FIRENZE. Mercoledì 23 ottobre a Firenze, in occasione della prima giornata della XXX Assemblea dell’Anci – Anci Expo, una delegazione di Balneari provenienti dalla Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Abruzzo, Veneto ed isole,  manifesteranno pacificamente per chiedere la salvezza delle 30 mila imprese balneari familiari italiane.

Durante la prima giornata dell’appuntamento fiorentino, alle  14, si svolgerà anche la Conferenza delle Città del Mare dove verranno affrontati importanti temi quali l’applicazione della legge Bolkestein e le gravi ripercussioni sui rinnovi delle concessioni.

Comitato Salvataggio Imprese e Turismo Italiano e Movimento Balneare hanno richiesto di inviare, da tutti i Comuni costieri, rappresentanze costituite da sindaci, assessori al demanio e consiglieri comunali all’ Assemblea dell’Anci.

“Una partecipazione coesa per arginare la posizione romagnola – come scrive sul suo blog il Delegato al Demanio UPI Angelo Vaccarezza, che domani sarà a Firenze a fianco dei balneari – in modo particolare quella assunta dal Comune di Rimini, che ha chiesto al Governo di ritirare dalla legge di stabilità il provvedimento sulla sdemanializzazione. Provvedimento che invece avrebbe risolto buona parte dei problemi dei balneari italiani, evitando il ricorso delle aste ad evidenza pubblica senza paracadute, condizione che ad oggi parrebbe l’unica prospettiva con il rischio, concreto, di veder cancellare un secolo di storia della balneazione italiana”

Quindi mercoledi 23 ottobre, mentre i balneari presidieranno dall’esterno la Fortezza da Basso, nei saloni dell’ Anci i Sindaci e gli Assessori al demanio  si confronteranno per mettere a punto la strategia che l’Anci presenterà al tavolo del Governo nelle prossime audizioni.

Questo il volantino che i balneari distribuiranno all’esterno dei locali dell’Assemblea:

“Fino al 2010 il regime del rinnovo delle concessioni demaniali-marittime per attività turistico-ricreative, dipendeva principalmente dall’art.37, comma secondo, del Codice della Navigazione e dalla Legge “Baldini” (L.88/2001). In pratica, in presenza di più domande, l’articolo 37 dava preferenza al precedente concessionario, questa Legge stabiliva invece il rinnovo automatico di sei anni in sei anni delle concessioni in oggetto. In precedenza si era già passati da una durata delle concessioni, annuale, ad una durata quadriennale. Le due norme contribuivano quindi a dare, alle nostre aziende, quella “tranquillità” necessaria per fare investimenti, migliorare l’offerta, creare posti di lavoro e incrementare la competitività turistica del nostro Paese.

Nel dicembre 2006 l’U.E. approva la direttiva servizi “Bolkestein” (2006/123/CE). Il Commissario Barnier interpreta che l’art.12 di tale Direttiva si possa applicare alle concessioni demaniali marittime. Questa interpretazione, per noi errata, prevede la messa a bando delle nostre concessioni, imponendo criteri tali da insidiare pesantemente il futuro delle nostre attività, con conseguenti e immediati riflessi negativi sugli investimenti e sull’offerta di lavoro in questo settore. La “Bolkestein” viene definitivamente recepita dall’Italia nel marzo 2010. Vengono quindi soppressi l’art.37, comma secondo, del Codice della Navigazione e la Legge “Baldini” entrambi ritenuti in contrasto con la direttiva. La scadenza delle attuali concessioni viene fissata al 31 dicembre 2015; dopo tale data i rinnovi delle concessioni verranno effettuati attraverso bandi dei quali, ancor oggi, non si conosce la struttura. Lo Stato rinuncia così a tutelare gli attuali concessionari demaniali che oggi si trovano a dover affrontare, oltre all’incertezza economica per il ciclo economico sfavorevole, anche e soprattutto, l’incertezza normativa che riguarda la loro operatività. Abbiamo comprato gli stabilimenti balneari a prezzi elevati sul presupposto che la Legge Italiana tutelava gli investimenti nel settore, le nostre imprese, il nostro lavoro; per lo stesso motivo le banche ci hanno concesso mutui per nuovi investimenti e noi, di conseguenza, abbiamo fatto scelte di vita non più reversibili. Tutti noi saremo quindi svantaggiati davanti a qualsiasi tipo di gara perché la nostra vita, la nostra professionalità ed i capitali a nostra disposizione sono già stati impegnati facendo conto su quella legge Italiana che consentiva gli investimenti. Una professione da noi acquisita oppure tramandata per generazioni e che confidavamo, confortati dalla legge Italiana, di poter consegnare a quelle future”.

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