SERAVEZZA. “Antonini è senza il suo posto di lavoro. Questa volta non siamo di fronte ad un “padrone” che utilizza il suo potere per elimare le critiche o a un lavoratore che perde la sua manzione per una crisi aziendale. Abbiamo una sentenza di un giudice del lavoro che cade nella logica dei potenti di turno, dimenticandosi cosa significhi il nome di Antonini a Viareggio: difensore delle vittime della strage ferroviaria”.

Lo scrive Mario Navari della Federazione della Sinistra Versilia.  “Tra i motivi del licenziamento inflitto ad Antonini – scrive Navari – si contesta la sua partecipazione come consulente tecnico all’ incidente probatorio della strage, che tradotto da un linguaggio giuridico ad uno più chiaro significa contestare il suo operato per le oltre 30 vittime, i comitati e le famiglie dell’ incidente viareggino. Le ripercussioni indirette della sentenza saranno da riscontrare nei confronti dei lavoratori delle Fs impegnati nella sicurezza e nella salute. Altro elemento contestato sono le critiche in iniziative pubbliche, ma come diceva Pertini continuiamo a pensare “liberi fischi in libere piazze”.

“In questi ultimi giorni, a Casale Monferrato una sentenza rimette al centro della giustizia la vita dei lavoratori, colpiti da ingiustizie come l’ eternit. A Viareggio, siamo all’ assurdo, il conflitto d’ interesse è rappresentato da un lavoratore che ha a cuore la salute dei ferrovieri e dei cittadini.

” Va riconosciuto il coraggio di Antonini per non essersi fatto piegare dalla logica: pur di lavorare, pur di campare e tengo famiglia. Questa vicenda non è altro che l’ ennesimo esempio di due mondi contrapposti: il mondo dei potenti e il mondo del lavoro. E quando una semplice affermazione dei diritti viene calpestata significa che siamo entrati in una fase nella quale non si può più essere osservatori passivi. Per queste ragioni, insieme alla città di Viareggio e alle associazioni delle vittime, siamo al fianco di Antonini.  Nell’ art. 41 della Costituzione si dice che l’ attività di un azienda “non può svolgersi in contrasto con l’ utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Invitiamo pertanto l’ ad Moretti e il giudice del lavoro Nannipieri ad interrogarsi sul proprio triste operato”.

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