VERSILIA. “A più di un anno dall’incidente che provocò la dispersione in mare di 198 fusti contenenti materiale tossico da parte della nave cargo Venezia, meno della metà del carico è stato recuperato e risulta ad oggi impossibile prevedere di individuare il resto”. È quanto dichiarano i consiglieri regionali Marina Staccioli (Gruppo Misto), Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), firmatari di un’interrogazione in merito.

“Secondo quanto risposto dall’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini – dichiarano i consiglieri – ad oggi la società Atlantica Navigazione ha provveduto al recupero di 147 oggetti, di cui 90 fusti pieni, 21 sacchetti pieni e 36 fusti vuoti. Risultano ancora dispersi in mare 86 sacchetti, o meglio, il contenuto corrispondente a 86 sacchetti”.

“Quel che è peggio è che nel dicembre 2012, a un anno esatto dall’incidente – aggiungono – la società incarica del recupero ha inviato alla Capitaneria di Porto uno studio per la stima della probabilità di ritrovamento dei fusti ancora dispersi in mare, elaborato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con Castalia. Ebbene tale studio dimostra l’impossibilità di individuare il carico rimanente con i mezzi ad oggi disponibile”.

“Le analisi fin qui effettuate da Arpat – sottolineano i consiglieri – non hanno rilevato particolari anomalie. Sta di fatto che continua la moria di cetacei, in quell’area di Mediterraneo che dovrebbe rappresentarne il Santuario”.

“A questo punto è chiaro che il carico di veleni è destinato a inquinare in maniera irreversibile il mar Tirreno – concludono Staccioli, Donzelli e Marcheschi – producendo un danno ambientale inestimabile”.

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