VIAREGGIO. Finora è sempre stato ammirato per la sua compostezza e pacatezza, tanto da essere definito fin troppo “inglese” nei modi di fare. Per una volta, però, Massimo Lucchesi mostra a tutti che nelle sue vene scorre sangue latino: ha gli occhi lucidi quando si manifesta nella sede del Pd dopo il risultato del ballottaggio delle primarie del centrosinistra che lo vede sconfitto. Ha gli occhi inumiditi, mentre attorno a lui si stappano le bottiglie per la vittoria dello sfidante Leonardo Betti.
Quando l’ex consigliere comunale si ritrova di fronte il suo avversario, affranto ma in vena comunque di fargli i complimenti, lo chiama a sé: brindano, si abbracciano, come si confà a due gentiluomini. Betti e Lucchesi si sono rispettati nella campagna elettorale, senza mai alzare i toni. È, semmai, tra i rispettivi schieramenti che non sembra correre buon sangue. Ma Lucchesi, tenendo fede alla sua immagine di politically correct, sgombra il campo dalle polemiche.
“La partita era difficile ma ce la siamo giocata fino in fondo: il risultato, in fondo, è stato buono, siamo cresciuti rispetto al primo turno. Ma non è stato sufficiente. Ora l’importante è che il Pd vada avanti in maniera seria: per arrivare in fondo serve un partito forte, così come forti sono i due schieramenti emersi.”
Già, le due fazioni: non è che adesso entreranno in collisione? “No, l’analisi va fatta in maniera seria”, replica Lucchesi. “Credo sia un interesse di tutti arrivare in fondo, riprendere la città, governarla e governarla bene. Da parte di tutti ci sarà la massima collaborazione. Cerchiamo di fare un ragionamento serio, fuori dalla logica dei patteggiamenti e dei giochini.”
Ancora una volta, però, resta da vedere come si comporteranno gli storici nomi del partito che lo hanno sostenuto. Perché il tafazzismo made in Pd di cinque anni fa, quando Andrea Palestini sconfisse a sorpresa Fabrizio Manfredi nelle primarie per il candidato sindaco e il partito si spaccò in due tronconi regalando la città al Pdl, se lo ricordano ancora tanti.
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