Il cantiere infinito di Villa Argentina, tempio del liberty a Viareggio – 4

(continua da – 3)

Soldi fluttuanti. Nel frattempo trascorre un altro anno: siamo a luglio 2008 e giunge la notizia che Villa Argentina attende altri due milioni di euro per tornare ai fasti di un tempo. Stavolta il mecenate è la Regione, che stanzia alcuni fondi per il rifacimento delle Apt su tutto il territorio toscano: la Provincia sente profumo di altri denari preziosi e fissa il trasferimento degli uffici dell’Apt Versilia proprio nei locali della villa in una delibera della giunta.

I piani si complicano a causa della legge finanziaria del 2008 che prevede tagli su alcuni finanziamenti già predisposti dal Governo, tra cui i 460.893 euro destinati a Villa Argentina. A finire sotto la scure sono tutti gli atti non ancora giuridicamente vincolanti: nel caso specifico, la Soprintendenza non aveva provveduto a stilare un bando di gara. Prima di procedere alle attività di restauro previste con quei fondi, l’edificio necessitava di lavori strutturali e di impiantistica: la Provincia premeva per un unico appalto, la Soprintendenza per intervenire dopo che Palazzo Ducale avesse effettuato le modifiche strutturali. E così mezzo milione di euro si dissolve nel nulla.

Punto e a capo. Nella primavera successiva la Provincia prova ad azionare nuovamente i lavori: in una delibera la giunta acconsente al progetto preliminare per il restauro e la valorizzazione dell’immobile quale Palazzo del Turismo e della Cultura, centro di study sul liberty dell’Alto Tirreno e sede degli uffici Apt. E, qualche mese dopo, viene approvato il progetto esecutivo definitivo e vengono stanziati complessivamente due milioni e 300mila euro – i primi arrivano dalla Regione nel sopraccitato piano di rifacimento delle Apt toscane.

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Foto Versiliatoday

Ad ottobre, poi, Palazzo Ducale conferma che per il 2010, per il recupero dell’immobile, saranno erogati 900mila euro. Baccelli, un mese dopo, si spinge oltre: in occasione del convegno sul liberty al Principe di Piemonte annuncia che “Villa Argentina sarà pronta entro la primavera del 2011”. Alle parole sembrano seguire i fatti: nel marzo 2010 la Provincia predispone l’atteso bando di gara e fissa in 477 giorni il limite massimo per il completamento dei lavori. All’appello si presentano 15 ditte: l’appalto va alla Pms di Napoli e alla Edil Fab di Arezzo.

Dirittura d’arrivo? A ottobre Baccelli convoca i giornalisti a Villa Argentina: dopo averli accompagnati in tutte le stanze dell’edificio mostra loro il prospetto dei lavori, la cui direzione è affidata all’architetto Marta Giannini. La particolarità è che tutto si svolgerà in cinque diversi fasi: il primo lotto, da completarsi entro 70 giorni, prevede infatti l’installazione di un ascensore interno e l’adeguamento dell’ala orientale del palazzo e dei saloni dell’ingresso centrale. Poi saranno consegnati l’intero secondo piano, le parti centrali e il giardino, il piano terra e, infine, laboratorio di ceramica e cortile interno.

Sembra, finalmente, l’ultimo capitolo della saga. Un anno dopo, però, mentre la vegetazione del giardino si infittisce e l’intonaco si scrosta, il cantiere si ferma ancora: gli operai della Pms non ricevono lo stipendio da sette mesi. La Provincia provvede immediatamente a regolarizzare i pagamenti, compresi gli oneri contributivi, e mette sul piatto altri 100mila euro per coprire le retribuzioni che la Pms deve ai propri dipendenti.

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Foto Versiliatoday

Amaro epilogo. La travagliata telenovela di Villa Argentina porta con sé anche strasichi legali: la Pms reclama svariate migliaia di euro che la Provincia avrebbe dovuto versare. “L’impresa si trova evidentemente in una difficile situazione finanziaria anche se non per questo specifico appalto”, è la difesa di Baccelli sui quotidiani nel maggio 2012. “Nonostante siamo venuti incontro, l’impresa adesso sta cercando di mettere a carico della Provincia delle inadempienze che riguardano solo la ditta, con una serie di riserve del tutto ingiustificate.

“Non abbiamo alternativa, dobbiamo rescindere il contratto e andremo ad affidare un incarico ad un legale che calcoli quanto spetta alla ditta rispetto ai lavori fatti fino ad oggi: mi risulta che sia stato completato circa il 50% del cantiere di restauro. A quel punto procederemo all’affidamento della parte finale del restauro a una nuova impresa.” La paventata riforma delle province, con quella di Lucca destinata a sparire, rende il quadro a tinte ancor più fosche: “Stiamo cercando di procedere rapidamente alla gara per il nuovo affidamento”, dichiara Baccelli alla stampa. “La mia speranza è di vedere riprendere i lavori prima che la Provincia di Lucca chiuda.” L’ente, per il momento resiste. Il cantiere, invece, rimane ancora fermo. Chissà per quanto.

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