Sella e  prostata. Ciclisti della domenica. Sesso, no Problem. Paternità, insomma…

Oggi ci parla di un fenomeno molto diffuso qui in Versilia, il ciclismo, e delle sue ripercussioni sull’apparato riproduttivo. Ore e ore sul sellino, se non influiscono sulla sessualità, possono però influire sulla possibilità di diventare papà, ed aggravare i problemi alla prostata se già presenti.

La nostra Versilia è terra di ciclisti più o meno amatoriali. E sono molti gli amanti delle due ruote che seguendo la nostra rubrica, ci pongono l’annoso dubbio: “..ma la bicicletta fa male..lì?..”.

Il ciclismo è un grande sport, salutare e molto meno traumatico rispetto ad altri. Non a caso è praticato anche dai non più giovani e probabilmente è lo sport più esercitato, anche ad alto livello, da chi ha raggiunto la cosiddetta terza età. Ma è proprio col passare degli anni che in qualche over-45 amante delle due ruote può comparire qualche fastidioso e sgradevole problema “lì sotto”..

LA PROSTATA. 

Incriminato del delitto sarebbe la “famigerata” sella sportiva che “pigiando” proprio lì, causerebbe danni e lutti al povero maschietto. In realtà i pareri sulla pratica dell’attività ciclistica per chi soffre di prostata non sono univoci e il rapporto bicicletta-prostata è oggi messo in discussione. In passato si riteneva la pratica ciclistica sconsigliabile a causa del sellino, che comprimendo la zona dove è situata la prostata e i nervi e vasi genitali avrebbe causato problemi di sesso, fertilità e minzione. In realtà la cosa è molto meno certa di quello che in genere si pensa in quanto la compressione del sellino si ripercuote sopratutto sulla superficiale zona perineale piuttosto che sul più profondo piano prostatico.

(foto Stefano Dalle Luche)
(foto Stefano Dalle Luche)

Ogni ciclista, in effetti, sa che durante e dopo una lunga pedalata possono comparire disturbi alla prostata temporanei come addormentamento dei genitali, formicolii in questa sede e qualche fastidio a urinare. Sono disturbi dovuti alla compressione prolungata dei nervi e vasi di questa zona che regrediscono spontaneamente variando la posizione in sella o alzandosi per qualche attimo sui pedali o semplicemente alla fine della pedalata.

Per quanto riguarda la prostata in sé, l’attività ciclistica non dovrebbe, invece, entrare direttamente in causa: una prostata sana, di dimensioni normali, non risente della sella. Non a caso i problemi, quando ci sono, nascono sopratutto nella pratica amatoriale.

A livello professionistico non si hanno riscontri di frequenti danni alla prostata. Questo per la giovane età, l’allenamento corretto, l’assenza di sovrappeso e all’impiego di mezzi adeguati. Nel ciclista amatoriale invece l’età, che porta con le l’ingrossamento prostatico, è un fattore aggravante. Inoltre molti sportivi amatoriali usano invece mezzi decisamente poco protetti. Il sovrappeso è poi un fattore decisivo, sottovalutato da chi pensa di dedicarsi alla bici anziché, ad esempio, alla corsa proprio perché ha chili di troppo.

Diverso il discorso in caso di patologie prostatiche in atto, soprattutto quando ci troviamo di fronte a sintomi riferibili ad infiammazione dell’organo: la PROSTATITE. In questi casi, indipendentemente dall’età, l’attività ciclistica deve essere sospesa fino a guarigione avvenuta, ascoltando e rispettando quanto consigliato dal medico e dallo specialista.

Non c’è infine nessuna correlazione tra tumore della prostata e ciclismo, ma dato che i valori del PSA (esame del sangue che aumenta in caso di tumore) possono risalire in modo anomalo dopo una pedalata, è meglio lasciar trascorrere almeno 48 ore dall’attività ciclistica prima di sottoporsi a questo esame.

Insomma, potremmo così provare a sintetizzare il tutto: la bicicletta non fa male alla prostata ma se la prostata è ammalata il “pigiarci sopra” non gli fa certo un gran bene..

E per il SESSO?

foto Marco Pomella
foto Marco Pomella

Tranquilli! Per gli uomini, la bicicletta amica del sesso! I vantaggi del ciclismo, come di tutta l’attività aerobica, per migliorare la funzionalità erettile nell’uomo sono riconosciuti da tempo. Solo un esercizio davvero prolungato, con allenamenti quotidiani di diverse ore, può creare qualche momentaneo problema. In questo caso la compressione delle arterie pudende può limitare il flusso di sangue ai corpi cavernosi del pene, portando a una erezione temporaneamente insufficiente. Poi, tutto passa…

E per la FERTILITÀ?

