VIAREGGIO. “Anche il Tribunale della nostra città, ormai, dopo la soppressione della Sezione Distacca di Viareggio, della nostra provincia, sta mietendo le sue vittime. La burocrazia arcaica, gli interessi o meglio i disinteressi, gli orari di lavoro e le pause caffè, hanno assunto un valore più elevato della stessa vita umana.
È accaduto proprio ad un nostro concittadino di anni 71, scomparso il 27 Aprile scorso. La figlia di questo., di anni 42, figlia e il futuro marito di anni 50, hanno adito in data 22 Aprile con estrema urgenza il Tribunale di Lucca, affinché li autorizzasse ad omettere le pubblicazioni di matrimonio, oppure li esentasse dal procedere alle dette pubblicazioni, poiché il padre della futura sposa si trovava, come certificato dai medici dell’Ospedale Versilia “…in stato di mortalità imminente…” Questo, infatti, era l’ultimo desiderio di un padre morente, vedere il matrimonio della figlia”.
A raccontare la vicenda è l’avvocato Marco Boccella, che invano ha tentato di fare ricorso al Tribunale di Lucca tra solleciti e raccomandazioni.
“La burocrazia ed il disinteresse per la vita umana, hanno avuto la meglio, basti pensare che dal giorno del deposito del ricorso urgente, avvenuto il 22 Aprile, a fronte di una certificata mortalità imminente di una persona, di un concittadino, insomma di un essere umano, solo in data 5 Maggio, il ricorso è stato assegnato ad un Giudice del Tribunale, affinché adottasse un provvedimento in merito.
Giudice che solo due giorni dopo ha deciso il da farsi, concedendo la riduzione a quattro giorni (rispetto agli otto ordinari) del termine per la pubblicazione, relativa al matrimonio tra i due.
Decisione che certamente il Giudice designato avrà preso durante lo stesso tempo necessario ad una pausa caffè.
Peccato però che l’uomo ci aveva già lasciati il 27 Aprile, con la delusione nel cuore, senza sapere, senza vedere, senza che la Stato alle cui regole aveva sempre obbedito esaudisse il suo ultimo desiderio.
Desiderio ultimo, che viene garantito anche ai più spietati “assassini”. Ci si domanda così quale sia il valore che nelle stanze della giustizia viene dato alla vita umana”.
