VIAREGGIO. L’inno dell’Internazionale Comunista rimbomba nella via Garibaldi. Una selva di braccia sinistre si alza verso il cielo, con il pugno ben chiuso. Applausi scroscianti interrompono, di tanto in tanto, il silenzio assordante. Sembra un viaggio a ritroso nel tempo, all’era in cui in Italia esisteva ancora il Pci e la Russia era una delle pietruzze di quel mosaico che si chiamava Unione Sovietica. E invece è l’ultimo saluto che Viareggio tributa a Milziade Caprili, due giorni dopo la sua scomparsa.

Sotto la storica sede della Croce Verde, che lui ha presieduto fino all’ultimo, sfilano labari listati a lutto. Ci sono rappresentanti di tutte le istituzioni, dai Comuni della Versilia alla Provincia di Lucca. Partecipano avversari, amici, conoscenti, colleghi, persino Ombretta Colli. E compagni, tanti compagni. In testa c’è l’onorevole Fausto Bertinotti: cinque anni fa venne a Viareggio per sostenere la candidatura a sindaco dell’amico fraterno Milziade. Oggi, con il groppo in gola, recita l’orazione funebre davanti ad una folla oceanica e commossa.

L’ex leader di Rifondazione Comunista dedica le prime righe del suo intervento alla famiglia di Milziade, “ai nipoti che hanno fatto venire alla luce la tua grande umanità. Ci sono momenti in cui non vengono in mente parole, ma quelle sono i ferri del nostro mestiere.

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“Alcune parole sono pesanti come pietre: sono quelle, ricordate dai tuoi compagni di scuola, che pronunciasti per proclamare l’occupazione del liceo. Altre parole sono leggere e non possono esserle quelle di oggi, una giornata segnata dalla rabbia e dalla rivolta contro il destino che ha privato Viareggio e la politica di una figura così significativa.” Non si sente neppure volare una mosca e anche il vento sembra partecipare taciturno, senza soffiare, alla solennità del momento.

“Milziade era l’amico, il compagno. Era un fratello più giovane: ci dividevano molti anni, eppure ci sentivamo figli della stessa storia e della stessa epoca, quella in cui la politica è stata rifiuto di considerare il capitalismo il destino dell’uomo. Milziade è stato un comunista, ma prima di tutto è stato un uomo libero. Ed è stato un padre importante di Viareggio. Non è un caso che oggi gli rendano omaggio il Carnevale, il Cgc, la Croce Verde e tutte quelle associazioni che lo hanno avuto come padrino. Lui sarebbe stato pronto a lasciare il Senato per fare il sindaco di Viareggio.” Già.

“Milziade era anche un uomo lieve, leggero, ma nel senso calviniano del termine: non era un peso sull’interlocutore e sulla comunità. Abbiamo ammirato la sua ironia, che spesso ci ha fatto ridere. Milziade si definiva un comunista di destra, ma non ho mai voluto credergli: ha fatto sempre scelte di sinistra, anche quando uscì dal Pci. Ha portato il meglio della tradizione comunista e rappresentava quello che avremmo potuto essere se dalle lezione della storia non avessimo scelto il peggio e dimenticato il meglio.”

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I volti della platea sono rigati dalle lacrime. Bertinotti mantiene la calma, ma la sua voce inizia a farsi rotta. “Ogni volta ha provato a ricominciare e ad aiutare quanti avevano perso la fiducia e la speranza. Ho letto il suo libro, che avremmo dovuto presentare assieme lo scorso 3 maggio: in quelle pagine ho capito che Marx, Engels e Mao erano importanti, certo, ma anche che quello che impari dai calafati e dai maestri d’ascia non lo impari da nessuno. Anche loro sono fondamentali.

“Mi viene in mente una massima di Paolo di Tarso: ha combattuto la sua battaglia, ha finito la sua corsa, ma non ha perso la fede. Tu, Milziade, non l’hai persa. E poi voglio ricordare la versione italiana dell’Internazionale di Franco Fortini, che scrisse ‘è l’Internazionale, che fu vinta e vincerà’. Vinciamo, Milziade”, conclude Bertinotti, piangendo.

Seguono i ricordi della senatrice Manuela Granaiola, della scuola materna “Basalari” e della Croce Verde. Poi parte il corteo, con i sindaci versiliesi in testa, verso il Comune per poi tornare in via Garibaldi. Il feretro viene portato verso il cimitero e, negli ultimi metri, coricato in spalla. Sembra il finale del film “I cento passi”. Con la differenza che “A whiter shade of pale” dei Procol Harum cede il posto a un “Bella ciao” intonato a squarciagola. E con la differenza che questa non è finzione cinematografica, ma il sincero addio a uno dei più grandi politici di questa città. Ciao Milziade. Come ha ricordato l’amico Fausto “verrà ancora il tuo tempo”.

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