FIRENZE. Anche per il rimodellamento dell’attività di Medicina di laboratorio, valgono le regole della ricerca di maggior efficienza, appropriatezza organizzativa ed efficacia produttiva. Il progetto di riorganizzazione dei servizi di Medicina di laboratorio dovrebbe permettere di conseguire vantaggi sul piano organizzativo ed economico, migliorare la qualità delle prestazioni, rendere omogenee le tecnologie e i processi di lavoro.

Il primo passo è il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva: fare gli esami giusti: scegliere i test in grado di modificare la condotta clinico/diagnostico/terapeutica; fare gli esami nel modo migliore: selezionare le metodiche e i sistemi analitici più idonei; fare gli esami al momento giusto; fare gli esami a chi ne ha bisogno.

Tra gli interventi, che porteranno a una riduzione degli esami, la definizione di un elenco di test inappropriati; un elenco di prestazioni obsolete; un elenco di esami “ridondanti” (ripetuti entro un tempo più breve di quello necessario); la possibilità di modificare “in progress” gli esami richiesti; la definizione di un Catalogo unico delle prestazioni di laboratorio.

Contemporaneamente, partirà la razionalizzazione della rete dei laboratori, verso un sistema di laboratori pubblici integrato su scala provinciale/aziendale e capace di assicurare al territorio un servizio più flessibile e di alta qualità. Il ridisegno del sistema è una rete che bilanci il soddisfacimento dei bisogni assistenziali con l’eliminazione della duplicazione dei servizi, a partire da quelli ad alto investimento tecnologico.

Quanto alla futura organizzazione del Sistema Trasfusionale, verrà mantenuta la capillarità della raccolta eseguita nei 40 Servizi trasfusionali e nelle 60 Unità di raccolta associative accreditate; verrà realizzata un’Officina Trasfusionale (OT) in ciascuna delle tre sedi di Area Vasta; gli esami di laboratorio di routine da eseguire sui donatori verranno accentrati in tre laboratori.

Le attività di laboratorio di Genetica Medica verranno centralizzate nei 4 Laboratori di riferimento delle Aziende Ospedaliero Universitarie: Careggi, Meyer, Pisa, Siena.

Per quanto riguarda la prevenzione da anni in Toscana è operante un coordinamento dei Dipartimenti della Prevenzione, e la Regione Toscana è ormai da tempo impegnata sul versante della semplificazione delle procedure: per i cittadini, abolizione dei certificati inutili; sviluppo del Sistema Informativo Sanitario della Prevenzione Collettiva (SISPC) per la dematerializzazione dei procedimenti.

Quanto alle pratiche di prevenzione individuale, la Toscana ha puntato molto in questi anni, sia sulle iniziative di prevenzione primaria (stili di vita) che sugli screening a fini di diagnostica precoce (prevenzione secondaria), che sulla sorveglianza di persone che hanno subìto un episodio di malattia e vengono sottoposte a controlli periodici (prevenzione terziaria o follow up).

La funzione di struttura di riferimento a livello regionale per tutti gli aspetti diagnostici correlati agli screening istituzionali è affidata all’Ispo, l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica: organizzazione, esecuzione e monitoraggio delle procedure  di screening effettuati su tutto il territorio regionale e centralizzazione delle attività diagnostiche. Tra l’altro, sempre condotta da Ispo, con il 2013 partirà la progressiva sostituzione del Pap test con il test Hpv, per le donne dai 35 ai 64 anni.

 

 

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ultimo aggiornamento: 30-12-2012


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