LUCCA. Mettere il territorio rurale al centro dell’attenzione (e della pianificazione) degli enti locali, delle categorie economiche e delle associazioni ambientaliste, per valorizzare, con un approccio moderno e innovativo, gli spazi aperti. E ciò sia ai fini della conservazione del paesaggio agrario e delle tradizioni culturali locali, sia per contribuire allo sviluppo socio-economico delle comunità rurali, in un contesto in cui l’agricoltore non è solo un produttore di merci, ma anche una figura in grado di erogare altri servizi e di presidiare beni comuni.

È su questa complessa e intrigante tematica che la Provincia ha promosso un seminario dal titolo “Le qualità del territorio rurale. Dal patrimonio territoriale alle strategie per la pianificazione”, in programma giovedì 13 febbraio a Palazzo Ducale. Incontro che trova un riferimento di strettissima attualità nella variante del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, strumento di pianificazione che proprio sul territorio rurale intende far luce, anche per frenare la sua progressiva erosione dovuta all’espansione dell’urbanizzazione, e cioè all’eccessiva cementificazione che, negli ultimi anni, ha cambiato – accomunati in un unico destino – paesaggio urbano e paesaggio agricolo.

“Le elaborazioni e le riflessioni emerse nel processo di costruzione della variante – afferma l’assessore provinciale all’Urbanistica, Francesco Bambini – intendono evidenziare le possibilità di recupero, di riutilizzo e di riattribuzione funzionale delle aree rurali che, seppure sottoposte a fenomeni di pressione insediativa e di abbandono delle attività agricole, conserva, ancora intatta, la possibilità di svolgere una pluralità di funzioni irrinunciabili per il territorio provinciale e per la collettività”. Funzioni che si traducono concretamente in servizi: di rifornimento (cibo, acqua, energia); di regolazione (sequestro dell’anidride carbonica, processi di decomposizione); di supporto (produzione di biomassa, formazione dei suoli); ma anche culturali (scienze, educazione, spazi ricreativi).

“Il territorio rurale – spiega a sua volta l’assessore provinciale all’Agricoltura, Diego Santi – assurge quindi a elemento centrale nello sviluppo di una comunità, in quanto fornitore di prodotti alimentari, di servizi, ma anche soggetto che conferisce una significativa qualità identificativa agli insediamenti e al loro contesto ambientale. Qualità che deriva dallo stretto rapporto tra natura e storia e dal consolidato rapporto tra attività umana e i luoghi che l’accolgono. La coltivazione è essenzialmente cura e quindi comporta automaticamente una necessaria responsabilità nei confronti dello spazio urbano ed anche delle aree verdi, di vario tipo, che ne fanno parte”.

Ecco perché anche le aree più prossime agli insediamenti necessitano di essere ripensate secondo linee strategiche che conferiscano centralità al valore della terra, inteso come valore di una risorsa indispensabile alla vita, non rinnovabile e multifunzionale. Da qui si deve ripartire, per garantire una nuova prospettiva all’utilizzo delle aree che rischiano l’abbandono o l’ulteriore inclusione nel territorio urbano.

Di qui il contributo del convegno di giovedì prossimo, che nasce anche per sollecitare un confronto su una materia di stretta competenza di un ente di livello sovracomunale come la Provincia ma che – anche nella prospettiva della trasformazione istituzionale in corso – rimarrà sicuramente come “terreno” di studio, per fornire utile conoscenza al pianificatore comunale.

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ultimo aggiornamento: 08-02-2014


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