VIAREGGIO. Avrebbe dovuto essere utilizzata, nel corso del tempo, come ingresso principale per gli spettacoli estivi alla Cittadella. Soprattutto, sarebbe dovuta essere la prima pietra di un ipotetico parco tematico del Carnevale. E alla Cittadella, in realtà, un posto l’ha trovato: peccato che sia in un campo all’aperto, dietro agli hangar dove prendono vita i giganti in cartapesta. Inutilizzata, abbandonata al proprio destino e alla furia di pioggia e vento.

È la triste storia dell’Uccellona, il grande mascherone metà uccello e metà aviatore realizzato in occasione dei corsi mascherati del Carnevale 2006. Siamo negli ultimi anni della presidenza di Elio Tofanelli alla Fondazione Carnevale e il bilancio impone un contenimento dei costi della macchina del Carnevale: i compensi per la realizzazione dei carri sono progressivamente aumentati e così pure il numero di costruzioni in concorso. Le spese iniziano a farsi sempre meno sostenibili.

Ecco, allora, che Palazzo delle Muse introduce le cosiddette “opere sostitutive”: alcuni carristi, a turno, rinunciano al concorso a premi per realizzare addobbi e progetti similari. La differenza, in termini di ricaduta sul bilancio, non è sottile: carri e mascherate figurano come spese in conto corrente, le opere sostitutive come spese in conto capitale i cui costi potranno essere ammortizzati nel corso degli anni.

Il primo di questa serie di addobbi nasce dalla penna di Fabrizio Del Tessa, che lo battezza “Uccellona”: è una struttura alta sette metri e larga ben 50 che sarà collocata in piazza Mazzini, con le ali che ospiteranno le vie di entrata al circuito dei viali a mare in occasione del Carnevale. Il progetto è affidato all’architetto Gianni Merlini, la realizzazione ai maghi della cartapesta Carlo Lombardi e Roberto Vannucci che, per due anni, non costruiranno carri.

Foto Versiliatoday

L’Uccellona, costata 190mila euro – vale a dire: l’equivalente di un carro di prima categoria e di uno di seconda messi assieme -, fa il suo debutto nel 2006 e scatena subito un vespaio di polemiche, non solo per il suo aspetto esteriore: il grande ventre del mascherone, che avrebbe dovuto essere utilizzato come spazio espositivo, viene dichiarato inagibile per motivi di sicurezza. E così sarà per le successive tre edizioni del Carnevale, fino al 2009, anno del suo pensionamento: oggi giace arrugginita e priva di ali ai margini del piazzale degli hangar.

La controversa struttura, però, è in buona compagnia: a pochi metri di distanza sono stati parcheggiati gli ingressi ai corsi mascherati costruiti da Lombardi e Vannucci su idea di Del Tessa per l’edizione 2007 (costo dell’operazione: 100mila euro). Quelli, per intenderci, con i Burlamacco in stile Mordillo. In occasione della sfilata di apertura rimangono inutilizzati: la commissione provinciale di vigilanza non rilascia l’agibilità e li fa transennare, aprendoli poi al pubblico nelle domeniche successive.

Tofanelli, addirittura, viene denunciato per il mancato rispetto delle normative di sicurezza e, in particolare, per alcune irregolarità nelle uscite di emergenza ravvisate dai vigili del fuoco. Gli ingressi vengono utilizzati per altri due anni per poi essere riciclati come addobbi di Natale e, infine, lasciati alla Cittadella.

Foto Versiliatoday

E poi ci sono i Burlakioski, i dieci gazebi con l’effigie di Burlamacco progettati per i corsi mascherati del 2007: la Fondazione Carnevale li pagò 220mila euro ma l’allora direttore artistico di Palazzo delle Muse Guido Bimbi assicurò che le richieste per l’affitto di questi spazi non sarebbero mancate. Alla fine, ne sono assegnati otto, peraltro a piccole aziende, enti e sponsor.

Nel 2011 vengono definitivamente estromessi, tanto da suscitare l’intervento dei consiglieri comunali Chiara Romanini e Leonardo Betti, entrambi del Pd, che presentano un’interrogazione. Avrebbero dovuto svolgere una funzione di autofinanziamento, ma la realtà tracciata da Alessandro Santini, nel frattempo divenuto il nuovo presidente della Fondazione Carnevale, era un’altra: “Per montarli avremmo dovuto spendere 10mila euro”, dichiarò alla stampa. “Purtroppo, non abbiamo trovato nessuno disposti ad affittarli”.

Finiti anche loro nel dimenticatoio, sono costati de facto 55mila euro, per una somma di 11mila euro a corso mascherato. Volendo citare il recente carro di Emilio Cinquini: “E io pago”.

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