FIRENZE. In Toscana, conducendo un’indagine accurata in ogni provincia, ma certamente non esaustiva, abbiamo rilevato oltre 1500 eventi che si auto-definiscono sagre e/o feste locali, che complessivamente coprono oltre 7500 giornate nel corso di un anno solare.

Mediamente, ogni giorno dell’anno, nella nostra regione, sono in svolgimento più di 20 sagre. Se si considera che la stragrande maggioranza di queste hanno luogo in un arco temporale che va da
Pasqua ai primi giorni di Novembre, è facile immaginarne l’impatto reale sul territorio.
Ciascuno degli oltre 1500 eventi si propone al pubblico  con attività di somministrazione di alimenti e bevande. E’ plausibile ipotizzare che ciascuno di essi eroghi almeno 200 pasti per ciascuna giornata di svolgimento (si tratta di un valore certamente sottostimato), producendo così almeno  1.500.000 coperti, per un  giro di affari stimabile in almeno 30 milioni di euro (20 euro medi a coperto).
Le nostre proposte per garantire una efficace regolamentazione del settore. E’ necessario porre fine all’abuso in atto, che complessivamente squalifica l’offerta enogastronoma, banalizzandola e finisce per operare concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori del settore della somministrazione e della ristorazione, regolarmente autorizzati ed attività durante l’intero arco dell’anno.
E’ necessaria una politica che individui e valorizzi gli eventi di valore, organizzati allo scopo di promuovere e valorizzare prodotti locali di qualità, distinguendo gli stessi dalla miriade di iniziative che molto spesso celano azioni speculative.
A tale scopo proponiamo:
1) vanno definite sagre solo ed esclusivamente le iniziative che davvero valorizzano produzioni locali di qualità, collegate alla stagionalità degli stessi ed al territorio di produzione;
2) va garantito ad ogni costo il rispetto delle norme igienico-sanitarie, che devono uniformarsi a quelle vigenti per gli esercizi di somministrazione, a tutela della salute dei consumatori e della concorrenza;
3) le amministrazioni locali devono rispettare le previsioni del Codice del Commercio, che prevede l’obbligo della programmazione di tali eventi, anche allo scopo di meglio promuoverli;
4) la durata degli eventi non può essere prevista per oltre nove giornate consecutive ed in un determinato ambito territoriale, si deve prevedere un tetto massimo di giornate oltre il quale non sia possibile programmare manifestazioni del genere;
5) i menù delle attività di somministrazione devono essere specificamente riferiti ai prodotti locali da promuovere e non possono proporre più di 10 piatti;
6) sono indispensabili norme per garantire la trasparenza dei soggetti organizzatori e della destinazione dei ricavi, che riteniamo, tendenzialmente dovrebbero essere impiegati per iniziative di promozione del territorio e dei prodotti medesimi;
7) è necessario garantire l’integrazione degli imprenditori commerciali e della ristorazione nelle iniziative, allo scopo di meglio promuovere le stesse e rafforzare il tessuto socioeconomico del territorio.
Per realizzare questo obiettivo Confesercenti lancia una campagna invitando tutti i ristorati ha esporre il logo allegato.
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ultimo aggiornamento: 01-08-2013


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