VIAREGGIO. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Viareggio hanno tratto in arresto 13 cittadini extracomunitari, tutti di nazionalità marocchina, pregiudicati, senza fissa dimora, per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, in esecuzione di una misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Lucca.

La richiesta e l’accoglimento delle misure cautelari da parte del Tribunale di Lucca è il frutto di un lavoro di indagine svolto dai carabinieri dell’aliquota operativa di Viareggio, concatenato ad un’altra attività investigativa che ha portato all’arresto, lo scorso giugno, di otto cittadini marocchini, sempre per il reato di spaccio di stupefacenti.

Il prosieguo delle indagini ha permesso di scoprire altri numerosissimi episodi di compravendita di stupefacenti, con particolare riferimento ad hashish e cocaina, condotta in maniera sistematica, nei confronti di una vastissima e consolidata clientela, che affluiva quotidianamente nella pineta di Viareggio ove aveva, per gli acquisti di droga, precisi punti di riferimento (gli odierni arrestati); talvolta, erano perfino gli stessi spacciatori a prendere l’iniziativa di contattare i clienti, quasi si trattasse di un call center.

Entrando nel particolare, è necessario ricordare come l’indagine (denominata “BIKE”) da cui si è sviluppata quella che ha portato oggi all’arresto di 13 spacciatori (denominata “INSIDER”) aveva preso avvio dalla denuncia di una cittadina del luogo, la quale aveva segnalato il vergognoso e ininterrotto traffico di droga che si svolgeva all’interno della pineta di Viareggio, dove venditori e clienti agivano indisturbati a tutte le ore del giorno, senza neppure adottare troppe cautele, evidentemente convinti di una ormai acquisita impunità, in un’area che sarebbe invece dovuta essere teatro dello svago degli abitanti e delle famiglie di Viareggio. Per pervenire all’individuazione di tali episodi criminosi i carabinieri intensificavano dunque i servizi, soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, con pattuglie in abiti civili, con l’utilizzo di veicoli riportanti targa di copertura e con l’ausilio di videocamere e macchine fotografiche.

Dopo gli arresti di giugno, ulteriori accertamenti hanno portato via via a scoprire una rete di malaffare sempre più vasta e articolata, espressione di un fenomeno che coinvolgeva un cospicuo numero di persone e che vedeva un quotidiano smercio di droga, segnatamente cocaina ed hashish, per quantitativi ingenti. L’analisi dei tabulati del traffico telefonico sulle utenze in uso agli extracomunitari ha consentito di individuare la vasta clientela che, tramite le dichiarazioni rese ai carabinieri, ha fornito indicazioni precise sulle modalità degli accordi, sul numero degli acquisti, sui quantitativi e sui prezzi della compravendita di droga che avveniva in pineta.

I militari dell’Arma, sulla scorta delle dichiarazioni rese dai giovani acquirenti, che rappresentano comunque solo un campione, ancorché vasto, di tutti coloro che per gli stessi fini frequentavano la pineta, sono giunti a formulare un calcolo globale dello stupefacente oggetto di commercio, quantificandolo in 10 kg di cocaina e oltre 30 kg di hashish nell’arco di 2 anni con altrettanto ingente guadagno, dimostrando così l’esistenza di un fiorente commercio, svolto in maniera organizzata e tale da oltrepassare i confini della provincia e da essere noto anche in altre località.

Il primo provvedimento cautelare (gli otto arresti di giugno) sono dunque il risultato di un paziente lavoro investigativo posto in essere dai carabinieri mediante servizi di appostamento con repertazione fotografica ritraente numerosi indagati negli incontri con i clienti i quali, fermati subito dopo gli acquisti, hanno indicato i loro spacciatori mediante riconoscimenti fotografici. Le operazioni investigative, come sopra detto, partite da questa prima indagine, sono poi proseguite, con l’esame di molte persone individuate estrapolando dai tabulati le relative utenze telefoniche e proprio le dichiarazioni da questi rese costituiscono il dato probatorio più rilevante.

Vi è anche un numero assai cospicuo di persone interrogate che, pur non operando positivi riconoscimenti nelle fotografie sottoposte alla loro attenzione, hanno comunque confermato di essersi ivi recate per l’acquisto della sostanza stupefacente e a tal fine di aver trattato con soggetti di origine magrebina. Un numero ancor più cospicuo di persone interrogate ha invece fornito dati precisi circa le modalità e la frequenza degli acquisti, i quantitativi, le somme corrisposte, collocando la vicenda a partire dal 2011 fino ai giorni nostri. A tutto questo, si aggiungono le dichiarazioni confessorie rese al Pubblico Ministero da alcuni degli indagati arrestati a giugno. Attraverso queste ultime dichiarazioni è stato possibile aprire un terzo filone di indagine acquisendo anche gravi elementi indiziari a carico di altri soggetti di origine magrebina, indicati come fonte di approvvigionamento dello stupefacente.

A seguito di queste dichiarazioni e riconoscimenti avvenuti in carcere, sono state autorizzate le intercettazioni sui telefoni dei presunti fornitori, attività tecnica che si è rivelata particolarmente difficile posto che gli indagati, evidentemente consapevoli della probabile attivazione di tale strumenti di indagine, erano soliti mutare, in modo rapidissimo le schede telefoniche, intestate spesso a cittadini cinesi o rumeni.

In pochi mesi comunque è stato possibile così individuare i responsabili di tale attività delittuosa e la sinergia e la collaborazione tra i Carabinieri e l’Autorità Giudiziaria (nello specifico nella persona del Pubblico Ministero Dott. Salvatore Giannino che ha diretto le indagini e il Giudice per le Indagini Preliminari Dott.ssa Marcella Spada Ricci) ha permesso in tempi rapidissimi di assicurare alla giustizia gli spacciatori.

Nel corso di tutta l’attività info-investigativa che ha portato poi ai tre filoni di indagine sopra detti, sono stati operati altri sette arresti in flagranza, sequestrati circa 23.000 euro in contanti provento delle attività delittuose e sequestrati complessivamente circa un chilo di hashish e 60 gr di cocaina.

Per il reato di spaccio di stupefacenti, dall’inizio dell’anno, i carabinieri della Compagnia di Viareggio hanno tratto in arresto 86 persone di cui 39 in flagranza di reato.

Nell’ambito del contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti, è in atto un servizio straordinario di controllo del territorio, che vede come obiettivi sensibili tutte le zone del comune di Viareggio, in particolare le pinete, piazza Dante, piazza D’Azeglio, la Darsena e così via. Dalle prime luci diverse pattuglie si sono alternate rastrellando aree e zone boschive per rintracciare i ricercati, svolgendo diversi servizi di vigilanza; un contributo fondamentale è stato dato dai carabinieri del Nucleo Cinofili di Pisa San rossore che, con diversi cani antidroga, hanno ispezionato le aree più sensibili della pineta e dai carabinieri della Compagnia di Intervento Operativo del 6^ Battaglione Toscana, che insieme ad altri 40 militari questa mattina hanno permesso l’esecuzione delle 13 misure restrittive in carcere, dopo il controllo e la perquisizione di numerose case abbandonate, dove di solito dimorano i pusher della pineta.

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