VIAREGGIO. Opere di Pellizza da Volpedo, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Ardengo Soffici, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e molti altri raccontano a Viareggio l’arte italiana del primo ‘900. Dal 20 luglio al Centro Matteucci per l’Arte Moderna saranno allestiti importanti dipinti provenienti da alcune delle maggiori collezioni private nazionali, che nel corso del tempo hanno puntato l’attenzione su i primi decenni del XX secolo, quando si pongono le basi di tanta parte della produzione artistica successiva.  

Intitolata ‘Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935’, la mostra è stata curata da Ada Masoero, Susanna Ragionieri e Nicoletta Colombo, che hanno rispettivamente sviluppato la loro analisi nelle tre sezioni principali in cui è suddiviso il percorso espositivo:  ‘Sotto l’impulso del nuovo secolo, ‘Il clima delle Secessioni Romane’ e ‘Ritorno all’ordine. Novecento Italiano e oltre.

La selezione ha dunque riguardato l’insieme della cultura artistica italiana negli anni che dalla Belle Epoque attraversano la Grande Guerra, si nutrono felicemente del successivo clima europeo del ‘rappel a’ l’ordrè e approdano agli esiti, lungamente rimossi per ragioni ideologiche, ma ormai riconosciuti nel loro indiscutibile valore internazionale, del rinnovato classicismo degli anni ’20 e dei primi anni ’30.

Per indugiare infine sull’avventura delle Secessioni Romane, tanto affascinante quanto poco indagata. Si parte con Giuseppe Pellizza da Volpedo, che apre la sezione ‘Sotto l’impulso del nuovo secolò con ‘L’annegatò (1894), opera fondamentale di un percorso di ricerca tecnica che lo avrebbe portato agli esiti altissimi de Il quarto Stato ed esempio di quel ‘socialismo umanitario’ che arricchisce il divisionismo italiano di contenuti inediti rispetto al pointillisme francese.

Lo stesso spirito si ritrova ne ‘Lo Scaccino’ (1900) di Medardo Rosso e ispirerà tante opere divisioniste di Giacomo Balla, del quale è esposta la precoce ‘Scena notturnà ( 1900). Con lui, dei futuri futuristi sono in mostra i dipinti di Umberto Boccioni (il ritratto della madre intenta a cucire), di Carlo Carrà (con un precoce gioiello divisionista come ‘La strada di casa’) e di Gino Severini (il ‘Ritratto del pittore Utter’).

   Con Costetti e Soffici si entra invece nel fervido, ma assai diverso clima culturale della Firenze d’inizio secolo, in cui si evidenziano gli influssi dell’impressionismo e del post-impressionismo. E’ però con l’avvicendarsi delle Secessioni Romane (quattro grandi esposizioni che si susseguono nella capitale dal 1913 al 1916), che la cultura artistica italiana del primo ‘900 si confronta per la prima volta (e in modo più radicale rispetto alla Biennale di Venezia) con le presenze e i linguaggi internazionali del contemporaneo, innanzitutto francesi, ma anche mitteleuropei e nordici, ponendo così le basi per la costruzione di uno stile moderno.

Nate dopo l’esplosione futurista per opporsi al passatismo dell’arte ufficiale, in polemica con il movimento marinettiano, le Secessioni ebbero anime molteplici, rappresentando il complesso panorama dell’arte italiana alla ricerca di una propria identità. A raccontarle in mostra, i dipinti di Gino Rossi, Felice Casorati, Armando Spadini, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ferruccio Ferrazzi, Felice Carena, ma anche, per il ‘Ritorno all’ordinè, quelle di Filippo de Pisis, Ardengo Soffici, Giorgio de Chirico, Funi, Sironi.

 La rassegna approda infine ai segnali di superamento del ‘900 italiano attraverso le suggestioni espressionistiche di Ottone Rosai (‘Case nei dintorni di Firenzè del 1932) e di Fausto Pirandello, presente qui con un capolavoro come ‘La scala’ del 1934.

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ultimo aggiornamento: 16-06-2013


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