VIAREGGIO. Le scritte con il pennarello sono tristemente scolorite sul cartello del cantiere, al punto che quest’ultimo potrebbe essere riutilizzato quasi come nuovo. Lo striscione con lo stemma della Provincia di Lucca che campeggia sopra il cancello principale è ridotto a brandelli e sventola lacerato, come il vessillo di un galeone di pirati funestato dalle intemperie. Benvenuti a Villa Argentina, all’angolo tra via Fratti e via Vespucci, epitome del patrimonio artistico di Viareggio vittima dell’incuria e dell’indifferenza.

Un po’ di storia. Costruito nei primi anni Venti su progetto dell’architetto Francesco Luporini, l’edificio viene ampliato con un fabbricato di due piani nel 1926 dall’ingegner Alessandro Lippi: l’artista Galileo Chini, uno dei maggiori interpreti dello stile liberty, realizza deliziose decorazioni sulla facciata. A darne mandato è la proprietaria, la nobile Francesca Racca Oytana: il nome di Villa Argentina sarà proprio un omaggio a lei e alla sua doppia nazionalità.

Negli anni Trenta la villa, passata alla figlia Josephine Racca Arborio Mella di Sant’Elia, viene ulteriormente ingrandita sul lato nord e impreziosita nel Salone degli Elefanti, al piano terra, dalle pitture di Giuseppe Biasi che raffigurano un “matrimonio persiano in un paesaggio orientale”. Nel 1953 la famiglia di nobili lascia l’immobile, convertito in una pensione: questa rimane attiva fino al 1990, anno in cui viene chiusa ed ereditata in pessime condizioni da Carlo Bolla, dirigente di un importante gruppo industriale piemontese e discendente della famiglia.

Foto storica villa argentinaAlbergo, appartamenti o uffici? Il Novecento si avvia al suo epilogo e sulla destinazione di Villa Argentina e dei suoi 1500mq di superficie – c’è anche il giardino con tre rari esemplari di Erythrina – prendono corpo tre ipotesi: il Comune di Viareggio vorrebbe ripristinarla come struttura ricettiva, la Soprintendenza alle Belle Arti preme per la realizzazione di appartamenti – il piano terra rimarrebbe comunque aperto al pubblico per convegni ed esposizioni – e la Provincia di Lucca la indica come sede del circondario della Versilia, sorta di distaccamento amministrativo sovracomunale da porre in essere. L’immobilismo regna, ma proprio Palazzo Ducale, nell’ottobre del 1997, avanza un’inattesa proposta di acquisto del fatiscente edificio.

La villa, frattanto, cade a pezzi: secondo la Soprintendenza il degrado è da imputare all’amministrazione comunale, rea di non voler concedere lo svincolo alberghiero – una delibera della giunta Costa stabilisce che venga dato alle pensioni inattive con meno di 10 camere: Villa Argentina ne conta 14. E mentre l’avvocato Gianfrancesco Parenti, presidente dei Lions Club Versilia, azzarda una sottoscrizione popolare da 50mila-100mila lire a viareggino per l’acquisto e il restauro della villa, da Palazzo Ducale il presidente Andrea Tagliasacchi annuncia di avere i soldi necessari per rilevare l’immobile.

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