VIAREGGIO. “Ho partecipato, per il Caracol (che allora era circolo territoriale di Rifondazione) e con altri compagni, alle riunioni di confronto per le elezioni comunali di Viareggio, ed ho partecipato anche a diverse riunioni esclusive della “sinistra”  (partecipavano Rifondazione, ComunistiIt.,SEL, IDV) dell’allora eventuale coalizione. Avevo – avevamo – chiesto con una certa insistenza di tentare la via del candidato autonomo dal PD, cosa  che vista l’incredibile bassissima affluenza avrebbe avuto una sua logica. Dentro l’allora nostro Partito puntammo i piedi, chiedendo che l’entrare in coalizione fosse messo in votazione, una testa un voto di tutti gli iscritti, ma con un atto arrogante fu votato l’appoggio al centrosinistra dal comitato politico federale con una evidente forzatura ( e contro il parere del segretario nazionale Paolo Ferrero) che portò poi all’abbandono, da parte di tutto l’allora circolo Caracol, diRifondazione”.

Chi scrive è Jan Vecoli, esponente del Caracol di Viareggio e, in passato, consigliere comunale di Rifondazione a Camaiore. “Oggi, è sempre antipatico farlo ma in questo caso necessario, vien da dire a tutti : ve l’avevamo detto”.

“Ve l’avevamo detto che non c’era un programma credibile di governo della città, ve l’avevamo detto che sarebbe stato meglio andare da soli, tentare una via nuova all’approccio del governodella città di Viareggio, ve l’avevamo detto che bisognava almeno tentare discardinare il sistema, ve l’avevamo detto e ridetto che bisognava stare attentia  quelli che oggi vengono chiamati “poteri forti”, ve l’avevamo detto che lostato del bilancio del comune di Viareggio era drammatico, ci eravamo informati, avevamo studiato. Siamo stati trattati da mezzi scemi, rivoluzionari della domenica, gente che non aveva idea di quello chediceva, trattati con sorrisini e gomitatine”.

“Del resto le poltrone e le promesse in politica fanno perdere di vista la ragione e il senso della realtà. Ogni alleanza va fatta studiando parola per parola il patto di governo che si propone alla città, non affidandosi al caso e alle parole date. La parola data, in questo tipo di politica, vale purtroppo quanto un titolo di stato argentino nel 2001. Oggi lo scenario è apocalittico. Una classe politica allo sbando, una città in preda a una guerra di palazzos paventosa, una sinistra ( se così ancora si può chiamare) che sembra essere complice. Chi è stato fatto fuori sembra essersi svegliato tutto d’un colpo e la cosa non dispiace. Mi auguro che questa situazione serva di lezione per un futuro che potrebbe non essere così remoto”.

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ultimo aggiornamento: 06-02-2014


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