MARINA. Durante il periodo estivo  abbiamo avuto  una chiara percezione di come il rumore diventi un problema che interessa molte realtà locali e tantissimi cittadini. Infatti nei mesi estivi si verificano condizioni favorevoli a creare conflittualità determinate dal disturbo provocato dal rumore. E questa estate, da Marina di Pietrasanta a Torre del Lago, abbiamo visto diversi locali essere sanzionati.

Da una parte si moltiplicano le manifestazioni, gli spettacoli , i locali che fanno musica all’aperto, e dall’altra, nelle abitazioni, si tengono le finestre aperte per difendersi dalla calura. Tutto ciò determina – specialmente nelle ore serali e notturne – disturbo, proteste, conflitti, dei residenti e dei villeggianti Durante l’estate, infatti, sono centinaia le manifestazioni/eventi che si tengono nei vari territori provinciali, che si vanno ad aggiungere alle attività di carattere permanente quali discoteche, bar, ecc. che in tale stagione determinano a loro volta segnalazioni di disturbo.

Si tratta, con tutta evidenza, di cercare di contemperare nel modo più efficace il diritto dei cittadini al riposo (che ha implicazioni dirette sulla salvaguardia della salute) con il diritto allo svago ed alla realizzazioni di attività ricreativo – turistiche da parte degli operatori economici. Il tutto nel pieno rispetto di quanto prevede la legge.

In genere la “colpa” di multe e controlli viene addossata all’ente individuato dalla legislazione in materia di inquinamento acustico : l’Arpat.  Per questo la stessa a genia regionale suggerisce che “Una prima azione utile sarebbe quella di operare in sede preventiva, cioè richiedendo sempre, quando sono rilasciate autorizzazioni “in deroga” per eventi e attività di durata superiore a 3 giorni, una misura del rumore al primo giorno dell’attività da parte del tecnico competente incaricato dalla ditta che ha richiesto l’autorizzazione stessa, che asseveri il rispetto della normativa; spesso infatti le valutazioni di impatto acustico presentate a corredo della domanda si basano su valutazioni preventive teoriche che non tengono conto degli effettivi impianti che verranno installati. È inoltre in discussione presso il Consiglio Regionale la proposta del nuovo regolamento sull’inquinamento acustico (ai sensi dell’art. 2 comma 1 della L.R. 89/98 e s.m.i.), che, per l’aspetto delle deroghe, prevede una riduzione delle serate autorizzabili in deroga (rispetto alle 30 serate previste nella precedente DCR 77/2000), in base anche alla classe acustica in cui è prevista l’attività”.

“Riguardo invece ai controlli per il rispetto dei livelli di rumore è necessario tenere conto che è possibile – spiega Arpat –  operare su più piani e cercando di utilizzare le risorse disponibili in modo complementare e quindi ottimale. In primo luogo, in presenza di esposti di cittadini che lamentano il disturbo prodotto da impianti o attività rumorose (ad esempio nel 2012 hanno costituito circa un quarto del totale degli esposti ricevuti da ARPAT), i Comuni potrebbero adottare una prima iniziativa dissuasiva, invitando gli interessati, anche attraverso autocontrolli e interventi di bonifica se necessari dalle misure, ad assicurare il rispetto dei limiti di legge o previsti nella autorizzazione (in caso di deroghe). Nel 2012 ARPAT ha effettuato complessivamente 142 ispezioni per la verifica dell’inquinamento acustico a seguito di esposti.

“Un aspetto che crea molti problemi è costituito dal rispetto degli orari delle manifestazioni in deroga (fonte principale delle segnalazioni da parte dei cittadini). Il Comune, che è l’ente che deve verificarne il rispetto attraverso la polizia municipale, ne deve tenere conto in fase di autorizzazione, cercando anche di programmare i controlli stessi. Infatti, in mancanza di verifiche, è facile che proliferi il non rispetto degli orari previsti. D’altra parte, un ruolo importante di controllo potrebbe essere utilmente svolto proprio dalla polizia municipale, che è in grado di assicurare una presenza capillare sul territorio, ed il cui intervento può costituire un deterrente importante per comportamenti scorretti altrimenti difficilmente arginabili, ad esempio gli schiamazzi al di fuori dei locali, che costituiscono una violazione del codice penale (disturbo della quiete pubblica), ma per i quali non è necessario, in base anche alla giurisprudenza, effettuare “misurazioni”. Sarebbe utile poi, proprio per questa capillarità della polizia municipale, che i suoi operatori possano opportunamente formati e dotati (almeno nelle realtà più grandi) di fonometri per poter effettuare controlli strumentali, come già accade in alcuni comuni (es. Firenze) con effetti positivi”.

In ogni caso è auspicabile che sempre più queste problematiche siano affrontate in modo concertato e coordinato fra i principali soggetti istituzionali interessati, Comuni, ARPAT e ASL (per gli aspetti relativi alla tutela della salute dei cittadini) in modo assicurare il massimo di efficacia dell’azione dell’amministrazione pubblica.

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