In questo caso, occhio alla sella delle bici! Se si esagera con il ciclismo qualche rischio sulla fertilità in effetti si corre. A dirlo è una ricerca sulla rivista medica internazionale Fertility and Sterility, secondo cui più di cinque ore alla settimana sul sellino possono danneggiare le capacità di movimento degli spermatozoi. Ricercatori dell’Università di Boston hanno rilevato come chi passava in bici più di 5 ore aveva il 31% di probabilità di avere una bassa conta degli spermatozoi.

Ma anche se in parte tranquillizzati qualche accortezza è pur sempre bene aver presente prima di inforcare le nostre due ruote:

POSIZIONE DELLA SELLA. Se si è correttamente seduti sulla sella o, meglio, se la sella è adatta, si appoggiano su di essa quelle due protuberanze ossee del bacino, le tuberosità ischiatiche, che possiamo palpare a livello dei glutei, lateralmente al perineo. La zona perineale dovrebbe solo toccare la sella, sfiorarla, senza appoggiarsi con tutto il peso, dato che si trova più in profondità rispetto alle due tuberosità. Quindi, se tutto è corretto, la zona perineale e la sottostante prostata non saranno compresse. I problemi provengono quindi dalla morfologia e le dimensioni della sella, che devono essere adatte alla nostra anatomia. La distanza fra le due tuberosità ischiatiche non è identica in tutti gli individui. Questo fa sì che non tutte le selle siano adatte allo stesso atleta. In particolare, la larghezza deve essere tale per cui le tuberosità si appoggino bene su di essa e la parte più stretta della sella non si incunei fra di esse, comprimendo il perineo. La sella, poi, deve essere posizionata a misura, in modo tale che sia più parallela possibile al terreno, così che la punta non sia volta né verso l’alto né verso il basso. Nel primo caso, infatti, può comprimere eccessivamente e, nel secondo, si rischia di tendere a scivolare in avanti, aumentando lo sfregamento e obbligando la muscolatura della schiena a un eccessivo lavoro.

(foto Stefano Dalle Luche)
(foto Stefano Dalle Luche)

 TIPOLOGIA DELLA SELLA.  La sella ideale non esiste. Ogni sella può essere ideale solo se ben si adatta alla conformazione personale. Esistono numerose selle ideate e costruite per chi ha problemi di prostata: apribili, con una depressione al centro, ecc, ma anche in questo caso non è detto che la sella si adatti alla propria conformazione. Il disegno di queste selle si basa sull’anatomia e sono concepite per evitare compressioni, ma le soluzioni sono diverse e i tipi diversi. Purtroppo, in questo caso, non esistono consigli certi da dare. Provare la sella prima di acquistarla è l’unico metodo che può guidare alla scelta più idonea alla propria conformazione. Sicuramente, una sella già da subito deve risultare confortevole. Tuttavia la prima impressione può non bastare: i problemi si evidenziano, quasi sempre, dopo almeno un’ora di pedalata e su terreni o con impegni che obbligano a posizioni stabili protratte.

CONCLUDENDO

Allora cari amici ciclisti. State abbastanza tranquilli : non c’è una sicura correlazione tra l’utilizzo della bicicletta e la comparsa di qualche patologia a carico della prostata. NON è la bicicletta che fa crescere o ammalare la prostata! Tuttavia nei soggetti di età superiore ai 45-50 anni, in cui l’ ipertrofia prostatica comincia ad essere abbastanza frequente, la comparsa di una qualche sintomo a carico di questo organo può effettivamente essere associato all’utilizzo della bicicletta, ma quasi esclusivamente in situazioni in cui la prostata e’ già in qualche maniera sofferente, come nel caso di una prostatite, e magari in associazione a un utilizzo molto saltuario della bici e a una condizione di sovrappeso corporeo.

Quindi, in caso di una semplice ipertrofia prostatica benigna, si può tranquillamente continuare a uscire in bicicletta. Magari utilizzando un sellino adatto alla conformazione del proprio bacino e verificando con attenzione le misure della bici e l’assetto in sella, facendosi sempre consigliare da un esperto.

Purtroppo, non esiste molta cultura sportiva, anche nella classe medica, e per molti di noi è difficile comprendere come proibire un’attività sportiva, l’attività fisica più amata, sia invalidante, specie da un punto di vista psicologico.

Quindi cari amici ciclisti, bando ai timori e BUONA PEDALATA! Magari con qualche piccola attenzione..

 “Nessuna delle nostre piccole sofferenze quotidiane resiste a un buon colpo di pedale. Tristezza, attacchi di malinconia… inforchiamo la bicicletta e fin dalle prime pedalate abbiamo l’impressione che un velo si squarci”. Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia, 2000

 

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