FIRENZE. “C’è una industria toscana che reagisce alla crisi, che indica la strada. Una industria che incrementa il fatturato, aumenta l’occupazione e si è internazionalizzata. Se vogliamo salvare la Toscana dobbiamo puntare su questa impresa e assicurare che i fondi comunitari 2014-2020 vadano a questi soggetti più dinamici. E’ una scelta dura, una scommessa radicale, netta e quasi esclusiva. Alle imprese in difficoltà possiamo garantire prestiti agevolati, sopporto al credito Ma i fondi europei non si spalmano più. Se sei in periodo di siccità e hai poca acqua non la disperdi su tutti i terreni, ma la utilizzi per annaffiare prima di tutto i terreni più fertili quelli che producono di più e possono ‘sfamare’ più persone”.
Sceglie parole nette il presidente della Regione Enrico Rossi alla Conferenza di inizio anno dell’Irpet, nell’auditorium di Santa Apollonia a Firenze, ribadendo la volontà di anticipare rapidamente (a primavera) 100 milioni del nuovo settennato europeo per destinarli alle imprese trinanti e che fanno rete. “Una scelta non facile – sottolinea -, ma coraggiosa e che farà bene alla Toscana. Queste imprese esistono in Toscana, secondo l’Irpet sono circa 3.200. A queste aziende indirizzeremo il nostro sostegno. C’è un nuovo capitalismo in Toscana che ha retto l’urto della crisi, fatto di medie, grandi imprese, ma anche di piccole e piccolissime aziende. Questo insieme differenziato esiste ed è la nostra forza”.
Rossi ha dato la sua interpretazione di crisi come “trasformazione”. “In un paese che non va bene – ha proseguito – scopriamo che la Toscana regge l’urto meglio dell’Italia e delle altre regioni del Centro Nord.   Questo vale per l’andamento del Pil (dal 2008 al 2013 Toscana -4,3%, Italia -5,9), degli investimenti (Toscana -4,2 e l’Italia -13,1) e dell’export (Toscana +16,6%, Italia 2,6). Non so a cosa attribuire questa ‘resilienza’ e capacita di rilanciarsi. Penso che un contributo sia stato dato anche dalle istituzioni, che hanno individuato nel manifatturiero il punto di forza fondamentale della nostra economia e che hanno saputo usare bene i fondi comunitari, 450 milioni di euro tra il 2008 e il 2013, che hanno generato un volume complessivo di investimenti di circa 850 milioni. Ora siamo di fronte a scelte ancora più importanti e vogliamo attivare impulso ancora più forte perché i nuovi fondi vadano a soggetti più dinamici e competitivi”.
“Senza ripresa investimenti pubblici non ci si fa – ha detto ancora Rossi, affrontando il problema dell’occupazione, soprattutto giovanile  – Bisogna che il Governo intervenga, che la stessa Europa lanci un piano di sostegno ai nuovi occupati specialmente in settori come la cultura, l’ambiente, il sociale. Ci sono spazi enormi perché l’occupazione possa riprendere con l’impegno di qualche miliardo da parte dello Stato. Se rigorosa, mirata a bisogni effettivi, la spesa pubblica è una buona spesa, che trascina industria e indotto. Il taglio della spesa pubblica è stata l’idea che ha portato l’Italia alla recessione”.
Infine quella che Rossi ha chiamato la sua “grande preoccupazione”, il lavoro nero. “C’è un pezzo di Toscana che scivola in quella direzione, una economia malata e cattiva che prospera sull’evasione fiscale e sullo sfruttamento dei lavoratori. Sento gli imprenditori risentirsi. Ma bisogna aiutare la Guardia di Finanza nella lotta alla evasione. Prato, di cui si parla prevalentemente quando di tocca questo tema, è la punta, molto estesa, di una  situazione che tende ad allargarsi. Ma se l’evasione diventa lo strumento per galleggiare nella crisi – ha concluso – ci troveremo in un vero disastro”.
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ultimo aggiornamento: 04-02-2014


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