VIAREGGIO. Parlare di azionariato popolare per salvare il Carnevale di Viareggio? Probabilmente una perdita di tempo. Perché sarebbe stato approvato – il condizionale è d’obbligo – il nuovo statuto della Fondazione Carnevale che non prevede più la figura del “socio partecipante”, indicata invece nella sua versione attuale attuale. Quello di Gualtiero Lami, vicepresidente del consiglio d’indirizzo di Palazzo delle Muse, è un autentico coup de théâtre che vivacizza la presentazione alla città degli Amici di Burlamacco e del loro progetto “Carnevale Vivo”.

Come il Barcellona. Ma andiamo con ordine: nei locali della Croce Verde questo gruppo di carnevalari, formato da ex membri della Fondazione Carnevale quali Renzo Pieraccini e Maria Gallo, svela i contenuti della sua proposta per aiutare Burlamacco. Ovvero: “Lo statuto della Fondazione Carnevale riconosce la possibilità che soggetti singoli ed associati possano partecipare direttamente ai lavori dell’ente attraverso la figura del ‘socio partecipante’ che, pagando una quota associativa concordata con il cdi della Fondazione, permette ad essa di poter avere un rappresentante all’interno del consiglio stesso”. Riassumendo in due parole: azionariato popolare.

amici di burlamacco E Pieraccini, ex vicepresidente del cdi della Fondazione stessa, cita come esempio il Barcellona, i cui soci eleggono addirittura il presidente: “Siamo i primi a proporre la possibilità che cittadini singoli o associati contribuiscano economicamente alla realizzazione del Carnevale”, prosegue Pieraccini. “Noi chiediamo una modifica allo statuto con la presenza di due consiglieri d’indirizzo scelti dall’azionariato popolare e dagli enti o aziende che vorranno stanziare fondi per il Carnevale. E dal momento che, da statuto, è il consiglio d’indirizzo a nominare il presidente della Fondazione, in un certo senso saremmo come il Barcellona”. Perché non è stato proposto tutto questo ai tempi in cui Pieraccini e altri erano nel cdi della Fondazione? “Perché la mia era una figura politica: una volta rassegnate le dimissioni, ho potuto iniziare a ragionare in maniera diversa verso il Carnevale. In 20 anni ho fatto certamente qualche errore, ma ho anche maturato esperienza”.

A chi tocca ‘un pianga. Pieraccini non risparmia bordate a chi si ritrova tra le mani il destino del Carnevale. Ce n’è per il Comune, reo di “perpretrare un’eutanasia nei confronti del Carnevale”, per la Fondazione “troppo debole, passiva ed eccessivamente statica nella sua posizione” e per i carristi “soggetti indispensabili per la manifestazione a cui chiediamo di essere meno sindacato, più aperti alla meritocrazia e più imprenditori di se stessi”.

Ma questo gruppo, che ha già raccolto oltre 15mila euro, non vuole essere in contrapposizione con l’attuale presidente Stefano Pasquinucci, al quale anzi manifestano la loro vicinanza: “Vogliamo solo portare il nostro contributo e guardare avanti: in questa fase bisogna agire e dare un futuro al Carnevale, non possiamo perdere tempo. Per questo abbiamo creato questo gruppo aperto a qualsiasi tipo di contributo, sia economico che in termini di idee. E la prossima settimana presenteremo ufficialmente la richiesta a Palazzo delle Muse”. L’ingresso di questi soci all’interno del cdi, tuttavia, deve essere vagliato dalla Fondazione stessa, come da statuto.

cittadella del carnevale follaColpo di scena. Ma allora ha senso parlare di tutto ciò? Qualcuno se lo chiede, tra il pubblico. E Lami fuga qualsiasi dubbio, contraddicendo in un certo senso quanto espresso dal sindaco Leonardo Betti: “La questione di cui stiamo parlando è ampiamente superata, perché il nuovo statuto della Fondazione che abbiamo approvato non prevede più i soci partecipanti”. Boato di silenzio in sala. “Del resto, la legge ci obbligava a ridurre il numero di consiglieri. Attendiamo un ultimo passaggio in Regione, ma ormai ci siamo quasi. Però non è escluso l’azionariato popolare..”. I presenti, giornalisti compresi, sono attoniti: finora non è stato aperto un confronto, ad esempio, sulla proposta di individuare due distinti presidenti per Palazzo delle Muse o su altri stralci del documento. Soprattutto, quella bozza di statuto non è stata discussa in consiglio comunale, e quindi dal Comune che della Fondazione è socio fondatore.

La terza via. In mezzo a una platea disorientata prende la parole Gilbert Lebigre, unico carrista presente assieme a Fabrizio Galli e Roberto Vannucci. “Il Carnevale merita finanziamenti all’altezza della sua importanza”, dice il costruttore italofrancese. “Servono contributi pubblici a livello nazionale, oltre che regionale. Ma soprattutto dobbiamo affidarci a testimonial di eccezione per organizzare una campagna di crowdfunding: il Carnevale non è un lusso, ma ha una sua rilevanza al di fuori dei confini cittadini”. E allora, volendo concludere con il titolo di un improbabile convegno sul tema: quale futuro per il Carnevale?

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