il sorriso nelle vene!
Boni, zitti, già sonin le campane
II bamboretto nasce. O donne portatini le fasce
O un lo senti come lagna. Ma la ’onosce la ’oppa di sciampagna,
insinnò un ce lo volemo!
Giù un esse blasfemo… ed è la notte Santa
Dinni vadi a nasce a Pietrasanta!
Ci si vole così pogo a noi, a fa di tutto una burletta
neanco, fusse sempre canzonetta.
Però per noi è normale, scopri che nella vita
Natale lascia il posto… al Carnevale!!!

Pierino Ghilarducci

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ultimo aggiornamento: 24-12-2012


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