PIETRASANTA. Ora si andrà avanti per vie legali. Il comitato Rete Ambientale della Versilia dice basta ad incontri e compromessi, e si rivolge con un esposto alla magistratura.

Nel loro dettagliato comunicato stampa le ragione della loro azione.

“In un famoso film Totò esclama:”ogni limite ha la sua pazienza” invertendo soggetto e complemento per rendere più evidente l’esasperazione raggiunta. Anche il limite dei cittadini della Versilia ha esaurito la sua pazienza. Essi hanno negli anni segnalato con precisione e dettagliatamente i punti deboli, le lacune, le omissioni, le irregolarità rilevate intorno alla decisione di costruire l’inceneritore di Falascaia, alla costruzione dell’inceneritore ed alla gestione dello stesso. Un impianto voluto ed imposto dalla Regione e che temiamo abbia causato gravi danni :

· alla salute, in effetti non si spiegano i numerosissimi casi di neoplasie registrati in Versilia dal 1974 ad oggi.

· all’ambiente, sommando ai danni provocati dal primo impianto (le 150.000 tonnellate di ceneri accumulate sulla collina) quelli prodotti dalla cattiva gestione del secondo impianto (vedi indagine ARPAT che ha rilevato concentrazioni elevate di diossine nei sedimenti del torrente Baccatoio e alla foce del fiume Motrone) dopo che sono stati sversati 3700 mc di liquidi contenenti diossina e che probabilmente sono finiti o finiranno in mare.

· alle tasche dei cittadini: l’impianto che doveva costare 81 miliardi di lire e che invece è costato circa 200 miliardi di lire a causa dei costi aggiuntivi, di quelli derivati dagli atti di sottomissione, di quelli non preventivati dal Commissario Daviddi caduti a pioggia sulle amministrazioni locali ed in ultimo di quelli derivanti dalla causa Tev per le “riserve” costituite solo da oneri finanziari .

Nessun rappresentante delle Istituzioni ha voluto ascoltarci anzi, per arginare la palese contrarietà della popolazione locale, sono state dette cose assolutamente false con l’arroganza di chi , addetto ai lavori, si dichiara depositario della conoscenza, mentre al popolo bue viene rinfacciata di principio l’incompetenza e pertanto, oltre all’imbonimento propagandistico, non lo si ritiene degno di alcuna considerazione.

E così in risposta alle nostre preoccupate segnalazioni, quasi sempre anche documentate, alcuni dei nostri “rappresentanti” han potuto dire che l’inceneritore di Falascaia era “come un fiore all’occhiello tanto era controllato e monitorato” (parole testuali) .

Tanto monitorato e ben funzionante che, per non farlo chiudere, veniva regolarmente taroccato il sistema di monitoraggio, come ha dimostrato il processo che si è chiuso e di conseguenza, così poco funzionante, che ha provocato inquinamento come sta appurando il processo in corso.

Quindi i cittadini della Versilia non si fidano più di coloro che per anni hanno detto che tutto era regolare e che non c’erano pericoli.

Sin da quando fu ventilata la costruzione del nuovo inceneritore gli abitanti del Pollino chiesero che venisse fatta un’indagine sulla idoneità del luogo prescelto, già sede di un inceneritore spento a furor di popolo e sicuramente fonte di inquinamento. Per sostenere le loro argomentazioni i cittadini promossero un’indagine statistica sulle cause di morte nel territorio circostante il vecchio inceneritore (visto che anche all’epoca gli appelli per uno studio epidemiologico fatti al Sindaco e ai responsabili Asl echeggiavano nel vuoto): andarono casa per casa a chiedere quale fosse stata la causa dei decessi dei familiari negli ultimi anni. Ne venne fuori che su 100 decessi 62 erano avvenuti a causa di tumori.

Nessuno volle ascoltarli.

Solo dopo che vennero alla luce i taroccamenti del sistema di monitoraggio –luglio 2008- la Regione Toscana promise un’indagine epidemiologica: la prima parte dell’indagine a cura dell’ARPAT e’ stata resa nota nel maggio 2012…..

Nonostante le nostre richieste non ci è stato consentito di partecipare a questa indagine, neppure come auditori. Neppure dopo la pubblicazione della prima parte dell’indagine, qualcuno si è sentito in dovere di illustrarne i risultati ai cittadini.

Dopo aver letto le conclusioni dell’indagine, aiutati dagli esperti dott. Stefano Scarselli e dott. Paolo Franceschi, abbiamo tratto le conclusioni che il rapporto Arpat appare deficitario:

1° per quanto riguarda la modellistica utilizzata;

2° per gli scenari emissivi;

3° totale assenza di considerazioni per la componente secondaria dell’aerosol;

4° sottostima del contributo all’inquinamento al suolo;

5° inadeguata considerazione dell’impatto di elementi critici come mercurio e arsenico.

Inoltre, anche sotto il profilo sanitario, il rapporto è carente perché risultano escluse dall’indagine epidemiologica tutta una serie di malattie correlate all’inquinamento atmosferico e ad un ambiente circostante un impianto di incenerimento.

Data la persistente sordità delle Istituzioni i cittadini hanno deciso di rivolgersi ancora una volta alla Magistratura presentando un esposto denuncia”.

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